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Rassegna stampa, Oggetto 101

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italia

  • Titolo: Rassegna stampa, Oggetto 101
  • Creatore: Lonzi Marta
  • Data di creazione: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Trascrizione:
    TEMPO - A.XXXI -N42-MILANO, is ott. 1969 ARTE MUSICA Giorni e notti in conversazione di LEONARDO SINISGALLI . no in mente questi celebri titoli di libri antichi e nuovi. Ma soprat- tutto la gran vena, la verve di li- bri nati per ispirazione e per ca- so, Lautréamont, Lucrezio, e "Na- dja" di Breton (il primo roman- zo fotografico del secolo) e la lo- La Lonzi ha scoperto vo strumento, il registratore, c un nuovo modo di esprimersi che sta tra il parlare e lo scrivere, c'e una mobilità sulla pagina che non trova paragoni nell'oratoria pura e nella pura scrittura. La pagina scorre, ma senza traboccare. te nuo I brani sono montati liberamen- (il caso è un complice straordi- nario) e fanno parte di registra zioni non vincolate dall'unità di tempo e di luogo. Non si può di- re quale di tutte le componenti è la più efficace: davvero ogni vo- ce é necessaria e insostituibile. Mi incantano i duetti tra le due don- ne, le uniche della compagnia, la Lonzi e l'Accardi. E le risposte che arrivano dopo due anni a cer- te domande. Si pensa che l'autri- ce abbia suggerito alcuni temi-ba- se, l'infanzia, gli amici, la rivol- TUTTO NUOVO. Carla Lonzi ha scrit- to un libro di critica d'arte con sti- le e modi completamente nuovi. Roma, ottobre Sera fatta viva questa ragazza, maestro esigentissimo, con alcune paginette critiche dedicate a Tur- cato, a Twombly, a Castellani, e buttate al vento sui cataloghi. Non si trattava di soffietti o di diva- gazioni: il critico si metteva allo stesso livello dell'artista, nè più in basso ne piu in alto. Si capiva e subito imbarsa plangerlo in testa metterlo in bottiglia; non c'era la presun- zione di raccogliere prove per una tesi, ma indizi sì, di certe fi sime, fissazioni, manie, fobie, fol- lie. A me piacque subito quella maniera di scrivere d'arte senza sistemi, esplorativa. Non c'erano tante parole astratte, categoriche. Non si trattava del solito criticoz- zo o del solito poetucolo trasfor- mato in mangiafuoco. teria, il colore, la tecnologia, la natura, ecc., e abbia consigliato a ciascuno di rispondere di getto, in transe. Perché è riuscita ad avere referti schietti, eliminando i testi- moni o nascondendoli. Altre vol. te ha creato gruppi intorno allo stesso tema, e spesso dialoghi di- retti a due a due. Il risultato è un immenso farnetico. Ma non bub- bole. Tutti i convitati danno la impressione di essere molto più intelligenti di come li abbiamo co- nosciuti. Dev'essere merito della Lonzi e del suo metodo: lasciarli cantare, lasciarli cuocere, lasciar- purgare. Sono rimasto colpito da un'infinità di notazioni, di sot- li tigliezze, di verità che spuntano a ogni pagina Questo bel libro che abbiamo nelle mani non è una sorpresa, ma va certo molto più lontano di quanto noi stessi, fiduciosi, potes simo pensare. Intanto non dovreb be sfuggire ai letterati, ai croni- sti e agli storici delle nostre let- Prendo qualche campione per tere. E' un libro nuovo, diverso, non un libro in più, è un libro darvene un'idea e per cercare di inserirvi nel coro. Turcato: Raf- altro come dicono i francesi. E' an- faello in fondo era un artista stu- che un bell'oggetto cosi com'è con- fezionato; è giusto pido, però aveva la forza di tra- caratterino sformare le cose. Consagra: l'ar- un po' grasso, il canale bianco dell'interlincatura è qualche deci- tista significa questo, l'uomo a cui è piaciuto di fare quella data co- mo di millimetro più largo del so- sa. Kounellis: mi piace il gesto lito. Quasi un "livre de poche" di che fa quello li, andare la mat- 400 pagine da portarsi appresso, tina a dar da mangiare agli uccel arricchito di 105 piccole fotogra- li. Scarpitta: sono un esperto di fie deliziose (rubo l'aggettivo alle cose infantili. Rotella: fin dai pri- redattrici di "Bellezza") mi momenti della mia carriera fui portato all'occultismo, all'ipnoti- smo, al magnetismo. Pascali: non è che mi affeziono alle mie cose. Castellani: il designer non esiste, i designers sono gli industriali. Al- viani: bisogna essere nell'esatta funzione. Accardi: penso per un periodo a una cosa, poi mi fac- cio riposare. Fontana: l'arte è an- data su un concetto che io avevo sempre immaginato. Lonzi: quan- do mi sono trovata a fare la cri- tica d'arte ho visto che era un me- stiere fasullo L'"Autoritratto" di Carla Lon- zi (De Donato editore) è come un pianoforte lunghissimo suonato a trenta mani, o, se più vi piace, è una conversazione ininterrotta, di sette giorni e sette notti anima- ta dagli interventi