Il dipinto ritrae Teresa Madinelli che, assieme al marito Antonio Veronesi, è stata tra i collezionisti più vivaci e moderni della Verona degli anni dieci. Il dipinto viene considerato l'opera di congedo dell'artista da Verona, città che lascerà per trasferirsi con la famiglia a Torino nel 1918, in seguito alla morte del padre, suicida. La donna è raffigurata seduta elegantemente a mani conserte, al centro di un interno in cui risalta il motivo geometrico del pavimento a scacchiera, la cui rappresentazione devia fuori dalle logiche della prospettiva. Nel ritratto di Madinelli si riverberano gli stretti rapporti tra il piemontese e il contesto scaligero e in particolare con Angelo Zamboni, che nell'elegante "Ritratto di Ada Bertoldi" condivide con il collega la scelta di presentare il soggetto vestito di nero contro un piatto sfondo grigio, in una posa austera che prefigura una nuova fase di rivisitazione del classicismo, ormai prossima a confluire nel più ampio clima di ritorno all'ordine del "realismo magico".