JOHAN GALTUNG, Ambiente, sviluppo e ar-
trila militare, presentazione di Roberto Fie-
schi, Gruppo Abele, Torino 1984,
, . , . "
Tibone e Giovanni Salio. PP. 160. Lit.
10.000.
Intervento
Non è
nemmeno
sbagliato
di Francesco Calogero
Questo libro di Galtung, famoso
sociologo norvegese, nonostante la
sua brevità, copre un campo assai -
Sto: il concetto di "ambiente e gli
effetti ("di primo ordine" e "di ordi-
ne superiore dell'attività militare
sull'ambiente, il concetto di sicu
rezza" e le doctrine, "convenziona
li" e "alternative", della sicurezza,
l'interfaccia tra ambiente, sviluppo
e sicurezza, ed infine una serie di
raccomandazioni. Si racconta che il
fisico teorico Wolfgang Pauli, resti.
tuendo un articolo ad un autore il
quale aveva insistito per sottoporlo
al suo giudizio disse: "Non è nem
meno sbagliato. Questo famoso
detto di Pauli mi sembra assai ap-
propriato a descrivere questo libro
Comunque, ecco come l'assunto e la
metodologia di quest'opera vengo-
no presentati (p. 11):
"Il problema è quindi da un lato
di sopravvivenza, dall'altro di com
prensione del problema stesso. Per
questo secondo aspetto, sono possi-
bili molti approcci in concorrenza
fra loro, senza che nessuno abbia un
monopolio di validità. Quello che
viene presentato qui è più globale di
altri: esso può permettere alcune in
tuizioni, ma può anche precludere
altre, basate su una comprensione
particolareggiata di una sola o di po-
che componenti del sistema. Natu-
ralmente, la scelta delle dimensioni
di un'analisi predetermina le con
clusioni o i risultati possibili, e vice-
versa. Cið vale anche per un approc
cio più globale: spingerà l'analisi
verso conclusioni globali perché, con
uno schema concettuale sufficiente-
mente ricco, si possono sempre tro-
vare moltissime interconnessioni
("legami"). Ne può risultare facil.
mente un'esigenza irrealistica di
cambiare tutto, o una rassegnazione
fatalistica che porta a non cambiare
nulla.
Il nostro approccio cerca una via
di mezzo. La conclusionce globale,
e tocca l'intero triangolo ambiente
sviluppo sistemi militari. E nell'am-
bito di questo triangolo che si può
formulare una doctrina della sicurez
za. Ma è pure in quest'ambito che si
possono proporre doctrine della sice-
rezza alternative, che tengano conto
dei sistemi ambientali, di sviluppo e
militari, sia in pace che in guerra
Non è casuale che un simile modo di
pensare emerga da studi focalizzati
anch'essi sull'ambicate, non perché
l'ambiente sia di per sé più o meno
olistico dei sistemi di sviluppo e mi
litari, bensi perché la scienza
dell'ambiente, l'
ecologia, è partico-
larmente olistica. Pensare in termini
ambientali è particolarmente ispi-
tante, e anche per questo sembra
opportuno iniziare dal vertice-am
bicate nel triangolo dello schema
proposto. Ed è anche fondamentale:
il rispetto dell'ambiente è una com
ditio sine Na non per noi tutti".
La caratterizzazione di Pauli, che
1 me sembra dunque appropriata se
si guarda al libro nella sua globalita,
č pero invalida nel caso di alcune
specifiche affermazioni contenute
nel testo. Per esempio quel che è
scritto a p. 18 è indubbiamente vero
("... Ciò significa che ci sono due ti
pi di sviluppo, o due modi per espri-
merlo: swippo wmano e sviluppo
sociale. Che siano collegati, evi-
dente: gli uomini hanno bisogno di
N. 9
una struttura sociale per il loro svi.
luppo, almeno di una struttura mi-
nima; altrimenti, non svilupperan-
no neppure il linguaggio. E la so-
cietà ha bisogno degli uomini, alme.
no in numero minimo, per occupare
le diverse posizioni nella struttura
sociale, se qualche socio-tipo deve
sopravvivere.): quel che è scritto a
pag. 36
pag. 32 è chiaramente falso...
Non c'è alcuna buona ragione per
cui una guerra nucleare dovrebbe es
sere breve."); quel che è scritto a p.
40 è sicuramente vero ("le case sono
meno vulnerabili (alla radiazione)
degli esseri umani"). Che dire perd
dell'affermazione a p. 35? ("Se il
settore militare venisse completa.
mente eliminato, o anche solo ridot
to parzialmente, la produzione in
dustriale inquinante (chimica, ac
ciaio, metallurgia in generale) risul
terebbe notevolmente ridotta. Se
ipotizziamo una relazione tra inten
sità di capitale e di ricerca e inquina
mento, e tra produzione militare e
intensità di capitale e di ricerca,
questa conclusione non solo sarebbe
La paura non basta
di Angelo Chiattella
"Non moriremo tutti; ovviamente
molto dipende da dove viviamo geo-
graficamente (emisfero Nord o
Sud). socialmente (centro o perife.
ria, con alcune eccezioni), politica
wente, (nel sistema Nato-Patto di
Varsavia oppure no), e topografice-
mente in pianura oppure in monta-
gna). Tutte queste dimensioni do-
vrebbero essere considerate come
possibilità legate fra loro piuttosto
che come dicotomic. I dati numeri
Problema per il lettore: che signi
fica l'ultima frase?
