Come in un eterno gioco delle parti i letterati
francesi, fino a quel momento imbevuti di natura-
lismo e materialismo, giunti agli sgoccioli del se-
colo fanno il grande volta fa
faccia e si
esicconvettono
alla religione del bello (con i suoi inevitabili con-
notati di classe) e alla religione tout court. E lo
scrittore cattolico nelle sue diverse varianti diven
ta una riconoscibile figura fin de siècle, basti pen-
suru a Leon Bloyo a Villiers de l'Isle-Adam. Una
la in grande confidenza con Belzebu, come si
e ,
Joris-Karl Huysmans
CONTROCORRENTE
Frassinelli
pp. 288. f. 14.000
fortuna straordinaria
può apprezzare pienamente nelle atmosfere sulfu.
Tee dell'opera successiva di Huysmans, la bus
(1891) romanzo del satanismo e del revival
occul-
tista di fine '800, incentrato sulla terribile figura di
Gilles de Rais, alias Barbablu. Ma Joris è tanto più
religioso quanto più è blasfemo e viceversa e in
dulge a quell'amore del paradosso e dell'iperbolo
che tanto spesso si riscontra fra i veri mistici e che
qualche secolo prima gli avrebbe guadagnato il ro-
go. Se poi fosse vero mistico è difficile dire. Il suo
eroe. l'esteta misantropo Des Esseintes, per disgu-
sto del mondo e della volgarità dei tempi moderni
decide di seppellirsi (letteralmente) in casa, dopo
averla
organizzata fin nei minimi particolari come
un interior decorator ossessivo e fobico. E del me
nu delle nevrosi Joris-Karl è un vero maestro. Fos-
se stato un pittore antico si sarebbe chiamato il
Maestro dell'Eroe nevrastenico e feticista.
Des Esseintes è il capostipite di una serie di
solipsismo e dal desiderio di vivere una vita ini
personaggi, tutti accumunati da una buona dose di
tabile, ovvero di trasformare tutto ciò che è na-
turale in artificiale, forzando le leggi della natura e
sottraendosi ai condizionamenti della società. Co-
si l'eroe controcorrente si rinchiude in una sorte di
mausoleo in cui si mescolano una funerea bellezza
e il bric-a-brac del kitch internazionale fra pareti
ovattate e protette da tappezzerie fitte e impenetra
bili, perché del mondo non giunga neppure il bru-
sio. Idea, questa, resa con forza dall'immagine di
copertina di questa nuova edizione Frassinelli,
dove, fra i panneggi di una tenda di raso imbottito.
pesante e sfarzoso sipario che si chiude sul mon-
do, troneggia un'enigmatica pera.
una versione decadente e bla-
stituisce la prodigalità e la più grande indulgenza
nei confronti delle esotiche manie. 11 dandi-
smo, Andrea Sperelli, Dorian Gray, il Charlus del
la Recherche, o perfino i film di Peter Greeneway
sono gli ovvi, istintivi riferimenti. Ma lo si ritrova,
oggetto di divertito rovesciamento o ripresa in
chiave parodica, in Palazzeschi, Petrolini nella fa-
miglia Addams, in Rocky Horror Picture Show,
Brancaleone... una vera miniera/maniera, dunque
alla quale per più di un secolo tanti hanno conti-
nuato ad attingere a piene mani
romanzo di Napoleon Baccino Ponce de León. E il raccon- Come pere per riempire di parole quella immensità.
Dita che alla povertà monacale so-
il manifesto
la talpa libri
VI
SESSANTARICH
AMERICA LATINA
Verso le Molucche, viaggio circolare
tra inganni e bonacce del Pacifico
mente. Dando ascolto alla voce
dei vinti, di quegli uomini pron-
ti a sfidare il mare e la morte, si
racconta una storia diversa, vi-
sta dal bassos e contrapposta a
quella dei potenti.
L'aria riempiva lo immense
tele bianche, l'acqua scorreva
sotto lo scafo e la terra girava la
sciando la Spagna dietro di sé.
