Cosa gli restava di St.
avevo soldi, non ero for
intipatico, soffrivo di tos
vigliacco, puzzavo... La
in ragazzo ha dei suoi
eterminata dai fatti. Per
edevo di puzzare, ma que
nzione si basava semplice-
Free della probabilità. Era
ante antipatica puzza e per
egi la linguistica è in gra-
di studiare il discorso po
co e le sue conseguenze
Eglio di quanto non sia stato
to negli anni in cui seri.
Orwell, tanto più che le
se della comunicazione,
sica in testa, hanno avu.
enerme sviluppo. La
afia in questo settore
vista d'occhio, pero
nonostante le inge-
paradossi di cule
il suo saggio sui
sa lingua e politica,
onoscere almeno l'
i affermazioni co.
: Il linguaggio
destinato a far
sre le bugie e ri
ssassino e a da
a di solidità a
Tanto vento.
ciò anch'io, con ogni probabilità, puz-
zavo...).
Per far si che la certezza si sostituisse
alla legge della probabilita, Eric Arthur
cerco di puxxare davvero. Assecondando
quell'oscuro istinto che a St. Cyprian lo
aveva spinto a denunciare un suo com
pagno per omosessualità, senza neppure
sapere cosa fosse l'omosessualità lascio
Eton per entrare nella polizia dell'impe-
ro, e chiese di venire assegnato in Bir
mania. Non si era ancora formato delle
opinioni politiche, ma già dallo sbarco
a Rangoon fu in grado di capire che non
si sarebbe abituato al mestiere del re-
pressore. Lo ricorda nei Rimorsi bir
mani che fanno pure parte di Trasde-
gno e passione: A Moulmein, nella Bir
mania meridionale, ero odiato da molti
- l'unica volta in vita mia che sono
stato cosi importante da destare una si-
mile reazione. Tutto questo mi imbaraz-
zava e mi esasperava. Perché già allora
avevo capito che l'imperialismo era un
male e che per me la miglior cosa da
fare era dimettermi dalla polizia
il più presto possibile... > Indugio, in-
vece, nella polizia dell'impero per altri
cinque anni. Come a St. Cyprian...
A ventiquattro anni, senza uri mestie-
re, comincio a scrivere. Dopo esser stato
criminale e delatore a St. Cyprian, po
liziotto e repressore in Birmania, ora
voleva diventare scrittore. E scrittore di
miseria. Per approfondire la sua cono-
scenza della miseria, si travestiva da
barbone e girava per ospizi e altri laz
zaretti, ossessionato dall'orrore e dalla
necessità, dal dovere e dal piacere di
puzzare: Si dovevano esporre tutti i
vergognosi segreti della biancheria inti
ma: la sporcizia, gli strappi. i rattoppi.
il cordino che fungeva da bottone, i di-
versi strati di indumenti frammentari.
alcuni autentici collages di buchi, tenuti
assieme dal luridume. Lo stanzone si
era trasformato in un ammasso di fumi.
ganti nudità. Il puzzo di sudore si fon
deva con il ripugnante lezzo fecale, tipi
co dei dormitori... Quando infine si iun-
se nel padiglione, avvertii una strana
sensazione familiare, ma solo più tardi
nel corso della notte riuscii a riconoscer-
la. Mi trovavo in un lungo stanzone dal
soffitto basso scarsamente illuminato. Un
brusio di voci saliva da tre file di letti.
vicinissimi gli uni nel nltri VI predo
minava un odore fecale, ripugnante e
dolciastro al tempo stesso....
... >
Conquistó la puzza irrimediabile delle
parole, l'odore fecale, ripugnante e dol-
ciastro al tempo stesso dell'ideologia
Dal criminale immaginario, dal dela
tore ignorante, dal poliziotto inesperto,
dal repressore incapace Eric Arthur
Blair nacque lo scrittore insoddisfatto e
impaziente George Orwell, anticomunista
più ancora che antifascista, autore di
quei brutti libri che sono La fattoria
degli animali e 1984, ma anche del coin-
volgenti capolavori che sono Omaggio
alla Catalogna e questo postumo Tra
sdegno e passione.
