CULTURA
un prodotto di freschissima nascita.
Michael Daley, un giornalista ingle-
se che ha scritto per l'Independent
sulla Sistina, si è preso la briga di
mettere a confronto le dichiarazioni
dei restauratori nel corso degli anni.
Per esempio quelle riguardo a un
solvente, l'AB57, che all'inizio veniva
definito sicuro per il buon fresco
perché attaccava solo i materiali or-
ganici, non i minerali. Qualche anno
dopo gli stessi restauratori annun-
ciavano di aver chiuso con il medesi-
mo AB57 a vantaggio di qualcosa di
più sicuro e più dolce perché nei
blu del Giudizio Universale c'era la
pislazzulo, cioè un minerale. Ancora
riguardo alla Sistina è storia nota,
poi, fra gli esperti che parecchie let
tere anonime sono circolate metten-
do in dubbio tecniche e materiali
usati nel restauro, tanto precise tec
nicamente da far pensare a un caso
di spionaggio industriale.
Beck non è a favore di questi siste-
mi. Lui firma con nome e cognome,
per esempio scrivendo a De Bene
detti come ha fatto due volte in que
sti sei mesi per chiedere un pubblico
dibattito prima di metter mano alla
Trinità del Masaccio: «L'ultima an-
che con la ricevuta di ritorno, ma
non ho avuto risposta. Ma non si
meraviglia affatto, il professore
americano, davanti alla pressione di
interessi industriali: «A prima vista
quello del restauro non è un grosso
mercato, pero, attenzione: ci sono oli
sperimentati per la protezione delle
sculture che costano 100.000 lire al
litro, se si dimostrano efficaci poi
possono essere usati per le facciate,
allora non è più un "business" irrile-
vante. Non dico di non sperimenta-
re, dico di non farlo sur capolavori
In realtà nessuno difende gli in
terventi whardo, semmai c'è chi sot-
tolinea altri fattori. Per esempio
Giorgio Bonsanti, direttore dell'opi-
ficio delle Pietre Dure, spiega come,
in certi casi, il problema del consoli-
damento sia cosi urgente da poter
andare a scapito dell'aspetto genera
le di un'opera: Per questo chiedere
un interruzione è una solenne fesse-
ria. La Gregori dica pure che biso
gna fermarsi, noi rivendichiamo la
nostra professionalità, non lavoria
mo a casaccio. Del resto la ricerca
sulle tecniche va avanti se si lavora,
non se si sta fermis. E qui Bonsanti
si ritrova insieme a Gherpelli, che
anche uno degli organizzatori del
convegno di Ferrara e che non ha
troppe diffidenze verso le nuove tec-
108 nologie: La demonizzazione dei ma-
teriali non naturali va superata. Ci
sono state esperienze deleterie ma
non è valida in assoluto l'equazione
quel che è naturale funziona, il re-
sto no...". Si potrà vedere anche al
EUROPEO 38/20 SETTEMBRE 1991
salone di Ferrara: molti oli e molte
resine finora chiacchierati sono stati
enormemente perfezionati. L'idea di
un "break", poi, è balzana, nel no
stro paese la durata delle interruzio-
ni è sempre imprevedibile, chissà
quando si ricomincerebbe a restau
rares,
Quel che invece mette tutti d'ac.
cordo e la necessità
di un controllo
forte sul complesso degli interventi.
L'arrivo massiccio delle sponsoriz
zazioni sarebbe una vera manna se
non fosse, a volte, viziato da quella
che Mina Gregori chiama la logica
dell'Hilton Cioè arrivare in una
città e voler fare l'albergo nel posto
più bello e col miglior panorama,
magari a costo di alterare un equili-
brio di secoli
Detto in parole crude e il rischio
che lo sponsor voglia l'opera di mag .
gior lustro per la sua operazione an-
che se nel tal museo, ad esempio,
non è quella che ha più bisogno di
cure. L'individuazione delle opere
su cui intervenire spesso nasce al di
fuori delle vere competenze. Ouesto,
oggi, e il problema piu eclatantes, in-
siste la Gregori. Un compito di con-
trollo e di indirizzo, teoricamente,
dovrebbe toccare ai due istituti
Centrale di Roma e l'Opificio fioren
tino ma sia Baldini sia Bonsanti
fanno capire che siamo abbastanza
lontani e anche Pio Baldi, vicediret
tore dell'Istituto romano, ammette
che per le sponsorizzazioni non c'è
un tracciato procedurale preciso:
In questo campo tutto è molto nel
Foto: Owino delle Preise Owe bucal Guide Man
Giorgio Bonsanti, a
sinistra, el laboratori
dallOpificio delle
Pietre Dure a Firenze
8, sotto, nell'altra
pagina, un particolare
della Madonna del
Ghirlandalo.
racontamente
restaurata
dall'Opificio, prima
dopo l'intervento
Solto, James Back
docente alla Columbia,
che ha ingaggiato
furiose polemiche con
gli operatori italiana
a destra, uno dei
« Mesi dell'Antslami a
Parma
Lava bianco
di EUGENIO TASSINI
0
gni restauro è un malinco-
nico inganno. I quadri, gli
affreschi, le statue, i mo
numenti, le fontane di Trevi se ne
vanno via, sotto i nostri occhi inorri-
diti, corrosi dai giorni, sciupati dai
vandali, avvelenati dalle nostre città.
