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Rassegna stampa, Oggetto 109

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

  • Title: Rassegna stampa, Oggetto 109
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Transcript:
    RATIVE nfini dell'identità roduce il pensiero delle donne a far circolare nuove storie? Oppure sono le nuove storie a costringere femminile su percorsi inediti? Un percorso tra saggistica narrativa che dà conto dei passaggi intermedi DI ANNA MARIA CRISPINO O di un libro che andrebbe contu- nuamente riletto come Possessione di Antonia Ryati? Ne abbiamo parlato piu volte in legendaria ma per noi rappre- senta cio che per molte generazioni e forse anche per alcune di noi è stata la Recherche di Marcel Proust: una lettu- ra ogni volta stupefacente, spiazzante, foriera di "rivelazioni". Perché è un li- bro cangiante, multiforme e multifac ce, giocato sulla dislocazione continua non solo dei piani narrativi ma dell'identità stessa dei personaggl. So- no dei nomadi nel tempo e nello spa- zio sia gli studiosi - lui studia "il" poeta vittoriano Randolph Ash, lei la poetes- sa coeva ma minore Christabel La Motte - sia i due personaggi del passa- to che una lettera trovata per caso sot- to la polvere di una biblioteca fa in- contrare nella stessa storia. Nessuno dei quattro rimane dov'è, né ciò che è in un susseguirsi di dislocazioni che li porta ai confini dell'identità dalla qua le ciascuno di loro ci è venuto incontro all'inizio della storia. Ne restano ferme le discipline - le teorie che i quattro usano; il modo di fare ricerca storica, le teorie della letteratura, persino l'or ganizzazione delle fonti documentarie l'entomologia, la mitografia, le scien- ze naturali. Byatt rende provvisorio anche quei luoghi dove pensavamo di essere già state, quel secolo vittoriano e perbenista dove l'ossessione classifi- catoria e la mania per l'ordine e il de- coro appiccicava etichette già pronte al nuovo che stava accadendo e copri- va di polvere anche tutto ciò che veni- va scrupolosamente messo a riparo, gelosamente custodito, Byatt, certa mente nomade anche lei, toma sui sui passi e traccia nuove mappe dei luoghi in cui è già stata Parole sedentarie Braidotti, che si occupa di filosofia e non di critica letteraria, dice: Scrivere, per la poliglotta, è il processo attraver: so il quale si disfa la stabilità illusoria delle identità fissate... scrivere in que sto modo significa disarticolare la na- tura sedentaria delle parole, destabi- lizzare i significati di senso comune, decostruire le consolidate forme di co- scienza. E spiega che per essere poli- glotta non bisogna necessariamente conoscere ed usare piu di una lingua. Si può diventare poliglotte nella pro pria lingua-madre questo è scriveres, Perché scrivere, nei casi migliori, è l'invenzione di un linguaggio nuovo Come avrebbero Virginia Woolf e Ger- trude Stein potuto scrivere le cose" che hanno scritto con le parole e le forme che erano allora a disposizione si chiede Baidotti. Come potrebbero le scrittrici americane nere, asiatiche, ispaniche, native indiane scrivere del le loro complesse esperienze di iden tità composite se si limitassero all'in- glese che hanno loro insegnato? Trinh Minh-ha, scrittrice e regista ameriana di orgine vietnamita, racconta evoca- pensa le cosiddette "identità con il trattino" come la sua: asian-american E E anche li, quali sono i confini di un'identita? Dipende: dal punto in cui ti metti in quel momento, dalle perso- ne con cui parli, dalla vicinanza/lonta- nanza delle varie comunità cui appar- tieni: le donne, gli asiatici (o gli euro- pei, gli italiani, gli ex-jugoslavi....) gli intellettuali, quelli di sinistra, gli/le omosessuali e cosi via. C'è nell'aria, nelle parole, nelle pa- gine che formano l'archivio privato di ognuna di noi, credo, un complicato miscuglio che viene da due spinte ap- parentemente diverse: l'identità e la frammentazione. Convivono la neces- sità di un pemo, di un centro, di un nucleo certo con l'impossibilità di te nerlo fermo C'e il desiderio di certezze e il fasci- no dell'esplorazione. Che cosa hanno in comune la madre che fonda genea logie e la nomade che porta con sé so- lo un bagaglio leggero? Forse il fatto che, all'occorrenza sanno entrambe fare e disfare una tela, cioè un racconto che allo stesso tempo riprende una trama già nota e ne cam- bia il disegno. Trame impreviste Come ci aveva già avvertito Carolyn Heilbrun in Scrivere la vita di una don- na, la comparsa sulla scena di donne che scrivono (parole, immagini, suoni e cosi via) a partire da se, ha compor tato l'obsolescenza del copione previ. sto per loro: quel romanzo di forma- zione che dall'infanzia alle soglie dell'età adulta preparava le femmine della specie umana all'incontro con "lui". Non che questa storia sia fuori corso, anzi. Ma vive nel contesto di una molteplicità di altre storie di pos- sibili vite - in cui la parola fine arriva ma raramente chiude la vicenda. A volte queste nuove narrative comin ciano proprio dove il romanzo di for mazione terminava quante donne de cisamente adulte abbiamo incontrato negli ultimi tempi sulle pagine e sulla pellicola? Qualche esempio: la fantascienza di Ursula Le Guin e la fantasy di Marion Zimmer Bradley, oltre che le pacate si gnorine di Barbara Pym e le lancinanti protagoniste di Anita Brookner. Tra le più emozionanti e anche divertenti la magnifica Evelyn Couch di Pomodori verdl fritti al caffe di Whistle Shop naturalmente, dell'americana Fannie Flagg. A volte le premesse portano ad esiti imprevedibili e sconcertanti: uno degli ultimi romanzi di Joyce Carol Oates Acqua Nera sembra pre parare un romance e fi nisce nella più cruda di sillusione, peggiore della morte. E le protagoniste di Margaret Laurence e Margaret Atwood entrambe canadesi, che vivo no storie di frontiera in un territorio ai confini del mondo, all'estremo Nord della civiltà americana, il cuore del l'Impero e a cui, come alla Rachel di Laurence, capita una mano dei dadi del destino assolutamente inattesa. Che parole, trame, personaggi im- previsti diventino presenze dell'imma- ginario e producano "pensiero" o che si tratti di nuovi pensieri che hanno bi sogno per circolare di nuove narrative, il risultato è che quanto più diventia mo "donne" tanto più l'interrogazione d'identità ne allarga e ridisegna i con- fini. Nel percorso, può capitarci di incontrare viandanti di altre specie mossi da un desiderio simile al nostro Legendaria Maggio Giugno 1993 9
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