Il libro si conclude con le parole:
.... Perché c'è un limite di tempo
alla possibilità di continuare a cam-
minare lungo le linee attuali, se non
questo triangolo risulta prevalentemente ri-
volta all'analisi del sistema militare, concepi-
to come un'autentice macchina per lo spi-
de negativi della preparazione e dell'azione
militare su ambiente e sviluppo, costituisco-
no la parte centrale di quest'opera di Gal
ting, che non nasconde certo la sua sfiducia
profonda verso le teorie convenzionali della
SICNrezza, dai negoziati strategici per il disar
mo nucleare di wari dispositivi tecnico-politici
diretti a ridurre i rischi di deflagrazione acci
dentale del conflitto
Esponente di punta dell'ala radicale
dell'International Peace Research Associa-
tion, fondatore del "Journal of Peace Re-
search", rettore della Nouvelle Universite In
ternationale (Università Verde) di Parigi, au-
forevole docente presso l'Università di Prince- Per Galtung lumica via percorribile è l'in
ton, Johan Galtung rappresenta un punto di troduzione e l'affermazione nei diversi siste
riferimento importante per l'area ecopacifista mi sociali di obiettivi di trasformazione: il n
Europos e italiana. Della sua copiosa produ- stabilimento di ecosistemi stabili, il persegui
zione saggistica, prevalentemente incentratamento di modelli di sviluppo awtocentratie
sullo sviluppo del concetto di pace positiva in
la creazione di apparati militari strettamente
contrapposizione a quello di pace negativa, difensivi e decentrali. Nel frattempo pero a
intesa come assenza di violenza bellica, po- indispensabile, sempre secondo Galtung, i
chissimo è stato finora tradotto in Italia, mettere in discussione, nel campo della teoria
parte i due saggi raccolti in Imperialismo e ri- della sicurezza, l'ormai sempre piu sterile e
voluzione, una teoria strutturale (Rosenberg paralizzante contrapposizione tra il paradig.
& Sellier, 1977).
ma della corsa agli armamenti ed il paradig-
ma del disarmo generale, completo e contem
poraneo. Il nuovo paradigma da considerare
dovrebbe essere, piuttosto
che di disarmo, un
modello di trans-armo, opero... proces
so di transizione da un modello di difesa fom
dalo sa armi di offesa a un modello di difesa
che utilizza esclusivamente armi difensive, si
no alla loro totale estinzione nel caso della di
fesa popolare non violenta..."
La pubblicazione delle pid recenti e im
portanti opere di Galtung e ora prevista dalle
Edizioni del Gruppo Abele, al quale si deve
la diffusione di questo libro che, per quanto
scritto più di tre anni fa, mantiene elementi
di indubbis attualita. In esso Galtung affron
La l'impegnativo e assai impervio compito di
spiegare l'encombere sull'umanità del rischio
di onnicidio attraverso l'elaborazione di un
modello di interazione tra ambiente, svilup.
po e attività militare, fondando su esso una
dottrina della sicurezza alternative. Quasi
inevitabilmente, data la sua formazione, l'ar
tenzione di Galtung nell'esplorazione di
Si tratta di una prospettiva dai contorni
tutt'altro che certi e rigorosamente definiti,
ma che indubbiamente riesce a trasmettere al
lettore il senso d'urgenza che anima il lavoro
di Galtung
valida, ma lo sarebbe ancor di più,
per l'eliminazione di molti altri set-
tori produttivi). La prima frase
probabilmente verace; ma la secon
da che significa? E che dire della no
ta 12. qui richiamata, presumibil
mente, per corroborare quanto af
fermato nel testo; nota nella quale si
riportano due citazioni da altre fonti
che recitano: "... Almeno un quarto
di tutta la R&S mondiale viene svol-
ta Oggi a kopo militare". Si esti
mato che la produzione militare me
dia abbia un'intensità di ricerca ven-
ti volte superiore a quella civile me
dia'. Se l'aritmetica non è un'opi.
nione, ciò implicherebbe che la pro
duzione militare è meno del 2% di
quella civile (almeno se si ignora la
distinzione fra la ricerca menzionata
nella seconda citazione e la R&Sci-
tata nella prima). E comunque, s
prescindere dalla correttezza o meno
di questa conclusione, che c'entra
tutto ciò con quanto scritto nel te
sta?
