Giuseppe Macchi (1713-1797), notaio, podestà e giudice ordinario del feudo del conte Antonio Barbiano di Belgioioso, è uno dei più importanti benefattori dell'Ospedale Maggiore, che nomina erede universale. Dispone che la sua ingente fortuna: 2.265.000 lire, accumulata con una saggia amministrazione e, talvolta, pare con parsimonia eccessiva, servisse al completamento dell'edificio ospedaliero, secondo il già esistente progetto dell'architetto Filippo Castelli, e che estendeva fino a Via Laghetto il fabbricato, già ampliato nel Seicento. Così dopo Francesco Sforza, il fondatore, e Giovan Battista Carcano, grazie alla cui generosa beneficenza era stato possibile ampliare l'Ospedale nel XVII secolo, Giuseppe Macchi ne è considerato il terzo fondatore. Nel testamento non dimentica le due sorelle, monache benedettine, per le quali prevede due generosi legati. Il ritratto viene affidato a Francesco Biondi, pittore che nell'arco di un trentennio esegue 12 ritratti per la quadreria ospedaliera, che dà del personaggio una raffigurazione realistica, non celebrativa, in un ambiente sobrio e discreto. Sul tavolino sono ben visibili le planimetrie del progetto ospedaliero, con la scritta "piano superio(re) dell'ospita(le)"; la scritta sul cartiglio ne ricorda il nome, la professione e i dati anagrafici.