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Pubblicazioni, Oggetto 216

Lonzi Marta[1978] - 2003

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

Presente copertina del volume di Marta Lonzi, Rapporto reale e rapporto sublimato con l'oggetto, Prototipi; bozze parziali di Carla Lonzi, Anna Jaquinta, Del riconoscimento, Prototipi; bozze parziali di Maria Delfino, Anna Jaquinta, Carla Lonzi, Marta Lonzi, Dello scrivere, Prototipi; Negri-Scalzone: progetto del libro sul confronto tra le Brigate rosse e Rivolta femminile (con ritagli stampa e lettere di Renata [Gessner] a Marta Lonzi).

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  • Title: Pubblicazioni, Oggetto 216
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: [1978] - 2003
  • Transcript:
    BRIGATE ROSSE/SEGUE to Comunista e Operaio, può sugge. rire a chi ha un po' del virus dell' ideologia e della mitologia cominter- nista «radicato, malgrado tutto, nel sangue ». Però il senso di crescente estra- neità rispetto a queste cose; la con. sapevolezza della caduta di ogni loro residua « necessità storica > mi ha trattenuto dalla tentazione di infi- larmi anch'io nel rituale che cono- sciamo a memoria: questa storia mi- noritaria di sette e di scomuniche che ha accompagnato, avvelenando- la, tanta parte della storia del mo- vimento rivoluzionario. E cosi ho pensato che è meglio tentare di por- re dei problemi, invece che pronun. ciare esorcismi. Questa è una lettera aperta ». Vi sto che ormai sembra che tutti ab- biano capito che, nell'epoca dei mass-media, non ci si può limitare al ciclostilato in proprio. Una let- tera aperta perché la materia che tratta è, a giusto titolo, pubblica. E poi perché so bene che se ti scrivessi in privato quasi di certo non ti de- gneresti neanche di accusare ricevu- ta, sovranamente convinto di avere a che fare con uno di quelli che il Grande Fiume della Rivoluzione ab- bandona come relitti sulla riva ». Let- tera aperta a te, innanzitutto perché le regole della società dello spet- tacolo fanno di te, a torto o a ra- gione, un simbolo. In secondo luo- go, scrivo a te perché questa vuole essere davvero una lettera, scritta a titolo personale, che mi ritengo in diritto e in dovere di rendere pub. blica (cosa che peraltro voi stessi sollecitate chiedendo ai « compagni del Movimento di pronunciarsi) e non un documento ». Io non cono- sco di persona la gran parte degli altri compagni firmatari (a parte un fugace ricordo di Bertolazzi e di Franceschini), mentre con te ci co- nosciamo da sempre, anche se sono passati ormai più di sette anni dall'ultima volta che ci siamo visti, ti ricordi?, incontrandoci a un pre- sidio antifascista al Lorenteggio, a Milano. Formule plumbee Ma veniamo alle cose che ho da dire. Come è possibile che, al livello attuale della composizione politi ca » di classe; al grado di radicalità raggiunta dal sistema dei bisogni, o meglio, dai molteplici sistemi di bi- sogni espressi con la presenza viva dentro il corpo sociale di una ten- denza comunista che si esprime ol- tre il terreno dell'emancipazione, di rettamente verso quello della libera. zione; in una fase in cui la giornata lavorativa non domina più tutto il tempo sociale; in un'epoca in cui la maturità del comunismo » mette all'ordine del giorno il problema di 38 - PANORAMA - 27 AGOSTO 1979 retto dell'estinzione dello Stato, co- m'è possibile, dico, pensare di calare sulla realtà opache, plumbee formu. le da socialismo reale », e in parti. colare da processi di Mosca? Che senso, che ragionevolezza, che fonda. mento « scientifico », teorico ha il riproporre allucinati « flash back >> ingialliti dagherrotipi degli anni 30? E, guarda, non è frivolezza « mo- dernista quella che presiede a que- sta osservazione. e Ma già, voi vi ritenete gli eredi di tutta l'esperienza storica del pro- letariato e cioè del socialismo rea- le, e allora andate a ripescare tutta la « vulgata >> del marxismo al po. tere , volete rianimare il «cane morto più decomposto di tutti, e su questa base riesumate l'incubo dei peggiori rituali. Ma non vi dice niente (e si che so quanta intelli. gente generosità, quanta «motiva. zione rivoluzionaria » c'è in te e in compagni come te), non vi dà da pensare l'ininterrotta, lineare conti. nuità