RATIVE
nfini dell'identità
roduce il pensiero delle donne a far circolare nuove storie?
Oppure sono le nuove storie a costringere
femminile su percorsi inediti? Un percorso tra saggistica
narrativa che dà conto dei passaggi intermedi
DI ANNA MARIA CRISPINO
O di un libro che andrebbe contu-
nuamente riletto come Possessione di
Antonia Ryati? Ne abbiamo parlato piu
volte in legendaria ma per noi rappre-
senta cio che per molte generazioni e
forse anche per alcune di noi è stata la
Recherche di Marcel Proust: una lettu-
ra ogni volta stupefacente, spiazzante,
foriera di "rivelazioni". Perché è un li-
bro cangiante, multiforme e multifac
ce, giocato sulla dislocazione continua
non solo dei piani narrativi ma
dell'identità stessa dei personaggl. So-
no dei nomadi nel tempo e nello spa-
zio sia gli studiosi - lui studia "il" poeta
vittoriano Randolph Ash, lei la poetes-
sa coeva ma minore Christabel La
Motte - sia i due personaggi del passa-
to che una lettera trovata per caso sot-
to la polvere di una biblioteca fa in-
contrare nella stessa storia. Nessuno
dei quattro rimane dov'è, né ciò che è
in un susseguirsi di dislocazioni che li
porta ai confini dell'identità dalla qua
le ciascuno di loro ci è venuto incontro
all'inizio della storia. Ne restano ferme
le discipline - le teorie che i quattro
usano; il modo di fare ricerca storica,
le teorie della letteratura, persino l'or
ganizzazione delle fonti documentarie
l'entomologia, la mitografia, le scien-
ze naturali. Byatt rende provvisorio
anche quei luoghi dove pensavamo di
essere già state, quel secolo vittoriano
e perbenista dove l'ossessione classifi-
catoria e la mania per l'ordine e il de-
coro appiccicava etichette già pronte
al nuovo che stava accadendo e copri-
va di polvere anche tutto ciò che veni-
va scrupolosamente messo a riparo,
gelosamente custodito, Byatt, certa
mente nomade anche lei, toma sui sui
passi e traccia nuove mappe dei luoghi
in cui è già stata
Parole sedentarie
Braidotti, che si occupa di filosofia e
non di critica letteraria, dice: Scrivere,
per la poliglotta, è il processo attraver:
so il quale si disfa la stabilità illusoria
delle identità fissate... scrivere in que
sto modo significa disarticolare la na-
tura sedentaria delle parole, destabi-
lizzare i significati di senso comune,
decostruire le consolidate forme di co-
scienza. E spiega che per essere poli-
glotta non bisogna necessariamente
conoscere ed usare piu di una lingua.
Si può diventare poliglotte nella pro
pria lingua-madre questo è scriveres,
Perché scrivere, nei casi migliori, è
l'invenzione di un linguaggio nuovo
Come avrebbero Virginia Woolf e Ger-
trude Stein potuto scrivere le cose"
che hanno scritto con le parole e le
forme che erano allora a disposizione
si chiede Baidotti. Come potrebbero le
scrittrici americane nere, asiatiche,
ispaniche, native indiane scrivere del
le loro complesse esperienze di iden
tità composite se si limitassero all'in-
glese che hanno loro insegnato? Trinh
Minh-ha, scrittrice e regista ameriana
di orgine vietnamita, racconta evoca-
pensa le cosiddette "identità con il
trattino" come la sua: asian-american
E E anche li, quali sono i confini di
un'identita? Dipende: dal punto in cui
ti metti in quel momento, dalle perso-
ne con cui parli, dalla vicinanza/lonta-
nanza delle varie comunità cui appar-
tieni: le donne, gli asiatici (o gli euro-
pei, gli italiani, gli ex-jugoslavi....) gli
intellettuali, quelli di sinistra, gli/le
omosessuali e cosi via.
C'è nell'aria, nelle parole, nelle pa-
gine che formano l'archivio privato di
ognuna di noi, credo, un complicato
miscuglio che viene da due spinte ap-
parentemente diverse: l'identità e la
frammentazione. Convivono la neces-
sità di un pemo, di un centro, di un
nucleo certo con l'impossibilità di te
nerlo fermo
C'e il desiderio di certezze e il fasci-
no dell'esplorazione. Che cosa hanno
in comune la madre che fonda genea
logie e la nomade che porta con sé so-
lo un bagaglio leggero?
Forse il fatto che, all'occorrenza
sanno entrambe fare e disfare una tela,
cioè un racconto che allo stesso tempo
riprende una trama già nota e ne cam-
bia il disegno.
Trame impreviste
Come ci aveva già avvertito Carolyn
Heilbrun in Scrivere la vita di una don-
na, la comparsa sulla scena di donne
che scrivono (parole, immagini, suoni
e cosi via) a partire da se, ha compor
tato l'obsolescenza del copione previ.
sto per loro: quel romanzo di forma-
zione che dall'infanzia alle soglie
dell'età adulta preparava le femmine
della specie umana all'incontro con
"lui". Non che questa storia sia fuori
corso, anzi. Ma vive nel contesto di
una molteplicità di altre storie di pos-
sibili vite - in cui la parola fine arriva
ma raramente chiude la vicenda. A
volte queste nuove narrative comin
ciano proprio dove il romanzo di for
mazione terminava quante donne de
cisamente adulte abbiamo incontrato
negli ultimi tempi sulle pagine e sulla
pellicola?
Qualche esempio: la fantascienza di
Ursula Le Guin e la fantasy di Marion
Zimmer Bradley, oltre che le pacate si
gnorine di Barbara Pym e le lancinanti
protagoniste di Anita Brookner. Tra le
più emozionanti e anche divertenti la
magnifica Evelyn Couch di Pomodori
verdl fritti al caffe di Whistle Shop
naturalmente, dell'americana Fannie
Flagg.
A volte le premesse portano ad esiti
imprevedibili e sconcertanti: uno degli
ultimi romanzi di Joyce Carol Oates
Acqua Nera sembra pre
parare un romance e fi
nisce nella più cruda di
sillusione, peggiore della
morte. E le protagoniste
di Margaret Laurence e Margaret
Atwood entrambe canadesi, che vivo
no storie di frontiera in un territorio ai
confini del mondo, all'estremo Nord
della civiltà americana, il cuore del
l'Impero e a cui, come alla Rachel di
Laurence, capita una mano dei dadi
del destino assolutamente inattesa.
Che parole, trame, personaggi im-
previsti diventino presenze dell'imma-
ginario e producano "pensiero" o che
si tratti di nuovi pensieri che hanno bi
sogno per circolare di nuove narrative,
il risultato è che quanto più diventia
mo "donne" tanto più l'interrogazione
d'identità ne allarga e ridisegna i con-
fini. Nel percorso, può
capitarci di incontrare
viandanti di altre specie
mossi da un desiderio
simile al nostro
Legendaria
Maggio
Giugno
1993
9
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