Il Ritratto di Mariano Fortuny di Vincenzo Gemito che qui si presenta è una fusione di assai alta qualità tecnica e formale. Gemito rivela in questa prova ideata giovanissimo le straordinarie doti del suo vivido naturalismo, insieme alla capacità di catturare con la resa veristica della fisionomia anche il carattere della figura.
Il personaggio ci appare pensosamente assorto; il suo nobile profilo è coronato da una capigliatura increspata e ricchissima, da personaggio romantico, resa con una modellazione vibrante e fortemente chiaroscurata. Ogni parte della superficie della scultura trasmette l’impressione della cosa viva e comunica un’intima segreta energia che sembra scorrere nel bronzo, grazie ad un modellato estremamente pittorico.
Mariano Fortuny ha il capo proteso da un lato, in un atteggiamento colloquiale, anche se la nobiltà della figura lo astrae da una dimensione bozzettistica e conferisce al celebrato artista ritratto una dignità superiore.
Durante l’estate del 1874 Mariano Fortuny (Marià Fortuny Y Marsal, Reus, Spagna, 11 giugno 1838 – Roma, 21 novembre 1874) dimorò a Napoli stringendo fecondi contatti con la comunità artistica partenopea, circondato dalla generale ammirazione e dall’entusiasmo di molti giovani artisti della scuola napoletana come Antonio Mancini, Francesco Paolo Michetti, Vincenzo Gemito.
Il pittore catalano, sin dagli anni ‘60 del XIX secolo, aveva raggiunto fama internazionale grazie a vendite che avevano nel tempo registrato cifre da capogiro (si ricorda la straordinaria vendita del dipinto La Vicaria, nel 1870). La sua tecnica pittorica si poggiava su un virtuosismo di tocco dalla fattura veloce, ‘impressionistica’ ma al tempo stesso capace di una restituzione realistica vivida e cromaticamente smagliante. Specializzato in soggetti di genere di grande fortuna e diffusione, che dalla sua fama e dalla sua maniera presero nome di pittura “alla Fortuny” - composizioni in costume settecentesco o ambientazioni ispano-moresche dal carattere folklorico-orientalista - Mariano Fortuny si trovò a vivere durante quell’ultima estate del 1874 una stagione di particolare felicità espressiva, privo di condizionamenti mercantili e a contatto con la natura mediterranea, tra Napoli e Portici, godendo di nuova libertà nella ricerca pittorica.
Tra Fortuny e Vincenzo Gemito si strinse un legame di particolare intensità e amicizia: impressionato dall’abilità plastica del giovane, Fortuny gli commissionò un proprio busto ritratto in terracotta, che lo scultore eseguì tra l’ottobre e il novembre del 1874. Questo primo modello è rappresentato dalla terracotta conservata al Museo Fortuny di Venezia, con la posa del capo ben eretto. A tale modello paiono conformarsi alcuni bronzi fusi a differente altezza cronologica e oggi in diverse collezioni: innanzitutto quello conservato al Museo del Prado, fuso in bronzo probabilmente nel 1875 a Parigi da "F. BARBEDIENNE Fondeur” come attesta il marchio di fonderia; e anche quello con doppia patina nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale.
A seguito della improvvisa morte di Mariano Fortuny, Vincenzo Gemito fu incaricato poi dalla famiglia di eseguire un secondo modello del busto del pittore, realizzato nel 1879 e collocato al di sopra di una colonna nel Cimitero di San Lorenzo al Verano a Roma.
Il busto sulla tomba di Mariano Fortuny corrisponde dunque ad un secondo modello dell’opera. Il busto originario del monumento funebre non esiste più in situ, purtroppo disperso. Al suo posto è stata collocata una fusione moderna.
Esistono diversi esemplari del busto ritratto in sedi di collezioni pubbliche italiane. Un elenco delle principali è stato stilato da Eugenia Querci in un suo recente contributo: presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli si conservano il gesso patinato in bronzo che Gemito inviò alla Esposizione Nazionale di Belle Arti di Napoli nel 1877; a Venezia, presso il Museo Fortuny troviamo ancora due gessi e un bronzo; a Milano, presso la Galleria d’arte moderna, una cera.
Il nostro busto differisce dal tipo scultoreo dalla terracotta del Museo Fortuny e sia da quello del Monumento funebre, in primo luogo per una differente inclinazione della testa, che è piegata da un lato e verso il basso. La somiglianza più spiccata tra il nostro esemplare ed altre realizzazioni, è quella con la fusione conservata in Palazzo Zevallos a Napoli.
Monica Vinardi . Bibliografia:
Eugenia Querci, Gemito, Morelli, Mancini e il soggiorno a Napoli di Mariano Fortuny Marsal (1874), in «Storia dell'arte», n.133, 2012, pp. 131-151.