che corre tra le vostre formu- le e la storia del gruppo dirigente del Pci? Non vi sfiora nemmeno il dub. bio che stiate riesumando dall'im- mondezzaio dei rifiuti della teoria ri. voluzionaria gli stessi anatemi che i «berlingueriani», come li chiamate voi, vomitano da anni su ogni espres. sione significativa del movimento della sovversione sociale, gli stessi che i loro predecessori hanno sem pre rovesciato in special modo con- tro l'opposizione di sinistra? Le cose che, tanto per restare all'Italia e ai casi più noti, hanno vomitato ad- dosso a Bordiga, a Terracini, a Tres- so, Ravazzoli, Acquaviva? Possibile che non vi venga il dub bio che bisogna, marxianamente, an- dare « alla radice delle cose », e che forse il Movimento Operaio e Co- munista storico ha sotterrato il senso vivo della critica marxiana, il suo carattere di teoria radicale del- la prassi di liberazione? Come po- tete, in nome di una « ortodossia >> che tra l'altro è pura falsificazione e riduzione della teoria di Marx ope- rata dai chierici del potere politico marxista, da Noske a Breznev e Hua Guofeng, negare i macroscopici pro- cessi di autovalorizzazione operaia, il manifestarsi del « movimento del valore d'uso come tendenza comu. nista emergente? E che senso ha que sta vostra sottocultura del lavoro produttivo », che nasce nel cuore del. l'apologetica secondinternazionalista del capitalismo, che si basa su una totale indistinzione fra concetto di lavoro e concetto di prassi? (Segue una lunga citazione dai Grundrisse. Lineamenti fondamenta- li della critica dell'economia politi. ca, trad. italiana, volume secondo, pag. 401, 402, ndr). Libri ne hai certo letti più di me che sono un militante della propaganda comunista», non un teorico. Ma il guaio è che molto spesso si guarda senza vedere ». La conseguenza politica di questo vostro essere sordi e ciechi appartie. ne comunque alla stessa « famiglia > a cui ap partiene la politica dei berlingueriani ». Feroce. mente ostili al « nuovo >> che emerge da quell'im. menso laboratorio che è il movimento generale; ferocemente diffidenti verso quella parte delle stesse categorie marxiane che consente di interpre- tare e di « maneggiare >> queste nuove « informa- zioni, volete trovare un fondamento teorico al vo. stro sostanziale conserva. torismo. E alla fin fine, il fatto che il loro conser- vatorismo abbia una ba- se spregevole, di «inte- resse particolare, di cor- porazione e di ceto, e il vostro invece una base soggettivamente « nobi. le, di disperata fedeltà al proprio ruolo, alle proprie certezze, ai com. piti che ci si è assegnati, non rende sostanzialmente diversi gli effetti. Cosi, mentre contro il nuovo mo- vimento della sovversione sociale, contro la tendenza comunista, il Pci ha scatenato l'arma della plumbea « legislazione antiterroristica del compromesso storico, voi scagliate contro questo stesso movimento gli anatemi dell'ideologia lavorista del socialismo reale, e gli contrapponete una prassi combattente sempre più « indipendente, svincolata dalle di- namiche reali della sovversione so- ciale. E così anche voi pretendete che «i morti seppelliscano i vivi». Ma c'è dell'altro: la frase di Marx sul fatto che la storia si ripete sempre due volte, la prima come tra- gedia, la seconda come farsa ». Devo dirti con franchezza che, pur logora com'è, mi pare che essa si attagli alla perfezione all'intera vicenda del l'emmellismo, nelle sue più diverse varianti. I valori non servono Non è, infatti, esatto dire del vo stro documento che è stalinista, Lo stalinismo è stata una immensa vicenda storica che ha avuto una sua « tragica grandezza, è stata l'ideo- logia della necessità eretta a siste ma di governo sociale, è stata la teo- ria dell'avanguardia come « agente e sentinella >> del riconoscimento del la necessità, invece che della libera- zione da essa. E stato il funesto ten- tativo di trasformare la critica mar- xiana in normativa « dottrina eco- nomica ». Questo «gigantesco equi: voco » ha partorito quella che ormai possiamo, apertamente e senza re. more, chiamare la più orribile bef. fa della storia moderna.
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  • Notes: Presente uno scritto con segnatura Vodoz A10/6.
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