Giuseppe Rotta (1832-1895), ultimo di otto figli, con gli altri due fratelli maschi dapprima lavora nella fabbrica di sapone fondata dal padre, poi si mette in proprio e diversifica i suoi affari mettendosi in società con Antonio Chiodo, mercante di stoffe, a sua volta benefattore dell'Ospedale Maggiore; nel suo testamento che nomina erede universale l'Ospedale, chiede che siano eseguiti, oltre al proprio, anche i ritratti del padre Carlo e della moglie Angela Maccia, di cui era rimasto vedovo due anni prima. Dà anche disposizioni sul funerale, affinché lo seguano sei tra i suoi più vecchi operai, pagandoli per l'incombenza, e 100 poveri, anche questi retribuiti. La commissione di più quadri genera una vera e propria gara tra artisi per ottenere l'incarico. L'Ente affida l'esecuzione del ritratto di Giuseppe Rotta a Sebastiano De Albertis, che fornisce un'intensa e solenne caratterizzazione del volto del benefattore.