Oggetto emblematico e precursore del design post-moderno, il progetto di questa sedia trasse spunto da un fenomeno letterario. Partendo dalle sensazioni suscitate dalla lettura di Proust, Mendini volle immaginare come avrebbe potuto essere la poltrona del grande scrittore e prese a modello una poltrona neobarocca. Interessato a focalizzare il progetto sulla rivalutazione dei valori cromatici, per la decorazione del tessuto trasse spunto da un dettaglio di un quadro di Paul Signac, pittore puntinista vicino alla cerchia di Proust, ingrandendone un dettaglio. Progettata come un unicum, fu esposta nel 1978 nella mostra "Incontri ravvicinati di architettura" a cura di Andrea Branzi ed Ettore Sottsass nella Sala del Secolo a Palazzo dei Diamanti a Ferrara e poi presentata anche alla Biennale di Venezia. Solo successivamente fu prodotta in diverse edizioni; attualmente è nel catalogo dall'azienda Cappellini. Con questa poltrona Mendini diede vita al redesign, cioè la reinterpretazione di progetti già esistenti e l'utilizzo dell'ironia e della provocazione come chiave progettuale per recuperare una dimensione ludica che si traduce in un "kitsch consapevole”. Questa poltrona, in risposta alla corrente funzionalista, ripropone una dimensione della piacevolezza sensoriale che si libera da ogni vincolo industriale sia in architettura sia negli oggetti del quotidiano del design.
Tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento inizia una nuova fase del design denominata "post moderna". Si genera un movimento di rottura polemica con il passato che rivendica al designer la massima libertà di espressione. Nasce l'esigenza di reagire ad una produzione industriale eccessivamente standardizzata, ritenuta troppo carente di inventiva e originalità. Si ritorna a produrre pezzi esclusivi dove il rapporto arte/design acquista maggiore centralità: privilegia colori estremamente vivaci e forme decorative più libere. I mobili escono dai canoni tradizionali e diventano eccentrici, vivaci, originali. Si ritorna ad un approccio artigianale, all'autoproduzione, restituendo un ruolo centrale all'artista-designer.