Arrigo Boito (1842-1918) fu uno dei protagonisti indiscussi della vita musicale della
seconda metà dell’Ottocento. Fu letterato aderente al movimento della “scapigliatura” Aveva studiato a Parigi ed era dotato di una raffinata cultura internazionale. È ricordato soprattutto come librettista: suoi, tra gli altri, quelli di Otello e Falstaff di Verdi, oltre che della Gioconda di Ponchielli, anche se con lo pseudonimo di Tobia Gorrio. Fu anche importante musicista, autore del Mefistofele (opera ancora rappresentata) e del Nerone. L’opera venne rappresentata postuma nel 1924, dopo una lunghissima gestazione. Già negli anni giovanili Boito passava giornate intere per decidere se inserire o meno un piccolo particolare, una nota del gong per esempio. Verdi, interpellato, rispondeva: “Possibile perdere tanto tempo per una nota di gong? Intanto la metta, poi farà presto a toglierla”.
In archivio ci sono decine di documenti sull’attività di Boito; ne abbiamo scelto una poco conosciuta: una traduzione dei Wesendonck Lieder di Wagner, col quale fu in contatto in occasione della prima italiana a Bologna del Lohengrin.
Boito fu anche uno dei fondatori del nostro Museo, e mise le sue eccezionali competenze al servizio della sua nascita. Suo fratello, Camillo, fu l’architetto che firmò il progetto della casa di Riposo per Musicisti a Milano, sovvenzionata e mantenuta per anni da Giuseppe Verdi.
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