Tutte le cose si mettevano in
movimento e si allontanavano
da noi che immobili ci lasciava-
mo rubare il mondo che ci ap-
parteneva. Nessuno sapeva in
realtà dove andavano le cose che
si allontanavano da noi quella
mattina. Nessuno, tranne il Ca-
pitano, conosceva la destinazio
ne della flotta. Nessuno sapeva
che l'arrivo doveva coincidere
con il punto di partenza. Un
viaggio circolare che raggiunge
allontanandosi e si allontana av
vicinandosi. Un gruppo di uo-
mini che si era lasciato sedurre
III. da America Latina 1492.1992, Leonardo De Luca ed. da un bando che parlava di oro e
spezie, ma che non citava la rot-
ta né la durata dell'avventura. Man mano che i giorni si sus.
seguono uguali, nella quiete mortale dei mesi passati in
mezzo all'oceano chiamato per questo Pacifico da Magella-
no senza un alito di vento, sospesi nel tempo e circondati
dal nulla, non resta altro che aspettare dando spazio ai so
gni parlares
CLAUDIO TOGNONATO
COSTO 1519, un muto stu-
pore si espande nel paese.
Per un istante ogni attività
pare arrestarsi. Si tace, si chiu-
de, si spegne, perfino gli sguardi
sembrano pietrificati di fronte al
fascino di quel magnifico spie-
gamento di vela che si distendo-
no al vento. Il fiume smise di
correre. Il sole di salire nel cielo.
Le nuvole di passare. Gli uccelli
rimasero sospesi nell'aria quie-
ta... Il tempo sembrava annulla-
to, e forse saremmo rimasti cosi
per l'eternità se una salva d'arti-
glieria non avesse rotto l'incan
tesimo. Il rombo potente del
annoni dell
rotold
per le strade e le piazze di Siviglia e si perse in lontanan-
za.... Lentamente, senza nemmeno agitare le acque, scivo-
lano le cinque navi. Cominciava il lungo viaggio di Magel
lano e dei suoi 250 uomini alla ricerca di un passaggio ver
so l'arcipelago delle spezie, verso Maluco, nome che nel
Cinquecento si dava alle isole Molucche e che è il titolo del
pancia
Maluco è il primo romanzo di Baccino Ponce de León.
Uruguayano, nato a Montevideo nel '47, critico letterario
che ama il mare e trascorre intere stagioni a Punta del Dia-
blo, un villaggio di pescatori di squali. Anni di studio,
un'accurata ricostruzione della vita e dei costumi nel seco-
conti, nella prestigioso promo Casa de las Amoi
cas. Romanzo storico, tragicamente allegro e fantasioso,
Maluco è l'eterna utopia che insegue ogni esperienza uma
na. E i troppi refusi Napoleon Baccino Ponce de Leon
MALUCO
possono restare in se-
condo piano di fronte
all'accurata traduzione
che lascia intatto lo
splendore di uno dei li
bri più belli dell'anno.
una la prima
del globo, se non fosse che le avventure dell'umanità, quel
le di
came e ossa, sono il piu delle volte tragedie vere.
Settembre 1522. dopo tre anni rientra la spedizione,
ma al porto di Siviglia tornano solo 18 uomini. Per la voce
narrante, un buffone di Sua Maestà, sono invece 19. lui il
diciannovesimo, testimone scomodo che scrive una lettur
al re Carlo V affinché reinserisca il suo nome tra i superstiti.
dell'equipaggio, e che gli era stata
tolta per aver raccontato
una versione diversa da quella ufficiale. L'autore ha scelto
di dar voco al picaresco parlottare di Juanillo, un nano, un
dare il mondo soltanto dal trono, e la caterva di adulatori
della tua corte soltanto in
in faccia, incipriata e composta dal
l'ipocrisia. Invece
sotto un tavolo le cose si vedono diverse
MUSICA
Da Carlo Martello a Marinella,
sulla «cattiva strada» di De André
ANDREA COLOMBO
F
ABRIZIO De André e una figura unica nel panorama
della musica italiana. Impossibile catalogarlo alla vo-
ce cantautoris, per quanto cantante e autore lo sia di
certo. Anche più difficile considerarlo una rockstar, anche
se i suoi concerti con i New Trolls o la con la Pim non han
no nulla da invidare a quelli delle star del rock nostrano.
Difficile cavarsela anche con lo
straclassico musicista speri Canzoni, amori
mentales passi pure, ma a patto
di non confonderlo con autori e amicizie
quali Franco Battiato o l'amico di un poeta
Ivano Fossati. Per essere uno
musicista amato
sperimentatore De André e sin-
golarmente privo di ogni intel-
lettualismo, vexzoso o sostan da molte
ziale che sia. Se si volge alle so generazioni
norità mediterranee, non lo fa
con lo spirito del musicista col-
to, ma con quello un po' sognante, un po' rabbioso, molto
curioso, del poeta di strada.
