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Rassegna stampa, Oggetto 102

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italia

  • Titolo: Rassegna stampa, Oggetto 102
  • Creatore: Lonzi Marta
  • Data di creazione: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Trascrizione:
    questa scelta. Ma senza mai retro de successo di aver goduto MARIA LUISA BOCCIA Passo a due Maria Luisa Boccia legge l'opera di Carla Lonzi: un fitto lavoro di relazione al vissuto e al pensiero di una grande del femminismo italiano a figura di Carla Lonzi si staglia unica nel movimento delle donne italiane: unica la sua presa di coscienza, unico il suo destino politico L Con il Manifesto di Rivolta femminile nel 1970, e successivamente con il pamphlet Spariamo su Hegel, con La donna ditoridea e la donna vaginale, con Egid politia, per citare solo alcuni dei suoi scritti — tutti pub- blicati dalla casa editrice di Rivolta femminile -- Carla Lonzi ha fatto scoccare la scintilla del femmini- smo a cui ha dedicato fino all'ulti- mo la sua vita. È morta nel 1982 Quando era viva e faceva politica con le compagne di Rivolta c, in solitudine autocoscienziale, affidava alla scrittura il percorso della sua mente, aveva notorietà tra le fem- ministe ma nessun riconoscimento, Dopo la sua morte, (grazie anche alla pubblicazione di scritti postumi e alla ricostruzione della sua bio- grafia curata dalla sorella Marta e Carla Lonzi. LEGENDARIA N. 20 - MAGGIO 1990 da Anna Jaquinta in Sacco ragions- to) ha cominciato a essere letta, studiata, citata dalle femministe, Maria Luisa Boccia, con L'io in rivolta, libro dedicato - come dice il sottotitolo al vissuto e al pensiero di Carla Lonzio, è la pri- ma che dà visibilità di analisi e responsabilità di interpretazione a questo incontro postumo ma gravi- do di implicazioni per il presente. Il suo libro - che non è una ricerca filologica, non è un saggio, non una biografia, ma un'opera di rela- zione – è straordinario quanto straordinario e il lascito di Carla Lonzi. È un libro difficile da rac- contare, come è diffacile raccontare l'opera di Carla Lonzi. Mi affideró dunque, a mia volta, a un esercizio di relazione. Con entrambe. Pro- prio perché si pone fuori dai canoni della tradizione saggistica e storio- grafica, Boccia ha la capacità di ricostruire cronaca politica e teorica del femminismo degli anni settanta e c di collocare la vita e l'opera di Lonzi: uscire dal mondo che la ri- Carla Lonzi in questo contesto. conosce ma solo a prezzo della per- Cosi il libro ha una scansione logi- dita di sé, per entrare nel mondo ca e cronologica molto netta. Inizia delle donne e kannaspare nell'indi- con la nascita di Carla Lonzi nel stinto. Di qui il recupero di Carla femminismo, affronta la sua attivi- Lonzi negli anni ottanta come colei tà di critico d'arte che quella nascita che aveva capito tutto ma non ave- aveva preceduto; poi confronta Ri- va potuto vivere la sistematizzazio- volta femminile con gli altri gruppi ne di una pratica politica capace di attivi alle origini del movimento e, rendere produttiva la sofferenza. Di negli ultimi capitoli, si concentra in qui il dichiarare l'autocoscienza, ei un faccia-a-faccia teorico con il suoi drammi umani intrinseci, esu- pensiero della Lonzi e gli altri filoni peratao: importante ma superata, del pensiero femminista. Maria Luisa Boccia confuta questa Senza smentire «quello che Carla derivazione, con ineccepibile rigore Lonzi ha veramente dettos, Boccia di confronto e tenendo duro sulla sa usare i testi per dare risposta alle propria tesi: l'attualità del pensiero domande politiche del presente. In di Carla Lonzi consiste nella con- lei urge infatti una domanda: che ferma che è l'autocoscienza lo stru- posto ha l'autocoscienza nella prati- mento principe della relazione tra ca politica delle femministe di og- donne, che fa del femminismo una gi? L'autocoscienza, la risonanza e *filosofia della prassi. Un tema il riconoscimento tra donne nel caro a Boccia, che da anni .con- l'autocoscienza, è infatti il leit-mo- fronta marxismo e feminismo, tiv dell'opera di Carla Lonzi. Oggi da anni procede in una sua ricerca questa pratica è abbandonata