Mario Pasini (1892-1919), non beneficia direttamente l'Ospedale Maggiore. Laureato in legge a Pavia, si arruola volontario nella prima guerra mondiale come autista di ambulanza e combatte tre anni sul Carso. La madre lo raggiunge per stargli vicino come Dama della Croce Rossa. Fortemente debilitato dalla permanenza in zona d'operazioni, il giovane tenente, appena ventisettenne, si spegne in seguito a una malattia. Pochi mesi dopo anche suo padre, Erasmo Pasini, muore. La madre e vedova nel 1933 stila un testamento in cui destina all'Ospedale 500.000 lire per erigere un Padiglione in memoria del marito e 100.000 per ricordare il figlio. L'Ospedale assegna l'esecuzione del ritratto del giovane ufficiale a Alessandro Gallotti, indicato dalla famiglia e che aveva fama di buon pittore di scene di vita militare. La Commissione Artistica, a quadro ultimato, chiede numerose sostanziali modifiche, ma il pittore protesta: Antonio, fratello di Mario, non gli ha fornito materiale iconografco adeguato e quindi, si giustifica "ho dovuto lavorare di fantasia". Gli viene allora consegnata una foto e Gallotti procede addirittura all'esecuzione di un secondo ritratto, in cui si percepisce l'influenza di Cesare Tallone.