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Rassegna stampa, Oggetto 394

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

  • Titolo: Rassegna stampa, Oggetto 394
  • Creatore: Lonzi Marta
  • Data di creazione: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Trascrizione:
    Primopiano Il bambino che non c'è HI SONO i bambini italiani? E quale rapporto intrat- tiene con loro la televisio- dell'annosa questione se guardare troppo la tv faccia bene o male al bambini (però, dati alla mano, fa giustizia del luogo comune che li vuole utenti massimi. In realtà non è vero, sono utenti medi anche se più costanti degli adulti). Indaga invece, con zelo e passione degni di una miss Marple, sulla rappresentazione che ne dà la televisione. La ricerca, svolta tra il 20 e il 26 febbraio del 1990, analizza la presenza e il ruolo dei bambini in televisione durante tutto l'arco della giornata, esami- nando dieci reti televisive: Raiuno, Raidue, Raitre, Rete 4, Canale 5. Ita- MARINA D'AMATO INFANZIA E PREGIUDIZIO NUOVA ER 216 PAGINE, 25.000 LIRE lia I, Odeon Tv, Tmc, Italia 7. Junior Tv. Ne risulta che i bambini sono protagonisti in te levisione principal mente grazie agli spot pubblicitari, e solo secondariamente attraverso i programmi. Però, men tre gli spot offrono alla fruizione del- lo spettatore bambini "veri" che mangiano, giocano, corrono, parla- no, insomma fanno il loro mestiere di bambinis, i programmi rimanda no perlopiù l'immagine di un'infan- zia che subisce violenza, che viene abbandonata, contese. In breve, la Un interessante studio di Marina D'Amato sull'infanzia protagonista del mondo della televisione DI IVANA ZOMPARELLI rappresentazione dell'infanzia, dei soprusi e dello sgomento. Nell'ecce zionalità del caso non generalizza bile, i bambini che vediamo sareb- bero quindi "finti", quantomeno non aderenti alla maggioranza. E sebbene pubblicità e programmi sia- no rappresentazioni di un quotidia- no metastorico che ha poco a che vedere con la realtà, tuttavia è l'im- magine degli spot quella che più so- miglia a un bambino reale. E come nella metafora del film Chi e Harry Kellerman e perché parla male di me?, dove si viene a scoprire che il nemico del protagonista (Du- stin Hoffman) è proprio il protagoni- sta medesimo, nel mondo della tv accorgiamo che ciò che seduce gli adulti nell'immagine del bambino che vediamo negli spot non è la fan- tasia creativa di un bambino vero ma l'immagine ristoratrice in una vita deformata da ritmi e stresse di un bambino felice in cui si identifi cherebbe il proprio io-infantile or mai disperso e irritrovabile. Ciò che Clara Sereni IL GIOCO DEI REGNI attrae e convince e quindi nient'altro che un'immagine vagheggiata di se stessi. Nel prezioso lavoro di indagine di Marina D'Amato, sulle tracce del te lebambino, la poetica televisiva vie- ne smontata in ogni sua parte, per essere messa a confronto con la realtà. Al contrario dei bambini degli spot che nella settimana considerata dalla ricerca sono 3179, e di quelli che appaiono nel programmi che so- no invece 588, i bambini italiani so no nove milioni seicentoventimila settanta, esattamente un sesto della popolazione. E, al contrario di quelli televisivi, non si vedono. L'infanzia in quanto categoria sociale, "condi- lità espressive, è praticamente invisi- bile, tanto da non essere nemmeno presa in considerazione come ogget- to di studio se non nel rapporto con le istituzioni, l'ambiente, la famiglia. Categoria di transizione, universo a- specifico che trova identità solo in rapporto con quello adulto. Ciò che e viene esibita socialmente non è l'at tenzione all'infanzia, ma una perver- sa vocazione puerocentrica che la cultura postmoderna, lungi dal di smettere, semmai amplifica attra- verso le suggestioni di un adulto "in- fantilizzato" e di un infante "adulti zato È a quest'infanzia invisibile che Marina D'Amato conferisce identità, dotandola di un contesto, rintrac ciandone la consistenza numerica (fino a quest'anno nemmeno l'Istat, l'istituto più grande e autorevole che nel nostro paese si occupa di "misu- razioni statistiche", prendeva in con- siderazione l'infanzia come catego- ria autonoma), analizzando natalità, mortalità, presenza nelle regioni, ne- gli asili nido, nelle scuole, nello sport, nella lettura (Gli adulti la- mentano che i bambini leggono po co ma, a guardare i dati, si scopre che probabilmente non fanno altro che proiettare sul mondo infantile una colpa che riguarda semmai pro- prio loro. I bambini leggono, e in media leggono molto più della me- dia stessa), nella televisione, e, in rap porto all'uso del dialetto, della lin gua italiana e di quella straniera, al pericolo sempre in agguato fuori e dentro di sé, alle malattie. Ne emer- ge un ritratto quantificato, un Chie? dei bambini italiani nella loro nor- malità. Una lettura avvincente e uno strumento indispensabile. NARRATORI GIUNTI Clara Sereni IL GIOCO DEI REGNI Passioni e ideali di questo secolo nel romanzo di una famiglia straordinaria.
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