Purgatorio Canto XIX

Fu per celebrare il VI anniversario della morte di Dante che nel 1920 prese vita il progetto di un’edizione monumentale dell’opera dantesca il cui finanziamento si deve all’avvocato Rino Valdamieri, insieme ad altri investitori privati. Amos Nattini eseguì curò l'edizione nelle illustrazioni, negli aspetti tipografici, compresa la creazione dei caratteri, e tecnici. Realizzò perciò 100 acquerelli, uno per cantica, che furono successivamente litografati. Furono stampate 1000 copie in carta di stracci fatta a mano di dimensione 140x100 cm con copertina in pelle di vitello bianca. Ci vollero 20 anni e 7 mesi per portare a termine l'impresa. Nattini volle anche un mobile-leggio per contenere i tre volumi del peso di circa 27 kg ciascuno; esso venne realizzato dall’ebanista Eugenio Quarti su disegno dell’architetto Giò Ponti e Tommaso Buzzi. Nel XIX Canto siamo tra la IV° e la V° Cornice, tra le anime degli avari e dei prodighi. Nattini riesce a riportare sulla carta l’atmosfera dell’alba di un nuovo giorno che sorge. Il sole è ammantato dalla foschia mattutina. I colori sono freddi, quasi a richiamare proprio la sensazione dell’aria fresca di prima mattina. La luce, non troppo intensa, lambisce i corpi orizzontali dei penitenti, che piangono stesi a terra. La composizione, molto ben studiata, si compone prevalentemente di linee verticali, che sottolineano l’altezza delle pendici della montagna del Purgatorio che i protagonisti stanno percorrendo, in contrasto con la posizione dei corpi che viene così maggiormente sottolineata. Dante è inginocchiato davanti all’anima di papa Adriano V, mentre Virgilio resta indietro di qualche passo. Nattini dà sfoggio della sua capacità di rendere in maniera estremamente veritiera i corpi che giacciono a terra. Ogni anima è colta in una postura differente, si agitano o si abbandonano alla propria pena. Ogni corpo è differente da quello accanto, ma in tutti l’artista definisce una muscolatura tesa, ricca, anatomicamente definita.