Purgatorio Canto XXXI

Fu per celebrare il VI anniversario della morte di Dante che nel 1920 prese vita il progetto di un’edizione monumentale dell’opera dantesca il cui finanziamento si deve all’avvocato Rino Valdamieri, insieme ad altri investitori privati. Amos Nattini eseguì curò l'edizione nelle illustrazioni, negli aspetti tipografici, compresa la creazione dei caratteri, e tecnici. Realizzò perciò 100 acquerelli, uno per cantica, che furono successivamente litografati. Furono stampate 1000 copie in carta di stracci fatta a mano di dimensione 140x100 cm con copertina in pelle di vitello bianca. Ci vollero 20 anni e 7 mesi per portare a termine l'impresa. Nattini volle anche un mobile-leggio per contenere i tre volumi del peso di circa 27 kg ciascuno; esso venne realizzato dall’ebanista Eugenio Quarti su disegno dell’architetto Giò Ponti e Tommaso Buzzi. Nel XXXI Canto siamo nel Paradiso Terrestre e Dante incontra Beatrice. Il centro della composizione è occupato dalla figura del carro trainato dal Grifone, l’animale metà aquila e metà leone, con due grandi ali che s’innalzano verticalmente verso il cielo. La figura immaginaria è ben resa, con una muscolatura anatomicamente reale. Il collo e le spalle sono possenti, mentre l’anca mostra l’ossatura sporgente. Le lunghe ali sono ricoperte di fitte piume dorate. Dante esce dal Lete, il fiume dell’oblio, ed è accompagnato dinnanzi a Beatrice, posta sul carro, attorniata da una schiera di angeli, nell’atto di scostare dal suo volto il velo. L’ambiente in cui l’artista rappresenta l’incontro tra Dante e Beatrice è il Paradiso terreste; se da un lato è infatti ricco di vegetazione, dall’altro gli alberi non sono indagati specificatamente, bensì la loro “genericità” li trasforma in simbolo assoluto della natura, quasi a riprendere la tradizione medievale. La luce non penetra tra le fronde degli alberi, ma rimane a colpire la parte alta delle chiome regalando un caldo tocco, dal giallo al verde profondo delle foglie.