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Rassegna stampa, Oggetto 319

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

  • Title: Rassegna stampa, Oggetto 319
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Transcript:
    Sertigaano, i Tatui, - una casa colo- nica del '400 toscano, trasformata in una reggia - viveva "come un sulta no orientale circondato da una schic ra di amici adoranti, che vegliavano sulla persona delicata e fragile del genio" Che questo fosse possibile, era do vuto in gran parte alla sua segretaria ed Egeria, Nicky Mariano - figlia di una baronessa baltica e di un filoso fo napoletano - che univa ad una rara bellezza e perfetta educazione un sicurissimo istinto di tutto quel lo che era qualità. Era stata inse diata ai Tatti dalla moglie di Beren son, Mary, come la sola persona ca pace di intraprendere la gestione la boriosa dei fatti. Secondo Elena, ai Tatti tegnava - per opera di Nicky un calore famigliare, sebbene fosse difficile" [io direi impossibile "sfuggire alla soggezione di sentirsi giudicati, quando si imparava a co- noscere la passionalità dei giudizi di Berenson - una passionalità che poteva essere accusata di capriccio, ma che conteneva soprattutto il ri- chiamo ad una misura intransigente ed ad un fiero rifiuto della medio- crit pretenziosa" I miei ricordi di Berenson risalgo no alla mia infanzia, quando fre quentavo la sua villa con mia madre. Mi incuteva una grandissima sogge: zione, ma gli devo due doni preziosi di cui gli sarò sempre grata: 1. il consiglio, dato a mia madre. di farmi avviare agli studi classici con il professor Solone Monti - al quale devo molte cose che in segui- to, purtroppo, ho dimenticato, ma un amore dello studio e della poesia che non mi hanno mai abbandona 10: 2 . L'insegnamento altrettanto prezioso di come si può (e si deve) guardare un paesaggio o un quadro. Mi raccontava la storia dell'indiana che diceva al suo bambino: "Vedi quell'uccello?" "Si", "Vedi le sue penne?" "Si", "Vedi il suo occhio?" "Si". Allora spara". E cosi, mi dice va, che bisogna imparare a guardare: sono i particolari che ci rivelano la verità Ricordo pure l'infinita pazienza e buona grazia con cui - malgrado la sua intolleranza dei "scocatori" - mettava a disposizione di uno stu: dente le risorse della sua favolosa memoria. Quando stavo scrivendo il mio Mercante di Prato e cercavo del- le illustrazioni degli schiavi tartarie africani portati a Firenze, diceva: "Si, in una chiesa senese troverai de gli affreschi di schiavi e schiave tarta ri, e sul soffitto del Palazzo Ducale una bellissima schiava africana". Ai Tatti venivano i suoi discepoli, amici e nemici amici" (così come li chiamava) da ogni parte del mondo: cessaria all'identità del soggetto Può il dialogo che, come diceva Benveniste, è la "figura stessa della linguistica dell'enunciazione e del discorso, sfuggire al logocentrismo occidentale e darsi come forma libe rata della parola aperta e plurale? Una risposta affermativa viene da Michel Maffesoli, sociologo alla Sor- bonne e teorico del ritorno di Dio. niso" che vede nel dialogo un cle. mento della dinamica sociale. Più cauto è Mario Perniola che, dopo aver analizzato magistralmente le posizioni di Heidegger, propone un modello di "dia-ferenza trasmissiva come superamento della dialogica dialettica e di quella nichilistica che restano fondamentalmente curocen- triche e imperialistiche Dopo i filosofi, i linguisti come Frédéric Nef che, sulle orme di Du. crot, ipotizza una quadripartizione dei soggetti dell'atto dialogico (cnunciatore/locutore: enunciata poeti, pittori, filosofi, storici, ele ganti signore di Roma e Parigi che lo stimolavano a parlare, vecchi amici di Boston e Harvard, e studenti rozzi che chiamava "un-salong fihig" (inadatti ad una società civile), ma ai quali permetteva di usufruire dei suoi libri e delle sue fotografie L'ultima parte del libro di Elena ci porta di nuovo a Firenze, ma in ambienti molto diversi da quelli dei Tatti. Prima, la sua amicizia con Pannunzio, che era riuscito a creare nel suo settimanale, quello che si usa definire un mondo senza venit meno alla propria natura, che era di un riserbo estremo" Elena dice giu- stamente: i geni della socievolezza sono spesso dei grandi solicari, simili a quegli attori che cominciano ad esistere soltanto quando entrano in scena". Poi, la sua amicizia con Pie- tro Pancrazi, un aristocratico alla maniera toscana, con un gusto per la semplicità intransigente. Anch'io lo conoscevo bene, perché quan do stavo con Elsa Daliolio nel Palaz. zone di Cortona. - veniva spesso a passare le serate con noi. Era un uo- mo di cui il talento letterario, come