Il dipinto, eseguito su una sottile lastra d’ardesia, apparteneva ai Farnese, come si evince dal sigillo e dal numero d’inventario presenti sul retro. Menzionato a Roma nel 1600 tra i beni del bibliotecario Fulvio Orsini, giunse a Parma alla metà del ‘600 e fino ad alcuni anni orsono si era creduto che il ritratto raffigurasse Clemente VII con un chierico.. Un'identificazione errata su basi inventariali, sorta anche per certe similarità con le effigi note di quel papa, ora comunque risolta. E’ il ritratto di Paolo III Farnese con un nipote, dipinto da Sebastiano del Piombo attorno al 1534, come ebbe modo di ricordare Vasari: “ ritrasse il medesimo papa Paolo III subito che fu fatto sommo pontefice e cominciò il duca di Castro, ma non lo finì.” In effetti l’opera mostra chiari elementi di un dipinto non finito. Ampie zone del fondo e in primo piano sono state lasciate a livello di preparazione e appena abbozzati sono sia l’abito del giovane, che la mano destra e la barba del papa. Rispetto ai ritratti di Paolo III dipinti da Tiziano, interprete acuto delle debolezze umane dell’anziano papa, Sebastiano riesce a trasmetterci, con la severità e il controllo dello sguardo, l’importanza politica e religiosa del personaggio. Incerta è invece l’identità del giovane, dato che il titolo di duca di Castro fu conferito a più nipoti, ma, per la datazione presumibile del dipinto, si propende per Ottavio, che assumerà poi anche il titolo di duca di Parma e Piacenza.
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