NADINE GORDIMER, Un ospite
d'onore, Feltrinelli, Milano
1985. ed. orig. 1970, trad.
dall'inglese di Maria Giulia Ca.
stagnone, pp. 490, Lit. 22.000
(Il libro sari in libreria nella pri-
ma settimana di dicembre).
Appena spenti gli echi del premio
Malaparte da lei vinto, si torna a
parlare di Nadine Gordimer e del
suo romanzo Uw ospite d'onore,
scritto nel 1970 e tradotto ora da Fel.
trinelli. Certamente è uno dei libri
suoi più ambiziosi e complessi, che
non appartiene al "Johannesburg
genre". non cioc ambientato nel
terreno a lei familiare del Sudafrica
urbano (il Witwatersrand) ma in un
immaginario paese dell'Africa cen-
trale che ha appena raggiunto l'indi
pendenza e si trova a fronteggiare i
gravi problemi che la libertà porta
con se: il neocolonialismo politico
ed economico, lo sfruttamento stra
niero, i dissensi interni, l'opportuni
smo, la corruzione, il persistente tri
balismo
Il libro è la cronaca drammatica di
un liberale ex-funzionario coloniale,
il colonnello Bray. richiamato per
partecipare alle celebrazioni per l'in-
dipendenza nel paese dove aveva
vissuto in passato e da cui era stato
allontanato in quanto schieratosi a
favore dei neri. Impegnato in un
inutile incarico, affidatogli dal nuo
vo governo, di consigliere per l'istru
zione, il colonnello rifiuta di accet-
tare il progressivo deteriorarsi di
quegli ideali per cui aveva lottato e
per cui era tornato, si lascia spingere
all'azione e al tradimento dall'op-
posizione e troverà la morte in mez-
zo ai disordini e alle sommosse.
Attraverso una fica rete di perso-
naggi. Gordimer viviseziona la diffi-
cile situazione dell'europeo in Afri-
ca e la relazione tra i due continenti.
Questo è il suo modo di fare propa.
ganda: nessuna delle numerose in-
terviste, niente di ciò che dice sarà
cost vero come la sua opera narrativa
anche se recentemente sembra essere
meno sulla difensiva, soprattutto
all'estero, forse perché non si sente
giudicata e fraintesa come le accade
a Johannesburg. Qui i neri la critica-
no perché scrive di loro come se sa-
pesse cosa vuol dire esserlo, gli Afri
kaners - discendenti dei bocri
-
non l'accettano perché dissentono
delle sue posizioni e fino ad ora
l'hanno per la maggior parte ignota.
ta (o si sono occupati di lei per ban
dire i suoi romanzi, come è accaduto
per Occasion for loving, Burger's
daughter. The late bourgeois
wond), e cosi fa il partito federale
progressista. Perciò le attese di un ri
stretto gruppo sono spesso frustrate,
sia che l'incontro avvenga nelle zone
residenziali bianche a nord della
città, che frequenta in quanto ap
partiene all'elite culturale e artistica
progressista, inglese ed ebrea natu
ralmente, o si esages nella mal
leria d'arte del marito Reinholdt
Cassirer - conoscitore e mercante
tra i più raffinati. Gli abiti africani
che spesso indossa, la fanno sembra
re più minuta e fragile, ma, al di là
di questa apparenza e del suo desi-
derio di estraniarsi e passare inosser
vata, emerge la sua personalità fred
Il Libro del Mese
Fuga nella realtà
di Valeria Guidotti
pag. 4
da e decisa; è aliena dal discorso po
litico nelle occasioni mondane (argo-
mento in cui inevitabilmente si sci-
vola), è pronta a parlare di letteratu-
a su cui ha preferenze e idee ben
precise e definite anche per la narra-
tiva italiana
Al suo credo estetico, già cnuncia-
to nel 1968 in "Desk Drawer litera
ture", si mantiene fedele a distanza
di anni. "Poesia, narrativa, pittura
non scaturiscono dagli avvenimenti,
ma dagli echi suscitati da essi: in
quanto artista non sono interessata
alla propaganda, non voglio provare
niente ma esplorare l'interazione fra
personaggi e situazioni e le ripercus
Sioni sulla vita privata, e ancora in
"Arts and Africa Broadcast": "Non
cerco di cambiare niente, non credo
che questo sia lo scopo di nessun ar
tista; si può essere visceralmente
coinvolti in una causa, ma tutto cio
che si può fare è affinare le percezio-
ni del pubblico: lo aiuti cosi a veder-
si nella sua società e dalla critica vie
ne la coscienza di se stessi e forse una
spinta all'azione"
H cowgimento e l'impegno in-
vestono i suoi quaranta e più anni di
attività letteraria in quel grande
"club privato per bianchi" che è il
Sudafrica. Se avesse scelto l'esilio in
Europa o negli Stati Uniti, il dilem
ma fra i due credo assoluti che l'han-
no accompagnata fino ad oggi -
cioè che il razzismo e il male peggio
Da tradurre
L'imperativo dello scrivere
di Paola Splendore
NADINE GORDIMER, Something Out There,
The Viking Press, New York 1984. pp. 203. $
15.95 (Penguin 1985).
