L'ingegner Luigi Salici non beneficia direttamente l'Ospedale Maggiore. Il figlio Roberto (1894-1961), dirigente della Philips, antifascista e pacifista, quando destina il suo intero patrimonio all'Ospedale nel 1961, fa pervenire, insieme all'eredità, per onorarne la memoria, il ritratto del padre Luigi, eseguito tra il 1920 e il 1925 da Giuseppe Palanti. Nel dipinto, di piccole dimensioni, in cui l'artista utilizza una pennellata rapida e sciolta che vuole quasi mantenere la freschezza e l'immediatezza dell'abbozzo, ripropone con sensibilità e capacità tecnica una pittura derivata dalla Scapigliatura lombarda ma anche dalla ritrattistica di Giovanni Boldini, di cui però evita la superficialità mondana, dando anzi al personaggio una precisa connotazione psicologica.