o con- originale nel panorama del pensie- siderata superata; l'apporto dell'oro della differenza sessualeBoccia pera di Lonzi a questa tematica è ha voluto tentare sui testi di Carla sottovalutato rispetto al recupero Lonzi una verifica, e lo ha fatto che si fa dell'altro caposaldo del suo senza essere mai invadente e intru- pensiero: la critica all'emancipazio- siva e con la coscienza delle proprie ne. Così io leggo - e, mi pare, responsabilità Boccia legga – il contin.con che parte dall'esperienza di Carla Lonzi e fa approdare alla pratica politica della differenza sessuale, propagan- data dalla Libreria delle donne di Milano. In Carla Lonzi il rifiuto dell'emancipazione è stato radicale e senza appello. Negli anni sessanta era una conosciuta e stimata critica d'arte, originale e trasgressiva ri- spetto all'istituzione culturale ma riconducibile e inglobabile in quel l'ambito se avesse voluto assumersi un ruolo professionale stabile e de- finito. Invece lei, allo snodo degli anni settanta, volle abbandonare tutto per percorrere un'avventura più autentica: ottenere riconosci- mento tra donne, nel femminismo A questa vocazione è rimasta attac- cata, fino all'ultimo, svelando im- pietosamente luci e ombre, scacchi deprimenti e assolute felicità di Ho avvertito, nel suo libro, due registri di scrittura, impercettibil- mente eppure nettamente differen- ziati. C'è il registro del racconto della vita e dell'opera di Carla Lon- zi che corre limpido e trasmette affettività e passionalità; e ce il registro del confronto teorico, del- l'estrapolazione teorica, che segue un cammino più freddo e astratto. Ugualmente passionale ma astrat- to. Conosco Maria Luisa e so che entrambi i registri le appartengono e per questo trovo il suo libro un'operazione coraggiosamente ar- rischiata. Ma ho conosciuto anch'io Carla Lonzi dai suoi testi. E un cruccio che mi resta è la certezza che nessu- na di noi potrà restituirle il misco- noscimento che ha segnato la sua vita. A me, come a tante altre delle sue scoperte senza restituirle alcun tributo. Me ne sono spesso chiesta la ragione e ne ho trovata una. Sono arrivata al femminismo da non-emancipata: non ho fatto tabula rasa di esperienze emancipa- torie precedenti semplicemente perché non c'erano e ho percorso il femminismo come veicolo della mia emancipazione. Di fatti, negli anni ottanta, mi sono ritrovata par- te di quel ceto politico femminile che gestisce una fetta di potere ti- spetto a un pubblico di donnes. Non mi sento più partecipe, se non come veicolo di informazione e per obbligo professionale, della costru- zione di una politica delle donnes. Anche per me l'autocoscienza è un'esperienza archiviata, nei fasti degli anni settanta e nei mutamenti degli anni ottanta. Allo snodo tra i due decenni, quando ho sentito ir- reversibile la chiusura di un'epoca e di un'esperienza, ho letto il diario di Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Mi sono fermata a quell'attimo: il mio lutto e l'incontro con il suo de- Roberta Talafiore cedere dal rigore: si è tenuta lonta- a dai commerci sociali, dai com merci politici, dallo stesso femmi- nismo militante che la vedeva Cocva. Negli anni ottanta, dopo la sua morte, lo scenario sociale e politico cambia, il femminismo cambia e deve tener conto di una nuova do- manda di emancipazione delle don- nie, molte delle quali sono state le femministe del decennio preceden- te. A questa situazione ha dato una risposta, per prima, la Libreria del- le donne di Milano con il docu- mento Pi donne che uomini, in cui si afferma che è possibile entrare nei commerci sociali a condizione di connettere questa esperienza con una pratica politica di relazione tra donne. Nasce da qui il discorso sull'affidamento, sul vincolo sim bolico che deve legare due donne per produrre il ribaltamento del l'ordine simbolico dominante che presiede i valori dell'emancipazio- ne. Insomma, la femminista degli anni ottanta e novanta) non deve stino. più patire quello che ha patito la Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta, vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, 20.000 lire
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