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Rassegna stampa, Oggetto 340

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

  • Title: Rassegna stampa, Oggetto 340
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Transcript:
    NADINE GORDIMER, Un ospite d'onore, Feltrinelli, Milano 1985. ed. orig. 1970, trad. dall'inglese di Maria Giulia Ca. stagnone, pp. 490, Lit. 22.000 (Il libro sari in libreria nella pri- ma settimana di dicembre). Appena spenti gli echi del premio Malaparte da lei vinto, si torna a parlare di Nadine Gordimer e del suo romanzo Uw ospite d'onore, scritto nel 1970 e tradotto ora da Fel. trinelli. Certamente è uno dei libri suoi più ambiziosi e complessi, che non appartiene al "Johannesburg genre". non cioc ambientato nel terreno a lei familiare del Sudafrica urbano (il Witwatersrand) ma in un immaginario paese dell'Africa cen- trale che ha appena raggiunto l'indi pendenza e si trova a fronteggiare i gravi problemi che la libertà porta con se: il neocolonialismo politico ed economico, lo sfruttamento stra niero, i dissensi interni, l'opportuni smo, la corruzione, il persistente tri balismo Il libro è la cronaca drammatica di un liberale ex-funzionario coloniale, il colonnello Bray. richiamato per partecipare alle celebrazioni per l'in- dipendenza nel paese dove aveva vissuto in passato e da cui era stato allontanato in quanto schieratosi a favore dei neri. Impegnato in un inutile incarico, affidatogli dal nuo vo governo, di consigliere per l'istru zione, il colonnello rifiuta di accet- tare il progressivo deteriorarsi di quegli ideali per cui aveva lottato e per cui era tornato, si lascia spingere all'azione e al tradimento dall'op- posizione e troverà la morte in mez- zo ai disordini e alle sommosse. Attraverso una fica rete di perso- naggi. Gordimer viviseziona la diffi- cile situazione dell'europeo in Afri- ca e la relazione tra i due continenti. Questo è il suo modo di fare propa. ganda: nessuna delle numerose in- terviste, niente di ciò che dice sarà cost vero come la sua opera narrativa anche se recentemente sembra essere meno sulla difensiva, soprattutto all'estero, forse perché non si sente giudicata e fraintesa come le accade a Johannesburg. Qui i neri la critica- no perché scrive di loro come se sa- pesse cosa vuol dire esserlo, gli Afri kaners - discendenti dei bocri - non l'accettano perché dissentono delle sue posizioni e fino ad ora l'hanno per la maggior parte ignota. ta (o si sono occupati di lei per ban dire i suoi romanzi, come è accaduto per Occasion for loving, Burger's daughter. The late bourgeois wond), e cosi fa il partito federale progressista. Perciò le attese di un ri stretto gruppo sono spesso frustrate, sia che l'incontro avvenga nelle zone residenziali bianche a nord della città, che frequenta in quanto ap partiene all'elite culturale e artistica progressista, inglese ed ebrea natu ralmente, o si esages nella mal leria d'arte del marito Reinholdt Cassirer - conoscitore e mercante tra i più raffinati. Gli abiti africani che spesso indossa, la fanno sembra re più minuta e fragile, ma, al di là di questa apparenza e del suo desi- derio di estraniarsi e passare inosser vata, emerge la sua personalità fred Il Libro del Mese Fuga nella realtà di Valeria Guidotti pag. 4 da e decisa; è aliena dal discorso po litico nelle occasioni mondane (argo- mento in cui inevitabilmente si sci- vola), è pronta a parlare di letteratu- a su cui ha preferenze e idee ben precise e definite anche per la narra- tiva italiana Al suo credo estetico, già cnuncia- to nel 1968 in "Desk Drawer litera ture", si mantiene fedele a distanza di anni. "Poesia, narrativa, pittura non scaturiscono dagli avvenimenti, ma dagli echi suscitati da essi: in quanto artista non sono interessata alla propaganda, non voglio provare niente ma esplorare l'interazione fra personaggi e situazioni e le ripercus Sioni sulla vita privata, e ancora in "Arts and Africa Broadcast": "Non cerco di cambiare niente, non credo che questo sia lo scopo di nessun ar tista; si può essere visceralmente coinvolti in una causa, ma tutto cio che si può fare è affinare le percezio- ni del pubblico: lo aiuti cosi a veder- si nella sua società e dalla critica vie ne la coscienza di se stessi e forse una spinta all'azione" H cowgimento e l'impegno in- vestono i suoi quaranta e più anni di attività letteraria in quel grande "club privato per bianchi" che è il Sudafrica. Se avesse scelto