Giovanni Cova (1840-1930), colonnello di cavalleria, è l'ultimo superstite dei partecipanti milanesi alla spedizione dei Mille. Combatte anche nella fallita campagna romana del 1862 e viene per questo imprigionato nel Forte di Bard (Aosta). Si occupa di beneficenza anche in vita: è infatti tra i fondatori della Guardia Medico-chirurgica di Piazza del Duomo. A consegnare 1 milione di lire all'Ospedale Maggiore, come se fosse il lascito di una persona anonima in onore del padre, è la figlia Irene Zuffi che dona alla Ca' Granda anche un ritratto "di famiglia" del defunto, eseguito nel 1911 da un giovane Giuseppe Amisani, chiedendo di poterlo però tenere in casa fino alla sua morte; l'artista ritrae il personaggio secondo i canoni del ritratto borghese a mezzo busto, e ripete nel taglio dell'immagine e nella somiglianza fisionomica un modello fotografico, nonostante sia stato eseguito dal vivo. Il colore è molto denso, diventa cupo nell'abito, rischiarato solo da una piccola porzione di sparato bianco, e ancor di più nel fondo pastoso. La rivoluzione coloristica di Amisani avverrà negli anni successivi, dopo gli anni in Sudamerica. L'eredità di Giovanni Cova viene impiegata per arredare il Padiglione Rossini dell'Ospedale di Niguarda.
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