A p. 47, la sezione intitolata So-
prawna inizia nel modo seguen-
te:
vogliamo che il nostro futuro abbia
l'aspetto della prossima pagina:
Segue una pagina bianca, salvo per
le parole (stampate in basso a destra.
in stampatello): "LA MORTE
BIANCA. Problema per il lettore:
che senso ha usare siffatti artifici let
terari (si fa per dire)?
Alle pp. 28-29 (nelle note) sta
Scritto:
"Si può obiettare che una guerra
nucleare potrebbe avere inizia da un
incidente. In un certo senso è vero,
ma è difficile credere che le potenze
nucleari non abbiano fatto tutto
quanto potevano per salvaguardarsi
da un simile incidente, che potrebbe
distruggere loro stesse. Se capita tal-
volta di sentit dire che il sistema
prossimo a incendiarsi, questo può
anche essere un effetto calcolato per
fare paura all'altra parte, non un
"incidente. Quando si verifica dav.
vero un incidente, verosimilmente
non ne sentiremo parlare, o verran
no fatti tutti gli sforzi per coprire la
notizia. Inoltre, questa categoria di
giudizio è pericolosa, perché può
portare all'idea che una guerra nu-
cleare non accidentale, pienamente
intenzionale, sia in qualche modo
più scusabile
C'è anche un aspetto di classe di
questa categoria: se dei capi di Stato
decidono di dichiarare una guerra, si
tratta di politica, ma se sono le classi
inferiori a decidere, allora è un inci-
dente, ed esse sono descritte come
mentalmente squilibrate,
Che dire delle condizoni mentali
di coloro che occupano i ranghi più
alti del sistema, desiderosi di usare
La riposta a questa domanda sem
bra trovarsi a p. 133 (sempre nelle
note):
L'Autore dell'opinione,
non molto originale, che l'arsenale
nucleare sia una conseguenza del
tutto logica, passo per passo della
doctrina convenzionale della sicurez
za, e che una furun axionc militare
nucleare sia un'altrettanto logica
conseguenza della presente e passata
preparazione militare. Nel contesto
di una simile dottrina, la prepara
zione per la guerra nucleare, o anche
la guerra nucleare stessa, non com-
paiono come follia, ma come una
fredda logica perseguita da menti
fredde, anche se un po' limitate...".
Problema: quale messaggio ha in-
teso trasmetterci l'autore con tutte
queste parole? Che non è il caso di
preoccuparsi della possibilità di una
guerra nucleare dovuta ad errore o
follia umani?
In qualche punto (ma di rado) si
fa nel libro uso di formule e notazio-
ni semimatematiche. Ciò non facili
ta la comprensione: né, presumibil.
mente, per chi ha una sindrome di
rigetto rispetto ad ogni formalismo
più o meno matematico, né per chi è
viceversa abituato a considerare ogni
uso, purché appropriato, di tale lin
guaggio come elemento chiarificato-
te. In particolare assai poco illumi-
nante è l'appendice intitolata Lap.
proccio matriciale, che a chiunque
conosca queste cose appare alquanto
dilettantesca, ne si capisce per qual
motivo sia stata inclusa.
Si dice che il comico Petrolini, cs-
sendo un suo spettacolo disturbato
da un buontempone in loggione che
lo interrompeva continuamente, so
spese la recita, fece accendere le luci
in sala e, fattosi al proscenio, disse
rivolto al loggione: "Io non ce l'ho
con te, che evidentemente ti diverti
cosi: ce l'ho con quelli che ti stanno
accanto, che ancora non t'hanno
buttato di sotto". Ora anche a me
vien voglia di rivolgermi non tanto a
J. Galtung, quanto al Gruppo Abele
che ha pubblicato questo libro in
italiano, a Roberto Fieschi che ha
scritto l'introduzione, e alla redazio-
ne dell'indice che mi ha costretto a
leggerlo per recensirlo
Ho conosciuto personalmente
Galcung c so che è persona brillante
e intelligente, ha pubblicato moltis.
simo certamente deve aver scritto di
meglio che questo libretto.
Al Gruppo Abele vorrei chiedere
sc, con tutta la letteratura disponibi
le sulla problematica di armi strate
gic disarmo, nonché le eventuali
connessioni con la tematica ecologi-
ca, non sarebbe stato possibile fare
una selezione migliore, volendo -
iniziativa meritoria- tradurre e
pubblicare in italiano un libro su
questa materia? Sia a livello dell'in-
formazione, che sul piano dei con-
cetti (dove, data la complessità della
materia, la più attenta cura del rigo-
re metodologico ed espositivo e indi-
spensabile se si vuol contribuire alla
chiarezza), mi sembra non sarebbe
mancata un'ampia possibilità di
scelte alternative.
Al collega ed amico Fieschi vorrei
imputare la sua presentazione (pe.
raltro assai stringata e non priva di
riserve) che, con la sua chiarezza e
ragionevolezza, poco fa presagire
della fumosità del testo che segue