Il marchese Pietro Antonio Clerici, deputato nei Luoghi Pii di Santa Maria della Neve e di San Giovanni alle Fonti, già benefattore dell'Ospedale in vita, con testamento in data 27 ottobre 1670 dispone per l'Ospedale Maggiore un lascito immediato, e altri a seguire, subordinati al fatto che i suoi nipoti contraggano o meno matrimonio entro il trentesimo anno d'età. Se ciò non fosse avvenuto, la loro spettanza sarebbe andata all'Ospedale. Nel testamento chiede anche che, per la salvezza della sua anima, vengano celebrate 6.000 messe. La commissione del ritratto viene assegnata ad Agostino Santagostino, pittore abbastanza in voga nella Milano del tempo. Appartenente a una famiglia di pittori originari di Mandello Lario, sul lago di Como (è fratello di Giacinto e figlio di Giacomo Antonio) è autore di diverse tele conservate in chiese milanesi e compilatore di una guida artistica di Milano ("L'immortalità e gloria del pennello", pubblicata dalla tipografia Agnelli). Il ritratto è un po' rigido, con diversi richiami a pittori del Seicento milanese.