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Pubblicazioni, Oggetto 73

Lonzi Marta[1978] - 2003

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Presente copertina del volume di Marta Lonzi, Rapporto reale e rapporto sublimato con l'oggetto, Prototipi; bozze parziali di Carla Lonzi, Anna Jaquinta, Del riconoscimento, Prototipi; bozze parziali di Maria Delfino, Anna Jaquinta, Carla Lonzi, Marta Lonzi, Dello scrivere, Prototipi; Negri-Scalzone: progetto del libro sul confronto tra le Brigate rosse e Rivolta femminile (con ritagli stampa e lettere di Renata [Gessner] a Marta Lonzi).

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  • Title: Pubblicazioni, Oggetto 73
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: [1978] - 2003
  • Transcript:
    DOSSIER NEGRI/SEGUE un'inchiesta parlamentare riuscirà a renderli pubblici. E allora il pro- blema diviene quello di scaricare questa responsabilità sopra un sog. getto adeguato e, in secondo luogo, aprire un processo politico contro le forze politiche che della trattati va avevano fatto la loro bandiera. Anche questo era nei progetti ini. ziali. Non è detto che questo pro- getto sia definitivamente caduto, tan. to che qualcuno parla giustamente, a proposito del processo Negri, di processo in agguato. In quella prospettiva comunque la costruzione del mostro doveva servire per cele. brare un pubblico esorcismo. La re- staurazione del diritto doveva ave- re questa plateale rilevanza e deter. minarsi nella coscienza di ogni cit- tadino cui era dato in pasto, attra. verso il televisore, attraverso il quo. tidiano, il « Mostro la banda Negri, ma del modo in cui questa colpevolezza vuol essere im- posta. Non è d'altra parte la prima volta che nella storia contempora- nea ci troviamo di fronte a un sif- fatto blocco di giustizia » c di« pro- paganda #. I grandi processi mosco- viti degli anni 30 sono stati impo- stati proprio su questi criteri: ed è oggi quanto meno rivelatore di una grande « astuzia della storia che quei metodi siano usati da magistra- ti reazionari contro comunisti. Non è tuttavia un problema per me che non ho certo aspettato il mio pro- cesso per denunciare il carattere bu. rocratico e totalitario dei processi moscoviti! E chiaro allora perché un proces- so del genere non può neppure esse. re immaginato senza l'appoggio, che dico?, senza l'integrazione della stam. pa nel progetto. Gli strumenti giu- ridici si adeguano ai mass media. Ei mass media non sono solo adeguati, qualifi- cano bensì la stessa Ma torniamo alla stampa, per chie. fattispecie giuridica. derci: una volta assunta la necessità che la stampa partecipi al processo il discorso indecente politico, almeno a questo qui che stiamo vivendo, significa questo che la stampa è succube dei giudici e del loro indirizzo? che i giudici del-tri- bunale speciale fan- no sulla sintonia ». Che cosa vuol dire? Vuol dire: abbiamo le prove che tu hai fat- to dei discorsi rivolu zionari, sono accadu- ti una serie di fatti criminosi, quindi tu sei materialmente (ol- tre che moralmente) colpevole di quei fat- ti criminosi perché il tuo discorso è in sin- tonia con quei fatti. L'ordinanza dei giu- dici romani suona co- si (pp. 28 e 30). Ora, la sintonia non c'è nei fatti: com'è noto le posizioni teoriche dell'Autonomia non si sono mai confuse, anzi sono state fortunatamente polemiche nei confronti di quelle delle Br. Ma qui non importa sottolinearlo. La doman. da è un'altra: sarebbe possibile pro- durre simili sillogismi se non ci si ri. volgesse a un'opinione pubblica ma. nipolata da un'ossessiva ripetizione di questi concetti? Sarebbe possibile questo nuovo concetto di colpevolez. za senza la strumentazione fedele dei mass media? Mi sento di rispondere: no, non sarebbe possibile. In una società libera non sarebbe possibile, e