Nelda Carcano (1882-1941), figlia di Alessandro Carcano, proprietario con Vittorio De Grubicy della Galleria d’arte “De Grubicy&C.”, in Foro Bonaparte, che trattava le opere di artisti del calibro di Segantini, Previati e Longoni, di cui i due soci erano agenti, e della lussuosa cartoleria “Raimondi e Carcano” in Corso Vittorio Emanuele, riceve un’ottima educazione, anche musicale (è una brava pianista) e conduce fino alla giovinezza una vita agiata; la lunga malattia del padre, e poi la morte, il ritorno del fratello Ettore dalla prima guerra mondiale mutilato e inabile al lavoro causano un brusco cambiamento di rotta: per mantenere sé e la famiglia si impiega come ragioniera in una ditta. Non si sposa e vive in compagnia dei suoi amati animali domestici. Riesce tuttavia a mettere da parte un discreto patrimonio, circa 240.000 lire, di cui lascia erede universale l'Ospedale Maggiore. Il ritratto commemorativo viene in un primo tempo commissionato a Federico Gariboldi, poi, per indicazione del fratello della benefattrice, a Umberto Brambilla, che però esegue un quadro giudicato dalla Commissione Artistica "troppo tristo e minuzioso". Numerose sono le correzioni richieste all'artista, che si concentra a descrivere con esagerata precisione l'ambiente e l'abito, sacrificando a questo eccesso di dettagli la caratterizzazione del personaggio e realizzando un'opera di sapore oleografico.