NADINE GORDIMER, The Essential Gesture:
Writers and Responsibility, Granta 15,
Spring 1985, pp. 135-151, £3.95
In un lucido saggio sulla responsabilità
dello scrittore, The Essential Gesture, N.
Gordimer ripropone in termini Novi la que
stione dell'impegno facendolo scaturire da
un legame di necessità con il contesto lingwi
stico e culturale cui l'autore appartiene. Nes-
SANO, afferma l'autrice, puo mantenere la
propria integrità scegliendo di vivere fuori del
proprio paese. Neanche Kunden e Milosz,
due possibili eccezioni, riescono a ricomporre
le loro 'sensibilità amputate': "Nella nostra
epoca sono pochi quelli che possono sostenere
il valore assoluto di uno scrittore senza il rife-
rimento a un contesto di responsabilita. L'esi
lo come modalità del genio non esiste pid"
Il saggio si apre con una citazione da Ro.
land Barthes sulla scritta come gesto essen-
ziale, il gesto che denota l'essere sociale dello
scrittore e la sua intrinseca moralita. Barthes
Una rigorosa nozione dell'integrità
dell'artista che le impone di dire la veritaan
che se sgradevole o inaccettabile, una verita
che si nega alla compressione in un paradig-
ma ideologico, attraversa tutta l'opera di Na-
dine Gordimer. L'ultima sua raccolta di rac
conti, Something Out There, riproposta in
questi giorni nelle edizioni Penguin, esprime
la stessa convinzione, lo stesso senso di re.
sponsabili morale dello scrittore: denuncia
re l'ambigwita dei sentimenti, la confusione
mentale e morale, gli slittamenti della perso
malita verso il cinismo e la corruzione anche avrebbe successivamente rifiutato l'ossessio
quando si verificano dalla parte con cui si so- 136 storica' di Grado Zero della Scrittura, che
lidarizza. In questo la sua scrittura prende le peraltro si giustificare in un'epoca, gli anni
distanze dalle convenzioni della letterature 50, dominata da un'altra morale dell'impe-
dell'impegno: non cerca giustificazioni ideo- gno, il sarirismo. Definendo la scrittura
logiche o politiche ma le ragioni morali dei atto di responsabilità storica" Barthes inter-
comportamenti umani. La scelta del racconto deva allora denunciare l'innocenza dellin
come mezzo espressivo le permette di andare guaggio letterario, richiamare lo scrittore alla
dritto al cuore del problema senza obliguità o responsabilità di ciò che scrive e del modo in
dispersioni. Sia che si parli degli incidenti del cui scrie: 2 sullo stesso piano che l'opera di
quotidiano che di uno squarcio visionario sul N. Gordimer
Duo dirsi politica.
futuro dominio nero, il racconto drammatiz-
za un'esperienza concreta, ww punto di vista
interno che permette di cogliere i significati
inespressi, implicazioni nascoste della diffi-
cile realtà sudafricana
Something Out There, il lungo racconto
che dà il sitolo alla raccolta, presenta un
gruppo di terroristi all'opera: quattro giova
dirlo con Dennis Brutus - che la
opprimeva. La situazione interna
aveva pesantemente aggravato lacri
si personale della Gordimer: il paese
di Vorster non era più quello di
Smuts, il Censors brp Ac era stato
introdotto nel 1963, il partito libera
le si era disciolto nel 1968. A causa
te e che lo scrittore è una persona la
cui sensibilità non può accettare se
parazione tra il mondo interiore e
quello esterno, fra arte e politica –
non esisterebbe. Ma Gordimer e ri-
masta a casa, pur avendo accarezza
to, dopo Sharpeville, l'idea di tra-
sferirsi in Zambia che nel 1964 aveva
acquisito l'indipendenza. L'illusio-
ne di esservi accettata come africana
bianca (l'unica vera identità che sen-
te di possedere), favorevole ad un
governo a maggioranza nera, si dis-
solse ben presto nella consapevolez-
za di essere considerata un'europea
qualsiasi, arrivata in Africa il giorno
prima
Un ospite d'onore fa uso di questi
cemi. L'autrice si trova nella neces.
sità di liberarsi del peso della tradi-
zione liberale coloniale, di
l'ethos migliorista ed i valori di con-
tinuità con l'Inghilterra dell'otto
cento costituivano un crudele ingan
no, se confrontati con la deprimente
realtà del Sud Africa. "L'Africa è un
paese arido in molti sensi : Usospi-
te d'onore rappresenta l'uscita dalla
condizione di inaridimento - per
cui
di leggi sempre più repressive gli
scrittori bianchi si trovavano in cre-
scente isolamento culturalmente e
politicamente; la Black Renaissan
ce" ebbe vita breve: Abrahams,
Mphahlele, Temba, Modisane furo-
no ridotti al silenzio, alcuni morti,
altri in esilio: i Sestigers, cioè
lawn garde afrikaans, si dedicato
no ad una specie di esistenzialismo
letterario. Fu quindi Gordimet, con
U ospite d'onore e soprattutto con
The Conservationes del 1974, che
segno un nuovo punto di partenza,
accelerando la crescita di un modo di
scrivere più autenticamente africano
che superasse le barriere fra neri, co
Loureds, bianchi afrikaner e inglesi. .
