Teresa Vanoni (1850-1936), di Lugano, appartenente a una ricca famiglia ticinese dedita alla filantropia, completati gli studi, si sposa con l'avvocato luganese Pietro Viglezio e si dedica alla famiglia e alla cura dei 5 figli, per l'istruzione dei quali la famiglia si trasferisce a Milano. A 50 anni, ormai libera dagli impegni familiari, si costruisce una "seconda vita": professionalmente si dedica con successo a un'attività manageriale nei settori edile e immobiliare, aumentando considerevolmente il suo patrimonio e, nel tempo libero, alle amate letture filosofiche e psicanalitiche. Nel testamento nomina eredi in parti uguali l'Ospedale Maggiore di Milano e l'Ospedale Civile di Lugano. La commissione del ritratto è affidata al giovane Orazio Orazi, sicuramente influenzato dall' espressionismo, che esegue un'opera che potremmo definire "essenziale": non cede a dettagli, nell'ambientazione, nella rappresentazione della figura della benefattrice raffigurata con volumi semplici e pieni, concentrandosi sul volto luminoso, intelligente ed espressivo.