Nicola Romeo (1876-1938) di Sant’Antimo (Napoli) è il fondatore della fabbrica della prestigiosa casa automobilistica Alfa (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili). Primo di otto figli, il padre era maestro, si laurea in ingegneria meccanica all’Università di Napoli e si specializza in Belgio in ingegneria elettromeccanica. Tornato in Italia, si occupa di svariate attività industriali: realizza il primo tratto ferroviario ad alta tensione tra Roma e Tivoli, introduce macchinari ad aria compressa in molte industrie (le cave di marmo di Carrara ricevono un ottimo impulso grazie all’introduzione di questi macchinari e ne beneficiano anche le tecniche di aerazione delle gallerie ferroviarie delle tratte a lunga percorrenza). Soprannominato "sirena" per le capacità ammalianti di persuasione dei suoi interlocutori in affari, in tempo di guerra brevetta anche materiale bellico e dà impulso alle fabbriche di proiettili per l’artiglieria. Attua poi una riconversione idonea al periodo di pace: diversifica, ma acccorpandole in un'unica Società di cui è presidente, la produzione nei vari stabilimenti che aveva impiantato e diretto: a Milano nelle Officine del Portello nasce l’Alfa Romeo, a Saronno una fabbrica di accumulatori elettrici, a Pomigliano d'Arco (Napoli) una fabbrica di aeroplani, intuendo con lungimiranza il potenziale futuro dell’aeronautica sia civile sia militare. Scrive anche diversi tratatti di geometria pura. Viene nominato senatore. Sempre dedito alla beneficenza (aveva una segretaria particolare dedicata specificamente all'attività filantropica), destina nel testamento 100.000 lire all’Ospedale Maggiore, per manifestare il suo affetto a Milano, sua patria d’elezione “dove tanta attiva parte della vita ho spesa, raccogliendovi, pur tra amarezze e dolori, le maggiori soddisfazioni”. Le amarezze e i dolori cui allude si riferiscono soprattutto al fatto di aver dovuto cedere all'IRI per ragioni economiche nel 1928 la sua creatura. Muore a Magreglio (Como) a soli 62 anni, con accanto la moglie, i suoi sette figli, una delle quali si chiamava Giulietta, come sarà battezzata una delle auto-simbolo della Casa. L'Ospedale affida l'esecuzione del ritratto ad Arnaldo Carpanetti, artista particolarmente apprezzato durante gli anni Trenta per le sue complesse figurazioni di carattere epico e narrativo, che traducevano con efficacia artisticamente le istanze propagandistiche del Regime, per incarico del quale aveva appena finito di realizzare il ciclo decorativo del palazzo di Giustizia di Milano. Nel dipinto, che è un esempio significativo del suo stile, l'artista mette in evidenza l'attività di ingegnere meccanico e di inventore di Romeo, rappresentando con precisione la figura del benefattore coi suoi caratteristici baffi, ma dilatando nel contempo lo spazio della rappresentazione per dare ampio rilievo alla raffigurazione di disegni tecnici e parti meccaniche.