ha ragione Bocca quando affer- ma che il problema oggi non è tanto quello della colpevolezza o meno del Non credo che nel rapporto fra stampa e giudici questi ultimi siano i padroni indiscussi. La cosa è più complicata. Mi sembra infatti che, con la liberalizzazione dei tribunali alla fine degli anni 60, si sia creata una specie di rete che tocca o coin- volge magistrati, giornalisti e poli- zia. Spesso anche politici (almeno nel caso di Roma). E una rete com- plessa, nella quale non bisogna pen- sare in maniera semplicistica e vol- gare che domini so- lo il metodo del pas- saggio delle veline. Dopo il caso Zicari (il cronista giudizia: rio del Corriere del la sera che fu so- spettato di essere un agente della po- lizia nel gioco delle trame nere) la situa- zione, se non è cam- biata, s'è almeno moralizzata e si è creato un dispositi. vo per il quale da un lato il rapporto fra magistrato e cronista giudiziario s'è molto stretto, dall'altro s'è stabili to un nuovo rappor. to di direzione ge- nerale dell'indagine Il consigliere Istruttore Gallucci VI - PANORAMA - 30 LUGLIO 1979 Il p.m. Pletro Calogero nel senso di un suo approfondimen- to o di un suo depistaggio, di un suo allargamento o di un suo restringi- mento, ecc., piuttosto fra polizia e inviati speciali, fra politici ed edito rialisti dei grandi giornali d'infor- mazione. Guardiamo all'indagine sul caso Negri: fin dall'inizio, e addirittura da prima che scoppiasse il 7 aprile, so no stati gli inviati speciali e gli edito- rialisti a tirare. Poi s'è mossa la mac. china. Insomma, parlando volgar- mente, l'effetto del caso Zicari è sta to lo spostamento del gioco delle ve- line dalla periferia al centro, dai cro- nisti ai direttori: una centralizzazio ne, nell'emergenza, del dispositivo politico delle inchieste. Vi sono na iuralmente dei punti dell'apparato giudiziario che partecipano diretta mente della definizione del dispositi vo: come per esempio gli Uffici ro- Essi hanno anche su questo terreno, mani della Procura e dell'Istruzione. come il caso Negri dimostra, una funzione speciale e politica. Per par- larci chiaro: da Milano un progetto simile non sarebbe mai partito. E non per ragioni di particolare rilie. vo istituzionale ma per un fatto mol. to semplice: la funzione politica del la magistratura milanese non è diret. tamente legata al comando politico della burocrazia di Stato. E sappia. mo bene di che pasta è fatta questa burocrazia, conosciamo la beneme- rita continuità dello Stato che es- sa rappresenta. Leggiamo per esem- pio queste ineffabili pagine di Gal. lucci (o chi per lui): Per molto tem- po la pianta dell'eversione, a onta della perfetta ostensibilità delle sue radici ideologiche, della sicura iden- tificabilità dei suoi impianti e delle sue ramificazioni, è cresciuta sotto gli occhi di tutti, nutrendo le sue foie nella sostanziale impunità ac- cordatale dalla generosa quanto im- prudente tolleranza del sistema (Or- dinanza, p. 105). Ma la foia di Gallucci, e chi per lui, torna anche a p. 21. Bene, la con tinuità dello Stato è qui veramente data. Fra fascismo e de mocrazia capitalisti ca la <foia > impe. ra. Lasciamo agli e- sperti Eco, Fabbri, Isnenghi l'analisi di questi brani, nei quali odio di classe ed epiteti fascisti (ben al di là della sempre conclamata serenità del magi- stero penale) cosi strettamente si com- binano. Ma torniamo ai giornalisti. Se le co- se stanno come le abbiamo descritte, il loro ruolo, dentro un processo politi « L'interrogatorio? Ha la funzione di "creare" le prove, nel senso di offrire alla stampa gli indizi sui quali poi si costituirà la convinzione pubblica di colpevolezza >>
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  • Notes: Presente uno scritto con segnatura Vodoz A10/6.
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