Saul Radaelli nato nel 1872 in una famiglia contadina, entra tredicenne come chierico nella chiesa interna dell'Ospedale Maggiore e vi rimane fino al suo ritiro dall'attività, nel 1925, diventando una figura "storica" della Ca' Granda, da cui si allontana raramente, una volta per un'occasione speciale, la partecipazione a un pellegrinaggio in Terra Santa a cui lo invita personalmente l'arcivescovo di Milano cardinal Ferrari. Destina in vita all'Ente tutti i suoi risparmi, con un modesto usufrutto. L'incarico del ritratto viene dato a Pietro Gaudenzi, allievo di Cesare Viazzi all'Accademia Ligustica di Genova, cui viene commissionato in contemporanea anche quello del primario dell'Ospedale Ambrogio Bertarelli. Il pittore li esegue entrambi dal vivo: per quello di Radaelli, molto apprezzato perché assai realistico e spontaneo, non chiede compenso. Quello di Bertarelli viene invece criticato dallo stesso benefattore, che lo dona alla Quadreria dell'Istituto dei Ciechi di Milano e se ne fa esguire un altro per la Quadreria dell'Ospedale Maggiore a sue spese da Luigi Amisani. Nel ritratto il sacerdote è raffigurato con la veste nera e l'elegante cotta ricamata talvolta indossata, che gli valeva da parte da qualche paziente dell'Ospedale il titolo di "signor parroco".
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