Il procuratore Jacopo Soranzo si fece ritrarre da Tintoretto ben due volte durante gli ultimi mesi di vita. In questa tela conservata nella Pinacoteca del Castello, Tintoretto raggiunge una delle sue massime espressioni ritrattistiche: la fisionomia del soggetto è rivelata dalla luce che ne colpisce i tratti, resi con una pittura inquieta e molto libera. C’è qui un totale abbandono degli elementi del decoro aristocratico, tipici del ritratto ufficiale, e tutta l’attenzione si concentra sulla resa psicologica dell’uomo, riassunta nello sguardo assorto e dolente.
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