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Rassegna stampa, Oggetto 37

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

  • Title: Rassegna stampa, Oggetto 37
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Transcript:
    da ed ROMA Liberazione. Sessuali tà. Separatismo. Doppia militan- za. Pubblico privato. Ancora due anni fa, questa terminologia squi- sitamente femminista (anche se in taluni casi, come quello del < pubblico-privato », rilancia, con una coloritura diversa, vecchi te- mi del classico dibattito marxi- sta), sarebbe stata tabù nell'uni- verso femminile del Pci. Invece di liberazione > si sarebbe det to emancipazione»: e il resto sarebbe stato silenzio (anche se un silenzio non ignaro). Oggi, invece, la tentazione fem- minista serpeggia fra i ranghi or dinati del più grande partito ope- raio italiano. Almeno un morso alla mela femminista il Pci glie- lo ha dato: e lo si è visto qual- che sera fa, quando nella sezio- ne Campitelli di Roma questi con- cetti venivano palleggiati - a volte con una disinvoltura die- tro cui si avvertiva, se non la milizia, certo la consuetudine coi gruppi del movimento di libera- zione femminile, altre volte con una trepidazione che tradiva in sieme, fame e timore per un pa ne che, forse, da se stessi ci si inibiva da un centinaio di don- ne (quasi tutte ragazze) e da una cinquantina di uomini (molti gio- vani). Era un cattivo > di dieci sezioni di Roma-centro (Traste vere, Campitelli, Celio, Monti, Centro, Campo Marzio, Esquilino, Testaccio, Macao, San Saba): si è discusso, con Carla Ravaioli, del suo libro La questione femmi nile / intervista col Pci edito da Bompiani (pag. 221, lire 3.500: la prima edizione, 7.000 copie, è già esaurita). Il libro che in questa pagina Ida Magli ha già recensito il 29 dicembre 1976) si compone di no- ve interviste con altrettanti di- rigenti comunisti (Giorgio Napo- litano, Aldo Tortorella, Luciano Gruppi, Giovanni Berlinguer, Giuseppe Chiarante, Gerardo Chiaramonte, Ugo Pecchioli, Adriana Seroni e, a conclusione, Enrico Berlinguer) sulla questio- ne femminile rivisitata, appunto, alla luce del neo-femminismo. «Perché, sulla questione donna, non hai intervistato più donne?> è stata una delle prime domande. «Non mi sono rivolta a "perso- ne", ma a "funzioni", ha ri- sposto l'autrice. «Ogni personag- gio del libro è incaricato, nel par. tito, di una sezione di lavoro. Non è colpa mia se sono tutti maschi, eccetto la responsabile della se- zione femmniile Risatine di consenso (accompa- gnate da interventi che aperta mente denunciano il maschili- smo > del partito) corrono per quest'assemblea policroma, tan- to diversa, nel vestire e negli at- teggiamenti (sciarpe, ponchos, borse di velluto a strisce, sabots, calze colorate, permanenti) dalla vecchia, rigida immagine della donna comunista in vestito a giacca, dura e grigia, e fiera del- la sua durezza e del suo grigio- re, la corazza con cui aveva su- perato quella che allora veniva sentita come la inferiorità > femminile. sabato 5 febbraio 1977 la Repubblica A Roma dieci sezioni comuniste hanno discusso il libro di Carla Ravaioli sul ruolo delle donne e il Pci Compagno, vuoi mordere la mela femminista? di LAURA LILLI E' irreversibile, e stasera si ve. de: nei temi e nei modi di porsi il femminismo sta entrando nel partito. Ma non inavvertitamen te: molti interventi sottolineano, insieme ai punti d'incontro (reali o per ora solo desiderati) le dif- ferenze. Lo fa, per esempio, nel- la sua relazione introduttiva, Marzia Miele, 27 anni, insegnan- te di filosofia, responsabile fem- minile della sezione Trastevere. In certi gruppi femministi, dice, esiste il pericolo di una indiscri minata esaltazione dei cosiddetti < valori femminili », che posso- no poi riportare la donna nel suo ghetto: ricreando ad esempio una mistica della maternità; negan- do il linguaggio tradizionale e la logica come "maschili" in nome dell'emotività, appunto "femmi- nile", e, in conclusione, facendo correre alle donne il rischio di un ripiegamento su se stesse, in una dimensione solo esistenziale, che rifiuti il confronto col mondo esterno Ci sono altri distinguo > di cui è impossibile riferire qui per in- tero (l'attivo è durato più di quat- tro ore): ma nemmeno poi tanto numerosi quanto ci si sarebbe po- tuto aspettare. Senza dubbio il Pci, come maggiore partito ope- raio, è l'interlocutore giusto de femminismo > ha detto Pasquali- na Napolitano, della federazione di Roma; ma certo noi non pen-t siamo che la classe ba essere delegata a risolveret tutti i problemi della società. Molte tematiche emergono da un confronto corretto fra diversi. Sono numerosi i gruppi femmini- sti che oggi danno importanza al problema dell'occupazione --no- stro vecchio cavallo di battaglia si Quanto a noi, su certi temi ab biamo fatto delle autocritiche. Per esempio sulla famiglia: in cui sempre più si vede che strut- tura e sovrastruttura sono anno date, non c'è un prima e un pois. « Il femminismo è un vero mo- vimento di massa, e lo conoscia- mo in modo grossolano > dice Se- rena. E Daniela: «Abbiamo sen. tito uno scarto fra le teorie e la pratica del partito. Non è solo un ritardo. E' più pericoloso: è mancanza di sensibilità di fronte a una grossa realtà storica che veniva fuori e che solo in seguito si è tentato di recuperare ». Ag- giunge Gabriella: «Nel libro, dal le interviste a Luciano Gruppi (« Pubblico e privato », n.d.r.) e a Giovanni Berlinguer (< La riap- propriazione del corpo > n.d.r.) emerge che uno dei contributi del femminismo al Pci è l'aver ri- chiamato il movimento dei lavo- ratori a un obbiettivo che non è sempre presente: vale a dire che il fine ultimo del socialismo è la felicità dell'uomo > Il che, osserva Marzia Miele, può esser detto anche registran- do la marcia di sorpasso - ormai quasi compiuta nel partito - del termine femminista liberazio- ne sulla tradizionale «eman- cipazione », (Su questo binomio, precisamente, Carla Ravaioli im- pernia l'introduzione al suo li- bro). Proprio qui, dice Marzia, < è il nodo del cambiamento, sti- molato dalle femministe, ma av- venuto poi nel Pci in modo pe- di "liberazione va riferito alla culiare. A mio parere il concetto attuale svolta storica del partito rispetto al tema "democrazia e socialismo". L' "emancipazione" è da una dipendenza soprattutto economica. Oggi, esiste un nesso assai più profondo tra i due con Il processo di presa del po- cetti tere da parte delle masse popo- lari non si attua solo attraverso maggiore controllo e distribuzio- e delle ricchezze, ma con la pos- sibilità di incidere: non solo nel dire "come" produrre, ma "co- sa" e "perché" produrre. In sen- so comunista, la strada della "liberazione" cammina oltre l' emancipazione da un ruolo su- balterno, verso la partecipazione a tutti i livelli. Ciò implica un mutamento, culturale enorme ». Anche se con cautela, il Pei ha aperto ufficialmente al femminismo un anno fa col di scorso tenuto da Gerardo Chia- romonte, a conclusione della VI conferenza delle donne comuni- ste di Milano. Ma questo sul pia- no nazionale. Dietro, nelle realtà locali, la marcia ha avuto anda- menti diversi, a volte tortuosi, a volte anche dolorosi. Molto effet- to fece ad esempio alla federa- zione di Roma, l'anno scorso, un "attivo" con Paolo Bufalini sul- l'aborto, durante il quale Chiara Ingrao (figlia del presidente del la Camera) intervenne, a lungo, sui sentimenti ». Daniela ricor da: «Quell'attivo fu forse il mo mento di maggiore disaggrega- zione tra le compagne e il verti ce del partito. In molte ci senti vamo in contraddizione per esse- re al tempo stesso donne e mem- bri di un partito che cura gli in- teressi della società >. Serrati, a fiotti, sgorgano temi e problemi. Dall'« essere donna nel Pci > (le commissioni femmi- nili sono spesso dei ghetti, dice Pasqualina Napolitano alla doppia militanza », all'esigenza, che molti sentono, di rovesciare o almeno integrare la metodolo- gia del lavoro politico. In molte sezioni le donne vogliono trovare un modo diverso, meno ufficiale e burocratico, di stare insieme. In una, addirittura (lo dice Car la Ravaioli e l'assemblea lo con- ferma), è sorta la pratica dei <gruppi d'autocoscienza> (ma- schili e femminili insieme). Si parla molto del progetto > e della proposta di Berlinguer di utilizzare la crisi perché la so- cietà faccia un salto di vita qua litativo. In questo», dice Sere- na, <alle donne comuniste spetta una parte di grande importanza. non per fare le prime della clas- se, ma proprio perché il femmi- nismo non venga solo recuperato in senso strumentale. le donne si inseriscano nei discorsi sull' economia, gli uomini si occupino di asili nido. così si cambia qua- litativamente, politicamente, cul- turalmente. le donne non c'era- no al recente convegno economi co del cespe. e all'eliseo, al di- battito fra gli intellettuali, era- vamo poche e sparute, era pe- sante». e' tardi, l'assemblea volge al termine. ma più delle conclusioni ufficiali della presidenza, ci sem- brano significativi gli interventi che non a caso in chiusura pro nunciano due uomini, dice son nino: «nel partito noi maschi ab- biamo assunto il problema fem- minile in una chiave solo ridut- tivamente "politica": con le don ne bisognava fare i conti, era un rapporto tra forze. occorre inve. ce recuperare una concezione della politica più ampia, che con tenga anche quella di breve pe- riodo, e che d'altronde è sempre stata nostra: dal momento che esprimiamo il progetto di un' umanità socialmente nuova, che deve ritrovare l'universalità dei rapporti umani e la dimensione privata. non è casuale che il femminismo sia emerso ora> E Tullio: «E' preoccupante, pe- rò, che si sia lasciato passare tanto tempo - almeno tre anni - prima di discuterne a livello di sezione. Il femminismo - come il movimento studentesco e in ge- nerale quello giovanile ha tempi suoi particolari. Io mi chie- do: c'è in poi un certo paterna- lismo? Pensiamo forse: "lascia- moli scornare, cosi intanto cre- scono?". Se è cosi, sbagliamo. E penso che un eventuale riflusso del femminismo sarebbe, per il Pci, una vera sconfitta >>
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