l'esilio in Europa o negli Stati Uniti, il dilem ma fra i due credo assoluti che l'han- no accompagnata fino ad oggi - cioè che il razzismo e il male peggio Da tradurre L'imperativo dello scrivere di Paola Splendore NADINE GORDIMER, Something Out There, The Viking Press, New York 1984. pp. 203. $ 15.95 (Penguin 1985). NADINE GORDIMER, The Essential Gesture: Writers and Responsibility, Granta 15, Spring 1985, pp. 135-151, £3.95 In un lucido saggio sulla responsabilità dello scrittore, The Essential Gesture, N. Gordimer ripropone in termini Novi la que stione dell'impegno facendolo scaturire da un legame di necessità con il contesto lingwi stico e culturale cui l'autore appartiene. Nes- SANO, afferma l'autrice, puo mantenere la propria integrità scegliendo di vivere fuori del proprio paese. Neanche Kunden e Milosz, due possibili eccezioni, riescono a ricomporre le loro 'sensibilità amputate': "Nella nostra epoca sono pochi quelli che possono sostenere il valore assoluto di uno scrittore senza il rife- rimento a un contesto di responsabilita. L'esi lo come modalità del genio non esiste pid" Il saggio si apre con una citazione da Ro. land Barthes sulla scritta come gesto essen- ziale, il gesto che denota l'essere sociale dello scrittore e la sua intrinseca moralita. Barthes Una rigorosa nozione dell'integrità dell'artista che le impone di dire la veritaan che se sgradevole o inaccettabile, una verita che si nega alla compressione in un paradig- ma ideologico, attraversa tutta l'opera di Na- dine Gordimer. L'ultima sua raccolta di rac conti, Something Out There, riproposta in questi giorni nelle edizioni Penguin, esprime la stessa convinzione, lo stesso senso di re. sponsabili morale dello scrittore: denuncia re l'ambigwita dei sentimenti, la confusione mentale e morale, gli slittamenti della perso malita verso il cinismo e la corruzione anche avrebbe successivamente rifiutato l'ossessio quando si verificano dalla parte con cui si so- 136 storica' di Grado Zero della Scrittura, che lidarizza. In questo la sua scrittura prende le peraltro si giustificare in un'epoca, gli anni distanze dalle convenzioni della letterature 50, dominata da un'altra morale dell'impe- dell'impegno: non cerca giustificazioni ideo- gno, il sarirismo. Definendo la scrittura logiche o politiche ma le ragioni morali dei atto di responsabilità storica" Barthes inter- comportamenti umani. La scelta del racconto deva allora denunciare l'innocenza dellin come mezzo espressivo le permette di andare guaggio letterario, richiamare lo scrittore alla dritto al cuore del problema senza obliguità o responsabilità di ciò che scrive e del modo in dispersioni. Sia che si parli degli incidenti del cui scrie: 2 sullo stesso piano che l'opera di quotidiano che di uno squarcio visionario sul N. Gordimer Duo dirsi politica. futuro dominio nero, il racconto drammatiz- za un'esperienza concreta, ww punto di vista interno che permette di cogliere i significati inespressi, implicazioni nascoste della diffi- cile realtà sudafricana Something Out There, il lungo racconto che dà il sitolo alla raccolta, presenta un gruppo di terroristi all'opera: quattro giova dirlo con Dennis Brutus - che la opprimeva. La situazione interna aveva pesantemente aggravato lacri si personale della Gordimer: il paese di Vorster non era più quello di Smuts, il Censors brp Ac era stato introdotto nel 1963, il partito libera le si era disciolto nel 1968. A causa te e che lo scrittore è una persona la cui sensibilità non può accettare se parazione tra il mondo interiore e quello esterno, fra arte e politica – non esisterebbe. Ma Gordimer e ri- masta a casa, pur avendo accarezza to, dopo Sharpeville, l'idea di tra- sferirsi in Zambia che nel 1964 aveva acquisito l'indipendenza. L'illusio- ne di esservi accettata come africana bianca (l'unica vera identità che sen- te di possedere), favorevole ad un governo a maggioranza nera, si dis- solse ben presto nella consapevolez- za di essere considerata un'europea qualsiasi, arrivata in Africa il giorno prima Un ospite d'onore fa uso di questi cemi. L'autrice si trova nella neces. sità di liberarsi del peso della tradi- zione liberale coloniale, di l'ethos migliorista ed i valori di con- tinuità con l'Inghilterra dell'otto cento costituivano un crudele ingan no, se confrontati con la deprimente realtà del Sud Africa. "L'Africa è un paese arido in molti sensi : Usospi- te d'onore rappresenta l'uscita dalla condizione