Per un autore tanto unico in Italia da rendere inevitabi-
le il paragone con Dylan, un libro altrettanto poco conforme
alla sterminata produzione editoriale dedicata alla musica,
La cattiva strada. E' la seconda edizione, completamente ri-
vista, aggiornata e ampliata della raccolta dei testi curata da
Doriano Fasoli con annessa discografia completa, curiosità
incluse, curata da Luciano Ceri. (Edizioni associate, pp.
279. £. 29.000). I testi stessi, però, arrivano solo dopo una
ampia raccolta di testimonianze su De Andre uomo e musi-
trad. di Gianni Guadalupi
Anabasi
pp. 353. £. 32.000
Doriano Fasoli
LA CATTIVA STRADA
Edizioni Associate
pp. 279. £. 29.000
giovedi Il gennaio 1996
JORIS-KARL HUYSMANS
La bibbia decadente
di un eroe blasfemo
cista e una lunga intervista, tra le
meno formali e retoriche che si
possano immaginare. Tra le te-
stimonanze quella di Paolo Vil-
laggio è davvero speciale. Coau-
tore della famosa Carlo Martello,
il creatore di Fantozzi è amico
del musicista da sempre, dall'in-
fanzia, da quando, di cotto anni più grandes, iniziò, come
dice lui, a fargli da padre. Cosi il suo racconto può permet-
tersi di essere tanto pieno d'uffetto e di vera intimità quanto
della borghesia ma non per questo borghese, lo spigolo
modo suo
i segreti di un classico ribelle fi-
sità del carattere, l'astuzia mascherata da
ca febbrile di conferme nel successo per provare a se stesso
tello scomodo che prendeva dieci in ginnastica,
non solo in italiano e filosofias.
glio
a
ricer
Nell'intervista, Fabrizio De André racconta la vita e i
dischi, da un lato gli amori, i figli, il sequestro in Sardegna,
dall'altro, disco per disco, il percorso che dalla rivolta anti-
conformista degli anni Sessanta porta alla musica etnica
del capolavoro Creuza de ma e poi di Le nuvole. E' ovvio
che nella chiacchierata si ritrovi molto più il secondo l'au-
tore maturo che ha messo a fuoco l'interesse per tutto quel
che è stato messo ai lati dal mainstream culturale, e parten-
do dal pellerossa, passando per la Sardegna, è arrivato alla
sua Genova e di qui, adesso, guarda al mondo arabo. Ede sfema
un autore molto diverso da quello diventato ormai un clas-
sico dei primi dischi. Ma quando poi si passa ai testi si sco-
pre senza sforzo la continuità che tiene insieme le diverse
fasi. Il sentimento, più che la riflessione che lo ha spinto di
volta in volta a guarda-
re il mondo dal punto
di vista più eccentrico
rispetto ai luoghi co
muni di volta in volta
imperanti.
MARIA BAIOCCHI
OPO
UN LIURD del genere, al suo autore
resta che tra la canna di
scegliere
scriveva nel 1884 Barbey d'Aurovilly di Contro-
corrente, romanzo di Joris-Karl Huysmans oggi ri-
pubblicato nella nuova bellissima) traduzione di
Fabrizio Ascari nella collana I Classici Classici
di Frassinelli. Una diagnosi di grande chiaroveg-
geuza quella di Barbey d'Aurevilly, giacche Huy-
smans nel giro di meno di un decennio si sarebbe
fatto monaco. Sorte bizzarra quella dell'autore, di
professione impiegato al ministero degli interni,
dove, come un mandarino della migliore tradizio
ne imperiale (in fondo siamo in Francia) scrive
tutte le sue opere maggiori Naturalmente durante
le ore di lavoro. La sua produzione letteraria segna
tutte le tappe della letteratura francese dell'ultimo
quarto del secolo scorso e infatti i suoi primi scrit
ti. Marthe (1876) e Sac ou dos ('80) rientrano per
fettamente nello
spirito naturalista del gruppo che
si riuniva attorno a Zola, gruppo del quale del re-
sto il primo Huysmans fa parte. Ma al di là delle
etichette (nessuna più
appropriata di quella
che definisce contro
corrente la Bibbia del
Decadentismo) il libro,
che mescola con auda-
cia religiosità ed esteti-
smo, ha conosciuto una
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