di un'ospite, la autrice, e quattordici convitati, di cui uno di pietra, Twombly, che è muto e non risponde mai (co- me i misteriosi automi in casa di Libero Bovio, a Napoli: Silesio, Simosio, Sebesia). Decameron, Heptameron, Hebdomeros, vengo- Ma che cos'è un violoncello? di BENIAMINO DAL FABBRO i volle, anni or sono, una do un popolare gioco televisivo, per rivelare agli italiani, amatori as- sai distratti della musica, ch'esi- steva uno strumento chiamato con- trofagotto, la cui voce sotterranea si fa sentire ogni tanto dal folto di quella famiglia di fiati minori che la gente indica, con cumula tivo dileggio, come "pifferi". Il recente delitto "del direttissimo", "della minigonna" o "del violon- cello" - com'è stato denominato a seconda delle diverse vocazioni poliziesche e moralistiche ha dimostrato che uno strumento sco- nosciuto, o quasi, è anche il vio- loncello, o che almeno è stato as- sai arduo il riconoscerlo e il de- scriverlo, a voce e per iscritto, da parte di testimoni, viaggiatori, fer- rovieri, agenti e cronisti, che hanno riferito sui giornali Sin dalle prime notizie, si è let- to che l'assassino portava con sè, come un oggetto più strabiliante che insolito, una "voluminosa cu- stodia" di violoncello, un "ingom- brante bagaglio", una "strana bor- UN GRAVE TORTO. Il violoncello, strumento prediletto da molti grandi compositori, è quasi sconosciuto sa di similpelle grigia" che pote- va contenere "un violino o un violoncello". Ci si domanda, a questo punto, come sia possibile confondere il violino, che misura press'a poco centimetri 36 per 21, col violoncello, di centimetri 75 per 44. La giustificazione è pron- ta: il violoncello non è molto comune, tra l'altro non viene as solutamente usato nei complessi di musica leggera, il che sem- bra confinare il violoncello tra gli strumenti storici, da musco, come il liuto, la lira o il mostruoso "ser pente militare", costruito da Ta- bard, di Lione, dalle cui fauci usci- vano inimmaginabili fischi. «Do- po tutto, gli strumenti s'assomi- gliano », aggiunge il cronista, a costo d'affrattellare un flauto e un pianoforte. Soltanto il controllo- re della Milano-Alessandria ha sa- puto descrivere con precisione lo sventurato Claudio Fantino che alla presenza di due soldati e di un aviere, in uno scompartimento di seconda classe, suonava un vio- loncello; sono sicuro che si tratta- va proprio di questo strumento: lo teneva puntato al suolo e ap. poggiato a un ginocchio». Subito dopo il cronista osserva che lo spettacolo era "grottesco", facen- do intendere che per lui, e per i lettori, sarebbe stato, supponiamo, "simpatico", se si fosse trattato d'una fisarmonica. Insomma, il violoncello è cosa eteroclita, ridi- cola, d'altri tempi, non meno di chi lo suona: « un giovane in gra- do di suonarlo dovrebbe essere rintracciato con una certa facili- tà , come a dire, interpretan do a rovescio la frase stessa, che una tale capacità è più unica che rara Un altro giornale perfeziona- va il concetto, alludendo al « pic colo mondo antico d'un ragazzo di Asti che studia la viola in una epoca di musica beat ». Il vio- loncello è addirittura diventato una viola, confusione ben degna d'un Paese come il nostro, in cui dalla maggior parte dei cittadini tutti gli archi, eccetto il violino, - Ossia viola, violoncello e con- trabbasso sono designati, con un disprezzo per la loro mole esteso a chi li suona, "violoni". Il ritratto di Claudio, fondato sulla pratica anacronistica del vio- loncello, si completa con l'indi- cazione del libro che recava con sè: le Confessioni del Nievo, li- bro fuorimoda, ma uno dei pochi capolavori del romanzo italiano. Purtroppo in tasca al ragazzo c'era anche un oggetto della rea- listica civiltà d'oggi: un coltello da boy-scout. Ma la scena più straordinaria ed emblematica si è svolta, di notte, in un negozio di strumenti di Asti, fatto aprire ap- posta fuori orario per consentire a inquirenti e a testimoni rico- noscere e di chiarire a se stessi, e gli uni agli altri, il vero aspet- to d'un violoncello, strumento che è antica gloria italiana di Bonon- cini e di Boccherini, e prediletto da Verdi, da Rossini, da Puccini, e anche da Toscanini, che lo suo- nava da giovane, prima di salire il podio. Il povero Claudio s'ac- contentava di molto meno, era al secondo anno del corso, e i suoi insegnanti lo consideravano poco dotato per la musica. Agli esami, tuttavia, aveva ese- guito la "Berceuse" da Jocelyn di Godard, una dolciastra pagina ot- tocentesca che furoreggiò nci sa- lotti, e che molto probabilmente ripetuta in treno dal mae soldate farsi ammirare dai dall'aviere, fece da incongruo pre- ludio al suo imminente assassinio della giovane e bella viaggiatrice di prima classe.
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