L'approccio e l'argomento non
possono che essere diversi, questa è
la tragedia del paese, ma è la realtà
che conta e la letteratura deve riflet.
teria. A M. Mutloase, che nello
"Star", il quotidiano più diffusori-
peteva la solita accusa che i bianchi
scrivono dei neri per puna esercita-
zione accademica, Gordimer rispon.
deva che ci sono vaste aree di espe-
rienze reali che bianchi e neri condi.
vidono, sia di lotta e conflitti, sia di
comuni ideologie, vivendo fianco a
fianco da trecentocinquantanni no-
nostante le leggi che li hanno tenuti
separati, e che questo li porta a co-
noscersi.
fricano
Per vivere in Africa bisogna avere
una prospettiva africana della storia
c l'unico modo per entrare nel futu.
to è conoscere il passato africano. In
Un ospite d'onore la soffocante e pa-
ralizzante realtà del Sudafrica e 50-
stituita da un mondo immaginato,
in cui personaggi, non più intrappo-
lati dall'aparbeid, mostrano un'at-
civa determinazione di targiungere
dignità e libertà. Non per questo
Gordimer ci presenta neri particolar
mente nobili, ma più oggettivamen
te credibili: sa chi sono, perché sono
cosi, li mostra che escono dal passa
to, impegnati nel presente e impot-
tanti per il futuro. Con maggior
coinvolgimento emotivo (il suo at
teggiamento è stato spesso critica-
mente commentato citando Years
"cast a cold eyelon life on death")
l'autrice sembra chiedersi quanto
possa essere adatto alla pace chi ha
fatto della rivoluzione la propria vi-
ta. Ne ci sono bianchi troppo cattivi.
Non lo è il colonnello James Evelyn
Bray che è chiaramente l'eroe, fisica
mente e intellettualmente. Non lo
sono i personaggi che lo circondano:
la coppia di giovani radicali dell'Up
per clars, l'avvocato gallese che, es
sendosi schierato con i rivoluzionari
ora fa parte del governo, i coniugi
che gestiscono l'albergo sono uno
spaccato dell'Europa in Africa. Que
sto è infatti uno dei due temi fonda-
mentali che si fondono in questo to
manzo definito da M. Wade il No-
strono del romanzo africano e il
Middlemarch personale di N. Gof-
dimer": l'altro è quello della lotta
politica per l'indipendenza dal do
minio coloniale: "Let my people go"
già illustrato da P. Abrahams, suda
"coloured" ormai da molti
anni in esilio, in A Wreath for Udo
mo. "Il vecchio sta morendo e il
Quovo non riesce a nascere: in que
sto interregno si manifesta una gran
de varietà di sintomi morbosi": at
traverso il personaggio del colonnel
lo Bray con le sue incertezze ("sono
nel buio più completo dirà a Mwe-
ta, il leader della rivoluzione e ora
presidente) e attraverso la descrizio
ne dell'impegno ideologico di Shin-
za l'oppositore, Gordimer assume
questa idea gramsciana e la svolge
(non con il tono di profezia apocalit
tica, come fard in Englio) fino alla
morte inevitabile dell'eroe, Morte di
cui Bray aveva sentito la presenza
conscio di quanto potessero essere
pericolose le energie liberate dai
cambiamenti sociali e dalle forze
della storia. Morte ambigua ed em-
blematica i cui risvolti ironici sono
raccontati dagli amici: "naturalmen-
te diranno che è stato ucciso dalla
gente che amava, cosa altro puoi
aspettarti dai neri"; "Naturalmente
stava con Shinza, povero diavolo,
questi liberali bianchi cosi carini che
si immischiano in cose che non capi-
scono". La stessa connotazione ironi
ca e nel titolo: l'ospite e Bray, ma al
pranzo del Golden Plate sono gli
africani l'elite governativa, sono loro
ad essere accolti con onori e cortesie.
Quasi una sorpresa quindi questo
romanzo di accettazione e attesa,
una fupra non dalla realtà ma nella
realtà che, con una tecnica narrativa
essenziale, postula un futuro per
l'Africa e con impazienza allontana
definitivamente l'accusa di intratte-
nimento per il "bianco mondo bor
ghese"