Sofia Greppi (1864-1930), figlia del proprietario di un'avviata sartoria, educata in collegio, conduce una vita discreta e ritirata, facendo beneficenza spesso nel completo anonimato. Patronessa per vent'anni della Società Zoofila milanese, nomina nel suo testamento erede universale di una somma intorno alle 650.000 lire l'Ospedale Maggiore, dando precise disposizioni riguardo alla propria tomba e alla manutenzione del monumento funebre. Stabilisce legati anche per i due figli, il Pio Albergo Trivulzio e altri Enti benefici. La commissione del ritratto è affidata a Giacomo Grosso, uno dei più noti e apprezzati pittori piemontesi di inizio secolo, affermato pittore di nature morte, di sensuali nudi femminili e ritrattista del'alta società e di personaggi eminenti. Sofia Greppi, il cui ritratto appartiene al periodo più tardo della produzione dell'artista, è rappresentata in una composizione sobria e realistica, quasi dimessa, lontana dall'opulenza e dall'ostentazione caratteristiche delle opere che più lo connotano.