Rosa Belloni (1856-1936), figlia di un medico e discendente, da parte della madre, da Bianca e Giovanna Caimi, tra le prime benefattrici della Ca' Granda nel 1458, si dedica all'amministrazione della vasta tenuta agricola di famiglia a Nerviano (Milano) interessandosi con passione alla coltura del baco da seta. Tra le volontarie che preparavano pacchi per i soldanti al fronte nella prima guerra mondiale, intesse una fitta corrispondenta con i combattenti, le autorità e le altre filantrope, che confluisce nell'Archivio della Guerra costituito al Castello Sforzesco. Fa fonedere i gioielli di famiglia per realizzare oggetti sacri per le chiese di Nerviano. Alla sua morte lascia all'Ospedale Maggiore un palazzo a Napoli, ereditato da una zia, prevedendo due legati, per l'Ospedale dei Pellegrini di Napoli e per i contadini poveri da ricoverare della sua tenuta e del paese di Nerviano tutto. La commissione del ritratto della benefattrice viene affidata a Pierangelo Basorini, che durante l'esecuzione dell'opera si avvale della collaborazione dell'erede della defunta, il ragioniere Pietro Belloni. In una lettera alla commissione artistica dichiara che l'artista aveva seguito le sue direttive, che il lavoro era di suo pieno gradimento. Mentre il paesaggio dello sfondo, luminoso e delicato appare in consonanza con le ricerche dei "chiaristi", la figura della benefattrice è eseguita con una tecnica più tradizionale e con tratti più precisi e marcati.