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Rassegna stampa, Oggetto 266

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

  • Title: Rassegna stampa, Oggetto 266
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Transcript:
    Cosa gli restava di St. avevo soldi, non ero for intipatico, soffrivo di tos vigliacco, puzzavo... La in ragazzo ha dei suoi eterminata dai fatti. Per edevo di puzzare, ma que nzione si basava semplice- Free della probabilità. Era ante antipatica puzza e per egi la linguistica è in gra- di studiare il discorso po co e le sue conseguenze Eglio di quanto non sia stato to negli anni in cui seri. Orwell, tanto più che le se della comunicazione, sica in testa, hanno avu. enerme sviluppo. La afia in questo settore vista d'occhio, pero nonostante le inge- paradossi di cule il suo saggio sui sa lingua e politica, onoscere almeno l' i affermazioni co. : Il linguaggio destinato a far sre le bugie e ri ssassino e a da a di solidità a Tanto vento. ciò anch'io, con ogni probabilità, puz- zavo...). Per far si che la certezza si sostituisse alla legge della probabilita, Eric Arthur cerco di puxxare davvero. Assecondando quell'oscuro istinto che a St. Cyprian lo aveva spinto a denunciare un suo com pagno per omosessualità, senza neppure sapere cosa fosse l'omosessualità lascio Eton per entrare nella polizia dell'impe- ro, e chiese di venire assegnato in Bir mania. Non si era ancora formato delle opinioni politiche, ma già dallo sbarco a Rangoon fu in grado di capire che non si sarebbe abituato al mestiere del re- pressore. Lo ricorda nei Rimorsi bir mani che fanno pure parte di Trasde- gno e passione: A Moulmein, nella Bir mania meridionale, ero odiato da molti - l'unica volta in vita mia che sono stato cosi importante da destare una si- mile reazione. Tutto questo mi imbaraz- zava e mi esasperava. Perché già allora avevo capito che l'imperialismo era un male e che per me la miglior cosa da fare era dimettermi dalla polizia il più presto possibile... > Indugio, in- vece, nella polizia dell'impero per altri cinque anni. Come a St. Cyprian... A ventiquattro anni, senza uri mestie- re, comincio a scrivere. Dopo esser stato criminale e delatore a St. Cyprian, po liziotto e repressore in Birmania, ora voleva diventare scrittore. E scrittore di miseria. Per approfondire la sua cono- scenza della miseria, si travestiva da barbone e girava per ospizi e altri laz zaretti, ossessionato dall'orrore e dalla necessità, dal dovere e dal piacere di puzzare: Si dovevano esporre tutti i vergognosi segreti della biancheria inti ma: la sporcizia, gli strappi. i rattoppi. il cordino che fungeva da bottone, i di- versi strati di indumenti frammentari. alcuni autentici collages di buchi, tenuti assieme dal luridume. Lo stanzone si era trasformato in un ammasso di fumi. ganti nudità. Il puzzo di sudore si fon deva con il ripugnante lezzo fecale, tipi co dei dormitori... Quando infine si iun- se nel padiglione, avvertii una strana sensazione familiare, ma solo più tardi nel corso della notte riuscii a riconoscer- la. Mi trovavo in un lungo stanzone dal soffitto basso scarsamente illuminato. Un brusio di voci saliva da tre file di letti. vicinissimi gli uni nel nltri VI predo minava un odore fecale, ripugnante e dolciastro al tempo stesso.... ... > Conquistó la puzza irrimediabile delle parole, l'odore fecale, ripugnante e dol- ciastro al tempo stesso dell'ideologia Dal criminale immaginario, dal dela tore ignorante, dal poliziotto inesperto, dal repressore incapace Eric Arthur Blair nacque lo scrittore insoddisfatto e impaziente George Orwell, anticomunista più ancora che antifascista, autore di quei brutti libri che sono La fattoria degli animali e 1984, ma anche del coin- volgenti capolavori che sono Omaggio alla Catalogna e questo postumo Tra sdegno e passione. Sessualità delle donne e scienze umane Ma il femminismo vuole un nemico di IDA MAGLI C 19 IN ITALIA, ma non solo in Italia, da diversi anni uno strano rapporto tra i movimenti femministi e le varie teorie scien- tifiche: se ne appropriano, se ne servono, per poi dimenticarsi di esservicii costruiti sopra, e finiscono col negarle, o col contraddirle non appena si discostano da ciò che vorrebbero. Cosa sarebbe oggi del femminismo se scien- ze come la psicologia, la psicoanalisi, l'antro pologia culturale, non avessero dimostrato che nulla nella società esiste per natura, ma che tutto è risultato della storia culturale, dell'ap- prendimento, dell'educazione infantile? Come potrebbero oggi le donne dimostrare che il privilegio maschile è soltanto il frutto di un potere sociale, e non un dono di natura? Cosa sarebbe del discorso di Marx sulla servitù della donna, di quello di Engels sull'origine della famiglia se non ci fossero stati gli studi degli antropologi evoluzionisti, se non ci fosse stata l'opera di Morgan sulla società antica, sulle donne irochesi? E che dire di tutte le ricerche delle antro pologhe sui tabù del mestruo, sulla impurità della donna, sulla clitoridectomia come mo menti fondamentali della oppressione delle donne in tutte le società e in tutte le storie! Come si può pensare, d'altra parte, che i si- gnificati sui quali l'uomo ha costruito fin dal- le origini il suo potere possano oggi, nel giro di qualche giorno o di qualche anno essere cancellati senza fatica o addirittura con la gioiosa collaborazione del maschio? Il