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Pubblicazioni, Oggetto 152

Lonzi Marta[1978] - 2003

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

Presente copertina del volume di Marta Lonzi, Rapporto reale e rapporto sublimato con l'oggetto, Prototipi; bozze parziali di Carla Lonzi, Anna Jaquinta, Del riconoscimento, Prototipi; bozze parziali di Maria Delfino, Anna Jaquinta, Carla Lonzi, Marta Lonzi, Dello scrivere, Prototipi; Negri-Scalzone: progetto del libro sul confronto tra le Brigate rosse e Rivolta femminile (con ritagli stampa e lettere di Renata [Gessner] a Marta Lonzi).

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  • Title: Pubblicazioni, Oggetto 152
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: [1978] - 2003
  • Transcript:
    DIBATTITI Imputato, ci parli del caso Negri Roma. Nel braccio G 8 del carcere di Rebibbia (settore di supersicurezza, prigionieri politici) Giuseppe Nicotri, collaboratore dell' "Espresso" e di "Re- pubblica" e redattore del "Mattino" di Padova, è riuscito a organizzare un' insolita tavola rotonda tra alcuni dei più noti imputati dell'inchiesta sul ter- rorismo e l'Autonomia arrestati il 7 so: Antonio Negri, Oreste Scalzone, Luciano Ferrari-Bravo, Emi lio Vesce, Lauso Zagato. Ecco, in sin- tesi, l'essenziale della tavola rotonda. NICOTRI. Accade a un giornalista, ossia a me, il quale si dedica esclu- sivamente al giornalismo, di trovarsi con un mandato di cattura in mano. E sotto l'accusa, non da poco, di esse- re un capo delle Brigate rosse. Ma la mia situazione è anche pirandelliana: sospettato di essere il dottor Niccolai, cioè quel brigatista che telefono al professor Tritto per indicare dove era stato lasciato il cadavere di Moro, mi trovo rinchiuso in una cella accanto a quella di Valerio Morucci, che un rapporto di polizia indica come il "ve- ro" Niccolai Durante le ore d'aria in- contro Morucci e sento la sua voce che, secondo i magistrati, dovrebbe essere la mia. Insomma una situazione para dossale; ma poiché sono giornalista ec co una buona occasione per fare il mio mestiere e organizzare una specie di tavola rotonda fra i miei coimpu tati. Perché siamo qui? SCALZONE. Giuridicamente parlan- do, non sappiamo perché siamo qui, ma politicamente lo sappiamo benis- simo. Siamo al centro di un processo politico, che sarebbe più corretto defi- nire un'operazione militare guidata da un'ottica politica. NICOTRI. Operazione militare, in che senso? SCALZONE. L'operazione 7 aprile, cioè il nostro arresto, è militare per- ché risponde alla logica del prosciu- gamento: rastrella tutti quei settori del- la sovversione sociale che per la radi- calità delle loro lotte vengono visti come habitat naturale di formazioni guerrigliere. Siamo in presenza di un Pubblichiamo una singolare tavola rotonda. Vi partecipano i principali imputati del 7 aprile. La coordina un imputato-giornalista modello maccartista rivisitato che uti- lizza il concetto di "fiancheggiamen- to" dilatandolo al massimo, fino a leg. gere in termini di "congiura" la soli. darietà sociale che spesso circonda le formazioni guerrigliere e fino ad arri- vare alla "contiguità fisica", all' "osmo- si" tra articoli e saggi di imputati con documenti dei gruppi armati. NICOTRI. Ma il sistema giudizia- rio italiano dà agli imputati delle ga- ranzie. E' stato detto che a nostro carico ci sono prove e testimoni. Pri- ma o poi dovrebbero essere resi noti. FERRARI-BRAVO. Sul garantismo va fatto un discorso specifico. Pren- diamo Magistratura democratica, per esempio: se la maggioranza di Magi- stratura democratica perde l'occasione politica che le offrono gli arresti del 7 aprile, significa che ha una vocazione suicida. Qui ci si trova di fronte al costituirsi di sezioni speciali della ma- gistratura che, all'insegna della lotta al terrorismo, funzionano come veri e propri tribunali speciali. NICOTRI. Ma non siamo in Cile né in Argentina; a cosa riferisci? VEŠCE. Vorrei tornare alle prove VESCE. E' stato detto che si tratta di ex militanti di Potere operaio ora e ai testimoni. E' stata condotta sull' opinione pubblica una campagna mar- tellante per affermare che prove e te- stimonianze sono abbondanti e solidis- sime. Intanto a noi, però, non vengono contestati né fatti né circostanze pre- iscritti al Pci. Pud darsi. Negli anni successivi al '69 molti compagni sono tornati al Pci e per una sorta di legge del contrappasso si sono posti in prima fila ad attaccare tutti quelli che resta- vano a sinistra del partito comunista. Si trattava di scaricare i propri sensi cisi. Non ci viene detto come, dove, di colpa e di sconfitta, di far dimenti- quando, e con chi ci siamo associati care il proprio passato. Credo che nes- per l'eversione e l'insurrezione. Cosa suno ci abbia odiato più di questi strana, specie se si pensa che molti "convertiti". Ma chiamarli delatori non di noi, che non si rivedevano da sei o è esatto, perché non hanno nulla di sette anni, si sono rivisti solo in car preciso da rivelare. cere, grazie a Calogero. Il discorso sui testimoni poi, è ancora più grave: il NEGRI. A me sembra che l'ope- razione 7 aprile più che di vendetta, A destra: O- reste Scalzo ne; nelle al tre foto, dal l'alto e da si nistra: Toni Negri, Emilio Vesce, Giu- seppe Nicotri e Luciano Ferrari Bravo. Pci padovano ha fornito a Calogero non solo gli elementi su cui costruire l'inchiesta, ma anche la cornice, ideo- logica che la giustifica. NICOTRI. Secondo voi questi testi- moni chi sono?
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  • Notes: Presente uno scritto con segnatura Vodoz A10/6.
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