il coraggio morale e la profonda umanità, sono stati apprezzati pie namente soltanto da pochi amici in timi. Finalmente, Elena descrive tutto quello che ha fatto - tra il 1950 e 1960 - per una causa che le era di- ventata carissima, la difesa dell'am- pag. 11 MARIO PUCCINI, L'odore di Maremma, a cura di Antonio Palermo, Liguori, Napoli 1935, pp. XXII-218. Lit. 14.000 L'esatto parlare della Maremma di Dante Della Terza Nel corso di una carriera durata un ci- quantennio lo scrittore marchigiano Mario Puccini s'impose un intenso ritmo di proda- zione, un sollecito artigianato scrittorio sera mente notevole in un periodo segnato, in lia. lia, da dernetudine del romanzo. Merito del curatore del presente volume - un esperto: Antonio Palermo - è stato quello di averci saputo offrire uno spaccato della produzione narrativa del Puccini tra il 1922 ed il 1955 in- forno ad un tema unico: la Maremma Tra le insidie della malaria, le memorie ataviche di briganti ingigantite ai margini del mito, i protagonisti del libro vivono una sita fatta di preclusioni e di silenzi, di familiarita con la terra folta di misteri. Di fronte a loro si erge la figura dell'io warrante, l'apocato, un estraneo esigente diviso tra l'amore per un passaggio che non sa pisewitare e l'orrore che i suoi miraggi susciano in /si tra la simpatia che prova verso gli abitanti della Maremma il disappunto che nasce in Ini di fronte alla scarsa loro volontà di comunicare il mistero della loro dissociazione dal mondo. Ma, se non in quello degli abitanti della Maremma che segono ad una sua inalterabile defini zione, egli puo rispecchiare il suo destino al meno in quello dei remotissimi antenati etru- schi la cui tomba isolata a state rinvenuta in Maremma, venuti a morire, nell'ipotesi for- mulata dallo scrittore, lontani dalla storia; o nel destino del filosofo Ermogaste che cerca se stesso nell'estremo rifugio di una grotta Ma cosa vuol dire per Puccini l'esplorazio ne di questi orizzonti proibiti? Is NN senso, biente, che portò alla formazione dell'Associazione Italia Nostra". La presidenza fia subito assunta da Um berto Zanotti Bianco, al quale dob- biamo se la Via Appia Antica ha an- cora conservato il suo splendore, che fu aiutato da Filippo Caracciolo. A Firenze, due case l'accoglievano spesso e cordialmente: quella dei co- niugi De Marinis e quella di Nanni- na e Piero Fossi, per cui l'espressio- ne 'focolare acceso, simbolo di ospi. calità non era retorica". Lui era ap passionatissimo politicamente ed in tellettualmente e portava un grande calore nell'amicizia sua moglie Nannina aveva allo stesso tempo i pregi di un'antica fiorentina ed un'antica americana, perché sua bi questo rifugio segnala l'itinerario attraverso cui egli we ed assorbe l'avventura letteraria di un maestro amato, Giovanni Verga. Daun altro punto di vista, oprando fermamente per N orizzonte linguistico incluso tra Lazio & Toscana, egli si distacca dal Verga perseguen- do con lucidita una sua strada molto persona le. Se in qualche scritto maggiore del Puccini l'esperienza dirompente e pionieristica del discorso in diretto libero dei Malavoglia agisce da tentante polo d'attrazione, la mimesi del parlato perseguits in Odore di Maremma ni vela un'ascesi scrittoria di tipo diverso, rivolta prevalentemente al lessico e, attraverso esto, al maggiungimento di una reificazione dello stile, di una pietrosita che respinge ai margini ogni tentazione di bello scrivere". Puccini insomma "Forcaneggia" nel senso che non la scia spazio all'approssimazione circolocuto- ria; attraverso la parola a direttamente al cuore della cosa. I butteri che dal primo luco re dell'alba affronta ENO freddo di M. remma Ji WNOPONO Eru "bruzzico" (luccichio d'alba) e "sixza" (vento freddo). Esri, per muoversi, aspettano che l'alba "strambelli" il buio. E se "stum bello sovrappone straccio brandello, un personaggio forte, il NONNO Isola, del racconto Luce che, nell'incipiente cecita, "sempenna" come in ubriaco, soprap- pone nella coscienza dello scrittore che ne wine la disavventura inciampare a tentennare. Nonno Lola (1926) e il Buttero (1929) JONO Insomma rispettivamente precursore ed epi gono di un altro parlante foscano, esemplar mente ritratto in memorabili pagine di guer a: il soldato Cola. Essi sono i proponenti d'un esatto parlare che si sa con artigiana to impeccabile un suo percorso narrativo me ritevole oggi di attento riesame... Cesare Segre individuando nel ro- manzo medievale alcuni clementi fondatori della letteratura moderna Nel suo saggio, limpidamente pro- blematico. Segre, riprendendo la bachtiniana teoria del romanzo, la chiarisce e l'arricchisce sul piano Storico