discorso antropologico è un discorso sui significati culturali, consapevoli e non consil- pevoli, voluti e non voluti, ma il cui disegno un insieme interrelato e complesso in cui tut- to si tiene . E' per questo che lo strumento conoscitivo di cui si servono gli antropologi per decifrare la realtà è la riduzione dei significati del comportamento, da impliciti espliciti, da inconsapevoli a consapevoli, met tendone in luce, nei limiti del possibile. l'or- dito di base, la struttura inconscia, il modello complessivo. Fisiologia dell'orgasmo Nel caso che ho esaminato nell'articolo sulla sessuologia clinica (la Repubblica, 19 feb braio). il comportamento esplicito era chia- rissimo: la sessuologia clinica si occupa del < sintomo >, e cioè della cattiva o mancata fi siologia dell'orgasmo, con una dichiarata scis- sione dal problema complesso della sessuall- tà. Per quanto riguarda la donna, si prende come metro quello che da secoli l'uomo ha considerato un bon metro della sua sessuali tà: l'orgasmo; e a cura > è finalizzata tutta a questo scopo un buon raggiungimento del l'orgasmo. A questo punto la conclusione implicita è molto semplice: il problema del rapporto uo mo-donna non esiste, non è mai esistito, non è la cultura neanche necessario evocarlo; la donna, pove- rina, si era messa in mente che l'uomo e vio lento, è predatore, è stupratore, ma non è il caso di disturbare né la storia né la cultura per tanto poco; si tratta di piccole fissazioni che svaniscono con un pò di massaggio, o al più con qualche rilassante esercizio ginnico. Eliminato il sintomo é eliminato anche il problema: l'uomo si rassicuri: cosa ha più da rimproverargli la donna se adesso arriva per fino all'orgasmo? E poi, quando mai l'uomo ha creduto davvero che la donna non godes- se? Se si rifiutava al rapporto, se le si irri gidivano i muscoli, era perché voleva trop po, perché era insaziabile, come ben dimo strano le fantasie maschili sulla vagina den. tata e castratrice, o, su un piano più concre- to, le riluttanze dei magistrati a riconoscere la non partecipazione della donna nella vio- lenza carnale. Simboli in prigione Ma, lo so bene, la domanda è: che fare? Sul piano del che fare, cioè sul piano della contingenza politica, l'analisi culturale viene dal femminismo respinta ai margini o addi rittura accantonata come fastidioca perché non permette soluzioni immediate (prendiamo ci almeno l'orgasmo, dice giustamente Nata- lia Aspesi - replicando su la Repubblica del 24 scorso al mio articolo citato - visto che finora non avevamo nemmeno questo), ma soprattutto perché nella cultura non si può colpevolizzare nessuno, non si riesce a iden- tificare il nemico. Cosa questa che, nel clima sociale italiano, e non solo impossibile, ma addirittura sconvolgente. Individuare il nemi co è l'operazione che ogni buon italiano com- pie tutte le mattine quando si alza. Ma i ne- mici che la scienza della cultura prospetta al femminismo sono dei simboli, e questi, si sa, sono impalpabili. La loro prigione è nel l'aria, densa come il fumo, e la loro resisten- za è quasi invincibile, sostenuta dalle radici profonde di un inconscio strutturato da mil- lenni, e su cui si rare il potere. Certo, non è compito dello scienziato pro- spettare delle scelte politiche, ma io non sono del tutto certa che l'azione politica contingen te non debba tener conto delle strutture cul- turali, e cioè della trama significativa entro la quale ogni comportamento si muove e si riassesta. La storia di lunga durata è sostan- ziata dalle azioni e dalle conseguenze della storia contingente. E se questo è vero per qualsiasi scelta politica, è ancora più vero per il femminismo, perché la storia della don- na è inscritta soprattutto negli avveniments di lunga durata, nelle strutture simboliche profonde, in quei significati inconsapevoli per i quali l'astuzia della ragione sembra impo- tente. Mi chiedeva angosciata, una giovane psichiatra femminista qualche giorno fà: «co- me si fa a fregare l'inconscio? Rio de Janeiro non dimentica la famosa diva del musical Museo Carmen Miranda 1 Rinascimento... ARBASINO con i suoi abiti miserabili da stra- da: come in Accafione. Sempre in scena tutti insieme: spesso gli uomini al bar o nell'officina di radioline ru- bate, e le donne di sopra, nelle ter Tazze e nelle stanze; ma con una coralità concertata come uno stru mento di precisione, tutti parlando sempre insieme, però si sente ogni battuta perché gli alti e i "bas- si' di ciascuno sono perfettamente regolati a incastro; e dal parlato si passa continuamente al canto, e con grande naturalezza alla danza, che addirittura professionale, alla Garinci Giovannini. e dre; molti turbanti; medaglie per spettacoli sul fronte del Pacifico; e In questo collettivo", fra le mie reparto di bigiotteria, per il collo cole storie quotidiane della favela, si Laccia, da fare invidia al Va- svolge nientemeno che il dramma di 1 Louvre. Medea, proprio quello di Euripide, egli audiovisivi e per- < in moderno, con una attrice dram- cata, come in un mation prodigiosa, Bibi Ferreira, si to date. E mile a una Maria Melato riciclata or Hugo. dalla Magnani e da Brecht; e invece nghi Creonte è piuttosto un basso buffo incanaglito dall'avanspettacolo, e gli Angono assegnate delle simpatiche ignorime sul matrimonio de la cara figlia: un eco- gista, un ginecolo- ma come si di
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