Si staccano i colori e i cornicioni, le
teste e i piedi, i fregie i nasi. Si rimo-
dellano i marmi, dove sono stati ac-
carezzati, baciati, calpestati.
Cosi le opere d'arte vivono, e quin
di invecchiano, e un certo giorno
muoiono. Noi vorremmo impedire
tutto questo, fermarle in una remo-
ta, irreale e lucida eternità, afferma
re che noi, mortali, siamo capaci di
sconfiggere la morte per gli oggetti
che abbiamo creato. Non è per i po
steri che li laviamo, puliamo, ridi-
pingiamo e affannosamente cerchia-
mo di mascherare la naturale deca-
denza. E per noi che lo facciamo,
per assicurarci una porzione di im-
mortalita
Tecniche sempre più sofisticate, e
contestate, ci restituiscono quadri
con colori sfavillanti e gli studiosi ci
assicurano che senza dubbio erano
proprio quelli che avevano visto
qualche secolo prima, nel giorno
della creazione, e non gli altri che
abbiamo amato nelle penombre del
le chiese o del tempo. Ma il fumo
lento delle candele o quello eruttan
te dei gas avevano lavorato quelle fi-
gure non meno dell'artista, e a nes-
suno viene in mente che i colori con
sumati sono la sua, e la nostra, vita
che le parti aggiunte da altri sono la
nostra storia e che è bello sapere che
non sarà sempre li uguale a se stes-
so, e che è un privilegio poterlo am
mirare ancora.
Ogni restauro è una magnifica il
lusione. Sembrano falsi i quadri e gli
affreschi e di plastica i monumenti.
Si moltiplicano per Roma chiese
bianche che abbagliano d'improvvi-
so, in una piazzetta, fra cori di mera-
viglia perché, si sostiene, riportate
alla loro antica purezza
Erano cosi belle, grigie. Pareva
che soffrissero con noi, che le ore
lente e infami le consumassero, che
il verme dei giorni le divorasse. Era-
no cosi taturali, si capiva che aveva-
no respirato la nostra stessa aria.
Adesso non ci appartengono più,
sono come imbalsamate, irreali, po
trebbero essere state costruite nella
notte, e forse cosi è stato, nel segreto
delle impalcature.
vago. Del resto non c'è ancora il re-
golamento di attuazione per la legge
512, quella che prevedeva sgravi ti-
scali in cambio delle erogazioni a fa-
vore di beni culturali da parte delle
aziende. Il ministero delle Finanze
quel regolamento non lo vuole asso
lutamente, anzi poco tempo fa For
mica parlava di attenuare i meccani
smi di detassazione previsti dalla
leggen, oggi, insomma, le sponso
rizzazioni danno un vantaggio solo
per il ritorno di immagine, non dal
punto di vista fiscale. Sembra lo
stesso eccessiva l'arrendevolezza mi-
nisteriale dimostrata dal funziona-
rio che confessa, candido: "In gene-
re fa tutto lo sponsor: individua l'o-
pera, ce la segnala e porta anche i
suoi restauratorio, e davanti ad at
teggiamenti come questo che si inal-
bera Alessandro Conti, docente all'u
niversità di Milano, autore del capi-
tolo sul restauro in un'enciclopedia
di prossima pubblicazione presso la
Jaca Book nonché critico al vetriolo
nei confronti di gran parte delle ope-
razioni degli ultimi anni. Conti ha il
pregio semplificatorio di vedere ne
ro dappertutto, anche gli interventi
dei restauratori di Stato lo convinco-
no poco o punto. In genere, invece,
linee e posizioni di restauratori, sto
rici e critici d'arte si intersecano in
un groviglio di partiti trasversali che
impedisce la definizione di scuole
contrapposte.
A rischiare grosso, semmai, sono i
ragazzi delle scuole. C'è chi giura
che tante proteste contro i lavori alla 109
Sistina nascono di I: dai manuali
che bisogna riscrivere per mettere
Michelangelo più vicino al Pontor
Enrico Mannucci
EUROPEO 38/20 SETTEMBRE 1991
mo.
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