testuale recuperando per l'origine e la codificazione del gene- re in questione un tipo particolare di dialogismo medievale rio/allocutario) o i semiologi come Caprettini che esamina in modo convincente il dialogo nella fiaba. La parte del leone spetta avviamente ai filologi e agli studiosi di letteratura Il dialogo non è solo un gencre vero e proprio ci limitiamo a ricordare il modello lucianco come modello ito- nico e in cetto senso alternativo alla linea platonica) che ha un suo trac ciato storico densissimo, ma c'è il dialogo nelle opere letterarie e so- Ancora Bachtin e il punto di rife- prattutto il dialogo teatrale. Tutto rimento di Maria Luisa Meneghetti comincia con i poemi di Omero nel che ci fornisce un'utile distinzione saggio fascinoso di Carlo Ferdinando fra rapporti di tipo dialogico e tap. Russo, trattato di poietica in atto e porti di tipo intertestuale (esempi: "calamo dell'alfabeto" e continua la lirica stilnovistica e quella petrar - scrive Guido Paduano - nelle chista del cinquecento), mentre Da- Argonautiche di Apollonio di Rodi, niela Goldin ripercorre con perizia la un primo assaggio di monologo in Storia di un microgenere, la "com- teriore, modernissimo. E siamo già media clegiaca", attraverso l'analisi ai problemi di confine: di dialogo in esso del monologo, del dialogo e interiorizzato" parla Ne per il di- della disputatio. La forma classica scorso dell'Antonio shakespeariano : del dialogo umanistico-rinascimen- si parla di monologo che è comuni tale (Bembo) viene presentata nel cazione dell'io" (diviso) o "simula: saggio di Scrivano e Nino Borsellino zione di sdoppiamento", come fa scrive di quello osceno, nella Caxxe- ria dell'Arsiccio Intronato, Si passa infine al dialogo contem poraneo. Stefania Piccinato ne stu- dia l'impianto nella narrativa di Henry James con grande competen za e Almansi ed Henderson affron tano il dialogo non comunicativo per eccellenza, quello di Harold Pin- ter, una lingua fondata su un "dub- bio radicale". corrotta fin dalla na- scita. Chiude il panorama letterario contemporaneo Dario Puccini, ese- geta esemplare di Cronaca di una worie 4*cat di Garcia Marquex, un racconto percorso in tutti i sensi da una forma parlata. Ma allora dobbiamo concludere che tutto è dialogo? Alla fine di questo volume ricco di spunti e di suggestioni (e non abbiamo potuto nemmeno citare tutti i contributi scientifici che lo compongono) rima- niamo con questa domanda Con l'impressione tuttavia di aver assisti- to a un dialogo/confronto reale e ar- ticolato fra vari ambiti disciplinari diversi tipi di conoscenze. soonna era stata la Mrs Bronson, la cui casa di Venezia ai tempi di Hen. ry James era una specie di fara dell'ospitalità americana". "I De Marinis invece vivevano in una reg. gia per lo splendor dei giardini e la preziosità dell'arredamento". Egli, però non si capisce perché ave. va deciso di perpetuare attraverso un'istituzione l'ambiente della sua grandiosa villa fiorentina, mentre al- la moglie destinava la sua casa sette- centesca vicino a Pistoia. "Ne nac- que" sctive Elena, "un dissidio la cui amarezza ha offerto uno spetta- colo tristissimo a chi li conosceva. In tomo a lui si aggiravano oscuri rap presentanti di ricche fondazioni, mentre lei, chiusa nelle sue stanze, meditava femminile vendetta l'avrebbe consumata. Dopo la scom- parsa di De Marinis, lei vendette la casa settecentesca pistoiese per ti comprare quella di Firenze: e tutto ciò che era stato da loro idoleggiato. i giardini stupendi, gli arazzi, i libri rarissimi, ando disperso Elena propose, come soluzione, il dono della villa al FAI (versione ita liana del National Trust inglese). Ma la proposta non fu accettata. Cið no- nostante, bisogna ricordare che Ele. na è stata la pioniera per la difesa dell'ambiente che in seguito si è svi. luppata e arricchita, e ha dato un ve to e grande contributo (specialmen te attraverso il lavoro indefesso della famiglia Pasolini) alla conservazione delle bellezze dell'Italia EDITORIALE JACA BOOK Pierre Provoyeur CHAGALL dal Messaggio Biblico I PASTELLI Pagine 172, di cui 88 a colori Lire 120.000 Jacques Derrida LA FARMACIA DI PLATONE Pagine 160. Lire 17.000 Un classico di "Tel Quel Henri De Lubac PROUDHON E IL CRISTIANESIMO Pagine 328, Lire 45.000 Adrienne von Speyr SAN GIOVANNI ESPOSIZIONE CONTEMPLATIVA DEL SUO VANGELO Pagine 320, Lire 29.000 Giuseppe Minelli DALLA CELLULA ALL'UOMO Pagine 64, illustrate a colori Lire 18.000 Nuova collana per ragazzi sulla storia della vita e degli animali Karol Földes-Papp DAI GRAFFITI ALL'ALFABETO Storia della Scrittura Pagine 222, Lire 75.000
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