di inaridimento - per cui di leggi sempre più repressive gli scrittori bianchi si trovavano in cre- scente isolamento culturalmente e politicamente; la Black Renaissan ce" ebbe vita breve: Abrahams, Mphahlele, Temba, Modisane furo- no ridotti al silenzio, alcuni morti, altri in esilio: i Sestigers, cioè lawn garde afrikaans, si dedicato no ad una specie di esistenzialismo letterario. Fu quindi Gordimet, con U ospite d'onore e soprattutto con The Conservationes del 1974, che segno un nuovo punto di partenza, accelerando la crescita di un modo di scrivere più autenticamente africano che superasse le barriere fra neri, co Loureds, bianchi afrikaner e inglesi. . L'approccio e l'argomento non possono che essere diversi, questa è la tragedia del paese, ma è la realtà che conta e la letteratura deve riflet. teria. A M. Mutloase, che nello "Star", il quotidiano più diffusori- peteva la solita accusa che i bianchi scrivono dei neri per puna esercita- zione accademica, Gordimer rispon. deva che ci sono vaste aree di espe- rienze reali che bianchi e neri condi. vidono, sia di lotta e conflitti, sia di comuni ideologie, vivendo fianco a fianco da trecentocinquantanni no- nostante le leggi che li hanno tenuti separati, e che questo li porta a co- noscersi. fricano Per vivere in Africa bisogna avere una prospettiva africana della storia c l'unico modo per entrare nel futu. to è conoscere il passato africano. In Un ospite d'onore la soffocante e pa- ralizzante realtà del Sudafrica e 50- stituita da un mondo immaginato, in cui personaggi, non più intrappo- lati dall'aparbeid, mostrano un'at- civa determinazione di targiungere dignità e libertà. Non per questo Gordimer ci presenta neri particolar mente nobili, ma più oggettivamen te credibili: sa chi sono, perché sono cosi, li mostra che escono dal passa to, impegnati nel presente e impot- tanti per il futuro. Con maggior coinvolgimento emotivo (il suo at teggiamento è stato spesso critica- mente commentato citando Years "cast a cold eyelon life on death") l'autrice sembra chiedersi quanto possa essere adatto alla pace chi ha fatto della rivoluzione la propria vi- ta. Ne ci sono bianchi troppo cattivi. Non lo è il colonnello James Evelyn Bray che è chiaramente l'eroe, fisica mente e intellettualmente. Non lo sono i personaggi che lo circondano: la coppia di giovani radicali dell'Up per clars, l'avvocato gallese che, es sendosi schierato con i rivoluzionari ora fa parte del governo, i coniugi che gestiscono l'albergo sono uno spaccato dell'Europa in Africa. Que sto è infatti uno dei due temi fonda- mentali che si fondono in questo to manzo definito da M. Wade il No- strono del romanzo africano e il Middlemarch personale di N. Gof- dimer": l'altro è quello della lotta politica per l'indipendenza dal do minio coloniale: "Let my people go" già illustrato da P. Abrahams, suda "coloured" ormai da molti anni in esilio, in A Wreath for Udo mo. "Il vecchio sta morendo e il Quovo non riesce a nascere: in que sto interregno si manifesta una gran de varietà di sintomi morbosi": at traverso il personaggio del colonnel lo Bray con le sue incertezze ("sono nel buio più completo dirà a Mwe- ta, il leader della rivoluzione e ora presidente) e attraverso la descrizio ne dell'impegno ideologico di Shin- za l'oppositore, Gordimer assume questa idea gramsciana e la svolge (non con il tono di profezia apocalit tica, come fard in Englio) fino alla morte inevitabile dell'eroe, Morte di cui Bray aveva sentito la presenza conscio di quanto potessero essere pericolose le energie liberate dai cambiamenti sociali e dalle forze della storia. Morte ambigua ed em- blematica i cui risvolti ironici sono raccontati dagli amici: "naturalmen- te diranno che è stato ucciso dalla gente che amava, cosa altro puoi aspettarti dai neri"; "Naturalmente stava con Shinza, povero diavolo, questi liberali bianchi cosi carini che si immischiano in cose che non capi- scono". La stessa connotazione ironi ca e nel titolo: l'ospite e Bray, ma al pranzo del Golden Plate sono gli africani l'elite governativa, sono loro ad essere accolti con onori e cortesie. Quasi una sorpresa quindi questo romanzo di accettazione e attesa, una fupra non dalla realtà ma nella realtà che, con una tecnica narrativa essenziale, postula un futuro per l'Africa e con impazienza allontana definitivamente l'accusa di intratte- nimento per il "bianco mondo bor ghese"
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