Sessualità delle donne e scienze umane
Ma il femminismo
vuole un nemico
di IDA MAGLI
C
19 IN ITALIA, ma non solo in Italia, da
diversi anni uno strano rapporto tra i
movimenti femministi e le varie teorie scien-
tifiche: se ne appropriano, se ne servono, per
poi dimenticarsi di esservicii costruiti sopra,
e finiscono col negarle, o col contraddirle non
appena si discostano da ciò che vorrebbero.
Cosa sarebbe oggi del femminismo se scien-
ze come la psicologia, la psicoanalisi, l'antro
pologia culturale, non avessero dimostrato che
nulla nella società esiste per natura, ma che
tutto è risultato della storia culturale, dell'ap-
prendimento, dell'educazione infantile? Come
potrebbero oggi le donne dimostrare che il
privilegio maschile è soltanto il frutto di un
potere sociale, e non un dono di natura? Cosa
sarebbe del discorso di Marx sulla servitù
della donna, di quello di Engels sull'origine
della famiglia se non ci fossero stati gli studi
degli antropologi evoluzionisti, se non ci fosse
stata l'opera di Morgan sulla società antica,
sulle donne irochesi?
E che dire di tutte le ricerche delle antro
pologhe sui tabù del mestruo, sulla impurità
della donna, sulla clitoridectomia come mo
menti fondamentali della oppressione delle
donne in tutte le società e in tutte le storie!
Come si può pensare, d'altra parte, che i si-
gnificati sui quali l'uomo ha costruito fin dal-
le origini il suo potere possano oggi, nel giro
di qualche giorno o di qualche anno essere
cancellati senza fatica o addirittura con la
gioiosa collaborazione del maschio?
Il discorso antropologico è un discorso sui
significati culturali, consapevoli e non consil-
pevoli, voluti e non voluti, ma il cui disegno
un insieme interrelato e complesso in cui tut-
to si tiene . E' per questo che lo strumento
conoscitivo di cui si servono gli antropologi
per decifrare la realtà è la riduzione dei
significati del comportamento, da impliciti
espliciti, da inconsapevoli a consapevoli, met
tendone in luce, nei limiti del possibile. l'or-
dito di base, la struttura inconscia, il modello
complessivo.
Fisiologia
dell'orgasmo
Nel caso che ho esaminato nell'articolo sulla
sessuologia clinica (la Repubblica, 19 feb
braio). il comportamento esplicito era chia-
rissimo: la sessuologia clinica si occupa del
< sintomo >, e cioè della cattiva o mancata fi
siologia dell'orgasmo, con una dichiarata scis-
sione dal problema complesso della sessuall-
tà. Per quanto riguarda la donna, si prende
come metro quello che da secoli l'uomo ha
considerato un bon metro della sua sessuali
tà: l'orgasmo; e a cura > è finalizzata tutta
a questo scopo un buon raggiungimento del
l'orgasmo.
A questo punto la conclusione implicita è
molto semplice: il problema del rapporto uo
mo-donna non esiste, non è mai esistito, non è
la cultura
neanche necessario evocarlo; la donna, pove-
rina, si era messa in mente che l'uomo e vio
lento, è predatore, è stupratore, ma non è il
caso di disturbare né la storia né la cultura
per tanto poco; si tratta di piccole fissazioni
che svaniscono con un pò di massaggio, o al
più con qualche rilassante esercizio ginnico.
