Caso Negri
in misura diversa, legati alla prospetti
va del partito di Mirafiori") si allon-
taneranno dall'organizzazione o ne ver-
ranno allontanati. Nel corso del '74,
dopo il convegno di Bologna (luglio).
dove il dibattito fu aspro soprattutto
sul tema dell'organizzazione, Potere
operaio si estinguerà per estenuazione,
dando luogo ad una sorta di diaspora
nella vecchia e nuova sinistra. Come
si vede niente di simile alle affabula-
zioni oniriche di Calogero. Il tema del
l'insurrezione era stato si al centro di
un convegno, quello di Roma dell'ot-
tobre '71, ma si era trattato di una ca-
tegoria analitica per spiegare l'insubor-
dinazione sociale e non (purtroppo!)
di una proposta politica operativa.
D. Secondo Calogero, però, tutto il
gruppo dirigente di Potere operaio ave.
va avviato fin dal '70 attività eversi-
ve. Se è stato incriminato solo oggi.
spiega, è perché i giudici hanno proce-
duto con scrupolo e attenzione. Secon-
do lei?
R. Non è vero. Abbiamo goduto sin
dall'inizio dell'attenzione ossessiva del
la magistratura: nel novembre '69, due
mesi dopo la formazione del gruppo,
Francesco Tolin direttore responsabile
del nostro giornale, venne arrestato
condannato a due anni di carcere per
aver istigato tramite il giornale i pic-
chetti duri e lo sciopero a gatto sel-
vaggio: insomma l'autunno caldo del.
le lotte operaie. Allora ci difesero av-
vocati comunisti (Fausto Gullo, Tarsi-
tano, Summa e Lombardi); "l'Unità".
"Paese Sera", Magistratura democratica
strillarono contro gli arresti preventi-
vi, l'uso delle norme del codice Rocco,
la criminalizzazione della lotta sociale.
Dopo dieci anni il mutamento è tanto
ed alcune cose non sono più riconosci-
bili. Potere operaio non è stato comun-
que un'associazione sovversiva, ma
qualcosa di più pericoloso per l'ordine
costituito. E' stato infatti il primo ten-
tativo di dare, con qualche successo,
un'identità politica e culturale al feno-
meno del rifiuto del lavoro. Non inte-
so come "pigrizia plebea", ma come
comportamento sociale che mira a go-
dere della ricchezza in quanto valore
d'uso e che è disponibile solo per le
attività in cui lavoro e bisogno coin
cidono.
D. Ma i magistrati negli ultimi in
terrogatori hanno contestato a Toni
Negri la somiglianza di alcuni passag.
gi di risoluzioni strategiche br con dei
suoi scritti
R. Nego che l'opera teorico-politica
di Negri funzioni come retroterra col-
to dei brigatisti. In assenza di docu-
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Franco Piperno
mentazione non sono in grado però di
escludere qualche citazione. Ma la
questione non può che essere irrilevan-
te ai fini giuridici. Che sappia esi-
ste libertà di citazione. Perfino il di-
rettore di "Paese Sera" infatti sarà
riuscito ad intravvedere nelle risoluzio-
ni br qualche citazione di Marx, più
di un assunto di Lenin e interi passi
di Mao. A disporre di maggior acume
si può scorgervi dell'altro: per esem-
pio il più colorito dei concetti adopera-
ti dai brigatisti è il Sim (Stato impe-
rialista delle multinazionali); ora esso
è addirittura lessicalmente ripreso da.
gli articoli di Lelio Basso su "Problemi
del socialismo" scritti nel 1971. Di ci-
tazione in citazione si sa dove si par-
te ma non dove si approda: da una ri-
soluzione strategica può finire non
solo tra le carte del solito Secchia ma
anche nello studio dell'onorevole Lu-
cio Libertini (vedi la genealogia ope-
raista: Libertini-Panzieri-Tronti-Negri).
D'altra parte i magistrati non hanno
contestato nessun fatto specifico: è una
girandola labile che serve a coprire
la mancanza non direi di prove, ma
perfino di indizi. Alimentata accorta-
mente dalle indiscrezioni fatte circola-
re da un nutrito drappello di giornali-
sti, tra cui, oltre a quelli di "Paese
Sera" e dell'Unità" spiccate anche voi
dell' "Espresso": mi sembra che la loro
faziosità, ottusa e calunniosa, sia simi-
le quella dei corrispondenti di
guerra.
D. Qualche mese prima di essere
arrestato, Oreste Scalzone, in un'inter-
vista all' "Espresso", disse che l'Italia
è il paese più libero del mondo». E al-
lora?
R. Se per paese si intende la società
civile, questo è certo uno dei paesi
più liberi del mondo. Viceversa il suo
assetto istituzionale vive, rispetto ai
comportamenti sociali, in un tempo re-
trodatato. 11 "blocco del politico" fun-
ziona come un buco nero che ingoia
ogni istanza di rinnovamento. Il risul.
tato è sotto gli occhi di tutti: una "de.
mocrazia bloccata" inetta a decidere,
intenta solo a durare. I portatori dei
nuovi diritti, l'area del non lavoro in
dirizzano quindi inevitabilmente i lo-
ro colpi contro questo regime ed i suoi
fondamenti. Se qualcuno pensa di po-
ter reagire con delle leggi speciali, o
restringendo il garantismo, si deve ren-
der conto che cosi facendo non elimi-
na la lotta ma ne modifica solo le for
me. D'altra parte il garantismo non è
una concessione benevola che può es-
sere ritirata a piacere, ma una conqui-
sta storica di tutti. E che tutti condi-
ziona, compresi i brigatisti: coscienti
di non aver di fronte delle SS.
D. A Padova con la firma "movi-
mento comunista organizzato", è stato
diffuso un volantino dove si fanno i
nomi di due presunti testimoni che
avrebbero fornito indicazioni a Calo
gero. Non esprime riprovazione per
questo chiaro appello alla rappresaglia?
R. Di quel volantino, di cui conosco
solo gli stralci riportati dai giornali,
mi colpisce la sprovvedutezza suicida
che rivela. Un testimone falso lo si pu-
nisce prima di tutto sbugiardandolo.
Ritengo però spropositata ed ipocrita
l'indignazione morale di ministri di
polizia (o aspiranti tali), giornalisti
forcaioli e menzogneri, magistrati di
Palazzo. A ben vedere quel volantino
in maniera rabbiosa e deforme solleva
un problema reale. Una ventina di
compagni sono stati sequestrati da due
mesi e, invertendo qualsiasi procedu-
ra giuridica, solo adesso si sta cercan-
do di risalire dai "colpevoli" alle pro-
ve. Con questa tecnica, stante i ritmi
dilatati degli interrogatori e le impu-
tazioni che non consentono libertà
provvisoria, gli arrestati rischiano di
trascorrere alcuni anni in galera. Tut-
to lascia credere che questa carcera-
zione pluriennale preventiva sia il ve-
ro risultato che si voleva conseguire,
e, perdipiù, sembra essere una mossa
che sta facendo scuola (vedi gli altri
blitz a Genova e Firenze). A questo
punto il problema non è solo quello
della scarcerazione dei compagni. I
responsabili di questo arbitrio e tutti
i loro complici devono risponderne;
chi per abuso di potere, chi per calun-
nia, chi per falsa testimonianza. E'
giusto, è morale, è prudente. L'irre
sponsabile volantino sta lì a ricordar-
celo.
a cura di MARIO SCIALOJA
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