Eliminato il sintomo é eliminato anche il
problema: l'uomo si rassicuri: cosa ha più da
rimproverargli la donna se adesso arriva per
fino all'orgasmo? E poi, quando mai l'uomo
ha creduto davvero che la donna non godes-
se? Se si rifiutava al rapporto, se le si irri
gidivano i muscoli, era perché voleva trop
po, perché era insaziabile, come ben dimo
strano le fantasie maschili sulla vagina den.
tata e castratrice, o, su un piano più concre-
to, le riluttanze dei magistrati a riconoscere
la non partecipazione della donna nella vio-
lenza carnale.
Simboli
in prigione
Ma, lo so bene, la domanda è: che fare?
Sul piano del che fare, cioè sul piano della
contingenza politica, l'analisi culturale viene
dal femminismo respinta ai margini o addi
rittura accantonata come fastidioca perché
non permette soluzioni immediate (prendiamo
ci almeno l'orgasmo, dice giustamente Nata-
lia Aspesi - replicando su la Repubblica del
24 scorso al mio articolo citato - visto che
finora non avevamo nemmeno questo), ma
soprattutto perché nella cultura non si può
colpevolizzare nessuno, non si riesce a iden-
tificare il nemico. Cosa questa che, nel clima
sociale italiano, e non solo impossibile, ma
addirittura sconvolgente. Individuare il nemi
co è l'operazione che ogni buon italiano com-
pie tutte le mattine quando si alza. Ma i ne-
mici che la scienza della cultura prospetta
al femminismo sono dei simboli, e questi, si
sa, sono impalpabili. La loro prigione è nel
l'aria, densa come il fumo, e la loro resisten-
za è quasi invincibile, sostenuta dalle radici
profonde di un inconscio strutturato da mil-
lenni, e su cui si rare il potere.
Certo, non è compito dello scienziato pro-
spettare delle scelte politiche, ma io non sono
del tutto certa che l'azione politica contingen
te non debba tener conto delle strutture cul-
turali, e cioè della trama significativa entro
la quale ogni comportamento si muove e si
riassesta. La storia di lunga durata è sostan-
ziata dalle azioni e dalle conseguenze della
storia contingente. E se questo è vero per
qualsiasi scelta politica, è ancora più vero
per il femminismo, perché la storia della don-
na è inscritta soprattutto negli avveniments
di lunga durata, nelle strutture simboliche
profonde, in quei significati inconsapevoli per
i quali l'astuzia della ragione sembra impo-
tente. Mi chiedeva angosciata, una giovane
psichiatra femminista qualche giorno fà: «co-
me si fa a fregare l'inconscio?
Rio de Janeiro non dimentica la famosa diva del musical
Museo Carmen Miranda
1 Rinascimento...
ARBASINO
con i suoi abiti miserabili da stra-
da: come in Accafione. Sempre in
scena tutti insieme: spesso gli uomini
al bar o nell'officina di radioline ru-
bate, e le donne di sopra, nelle ter
Tazze e nelle stanze; ma con una
coralità concertata come uno stru
mento di precisione, tutti parlando
sempre insieme, però si sente ogni
battuta perché gli alti e i "bas-
si' di ciascuno sono perfettamente
regolati a incastro; e dal parlato si
passa continuamente al canto, e con
grande naturalezza alla danza, che
addirittura professionale, alla Garinci
Giovannini.
e
dre; molti turbanti; medaglie per
spettacoli sul fronte del Pacifico; e In questo collettivo", fra le mie
reparto di bigiotteria, per il collo
cole storie quotidiane della favela, si
Laccia, da fare invidia al Va-
svolge nientemeno che il dramma di
1 Louvre.
Medea, proprio quello di Euripide,
egli audiovisivi e per- < in moderno, con una attrice dram-
cata, come in un
mation prodigiosa, Bibi Ferreira, si
to date. E
mile a una Maria Melato riciclata
or Hugo. dalla Magnani e da Brecht; e invece
nghi
Creonte è piuttosto un basso buffo
incanaglito dall'avanspettacolo, e gli
Angono assegnate delle simpatiche
ignorime sul matrimonio de
la cara figlia: un eco-
gista, un ginecolo-
ma come si
di
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