Una vita in versi
di Pietro Bonfiglioli
GIOVANNI PASCOLI, Poesie fami-
gliari, a cura di Cesare Garboli,
Mondadori, Milano 1985. Pp.
XXXVIII-342. Lit. 20.000
Il frontespizio tradisce la realtà e
la qualità dell'opera, nella quale le
poesie cosiddette famigliari del Pa
scoli comprendono, a star larghi,
non più di una quarantina di pagine
(su 380) e sono dunque da conside
tarsi citazioni all'interno di un di
scorso di cui autore e responsabile è
interamente Cesare Garboli. Non è
questa l'unica difformità di un libro
che, sotto molti aspetti, straordi
natio: elegante e incongruo, eccessi
vo, ignaro di equilibri e calcoli, ge-
nerosamente traboccante; un libro
che muove da un "microschedario"
immanc cscorre fortuitamente
dall'interpretazione della poesia al
facconto di un'esistenza contorta;
sempre sul 'crinale della legalitai
(p. XIV). "fuorilegge" (p. 175), ti-
spettoso di tutte le istituzioni lette
rarie ed estranco a ciascuna, così co-
me è abnorme e arbitrario il titolo
stesso che attribuisce al Pascoli, in
una collana di classici, un volume di
Poesie famigliari
Oggi, si sa, la critica letteraria non
è più la sede del ragionamento intel
lettuale: è accademica o giornalisti-
ca, tecnicizzata o pubblicitaria, in-
somma corporativa. Garboli può fre-
quentare ambedue le corporazioni
senza appartenere a nessuna. Il suo
Libro ne e una prova. Utopico, vale a
dire privo di un'attesa a cui rispon-
dere, sciolto da ogni servizio o fun-
zione, può apparire divagante e nel
lo stesso tempo rigoroso, filologica-
mente catafratto, cosi attaccato alla
preda da stringerla in ogni momento
entro giti di falco larghi e implacabi-
li: magari anche poco innovativo
(ma non sono rare le novità offerte
agli specialisti), perfino ossequiente
alla tradizione critica, alla malattia
depressiva e piccolo borghese del
pascolismo ("le tradizioni non han
no quasi mai torto", p. XXIV) tut-
tavia capace di portare la tradizione
a confrontarsi con il suo stesso rimos.
so e di aprire sotto al luogo comune
una insaputa profondità. Alludo al
viluppo storico-biologico in cui si
confondono il protofascismo del Pa.
scoli come esperienza intima"
("uno dei motivi che stanno alla ba-
se di questo libro va ricercato
nell'interesse verso la straordinaria
purezza del fascismo pascoliano". p.
XXXIV) e quella funesta maledizio
ne nazionale che è la famiglia. Gar-
boli insiste sul groviglio nel nidoo
tana", che il Pascoli non ha il co.
raggio di sciogliere, cosi come non
troverà mai il coraggio di leggere nei
suoi stessi versi, intento a deviare
nella poesia il maleficio e l'incubo
della vita, il suo destino di orfano
bloccato nella crescita, vedovo puta
tivo di un fantasma, la sorella Ida.
amata di un amore drammatico, in-
consapevolmente incestuoso, e pa-
dre sostituto di un altro fantasma, la
sorella Maria che, rovesciando il rap-
porto, riversa sul padre fratello un
amore altrettanto candido e perver-
L'interesse primario di Garbolire
sta quello da lui confessato nell'av.
vertenza a una raccolta di sarri del
'69. La stanze separata: "Più dei li
bri mi hanno interessato le persone.
Più della letteratura, tutto quello
che la letteratura nasconde e rivela":
niente è più sacro di ciò che non c
stato ancora redento dallo stile", di
SD.
ciò che sembra ancora in gara con la
vita. Coerentemente può ora confer-
mare la sua attenzione non tanto
all'energia che, nella poesia pasco
liana, si è trasformata in lavoro
quanto piuttosto all'energia che,
per produrre questo lavoro, è andata
perduta" (p. XXIV). Per una simile
ermeneutica del non detto - già
sperimentata da Garboli sul Leopar
di e su Moliere - i documenti pa
scoliani più intensi diventano le
"poesie rubate al vissuto", i pezzi di
vero truccato, i biglietti di frontie.
ra tra la forma e la vita (p. XVIII).
questa condizione ambigua ap-
partengono i versi antologizzati e
commentati, distinti in tre gruppi,
che corrispondono ad altrettanti mo.
menti traumatici nell'arco di un'esi
A
N. 9
stenza scandita dalla coazione a ripe-
tere: 1) un gruppo di "famigliari"
pubblicate da Maria tra le Varie, più
un frammento inedito, che assecon-
dano la ricostruzione del 'nido tra
Massa e Livamo nella forma rimossa
e castrante dell'amore a tre: "un de
cennio di amori invissuti che ha pro-
dotto e fatto esistere" il Pascoli di
Myricae (p. 164); 2) il ciclo del Ri
forno Sex Manno che conclude
canti di Castelvecchio e che, pur
comprendendo alcune fra le più alte
riuscite del Pascoli, risponde con i
versi posteriori al '95 - ''anno ter
ribile del tradimento dell'Ida
transfuga dal nido - a un bisogno
compensatorio e disperato di autoce-
lebrazione nell'immagine nazionale
e sacrificale del poeta consolatore
(troviamo qui le prove più innovati-
ve della sorvegliatissima filologia che
consente a Garboli, in base al "carta-
me' dell'archivio di Castelvecchio,
di stabilire in modo definitivo e sor-
prendente lo sviluppo ideologico del
ciclo, chiarendo il mistero tutt'altro
che futile per cui il poeta avverte
all'alba un improbabile gracidare di
rane nella lirica omonima di apertu-
ra); 3) il ciclo delle ballate funere
che porta il titolo di Diario aut
le, composto a quattro mani con la
sorella Maria e collocato in appendi-
ce agli stessi Canti di Castelvecchio
nella tarda edizione del 1910: una
sorta di ripostiglio privato in cui, ri-
spetto ai cartoni neogotici e rubbia-
neschi delle canzoni di re Enzio,
domina una attediata e sedata ac-
quiescenza ai vecchi traumi fami-
gliari ommai immersi nella nebbia
del nulla.
E il metoda? La scienza della let
teratura in quanto teoria retorica del
significante è estranea alla curiosità
della vita. Già nella citata avverten-
AA.VV.. Giovanni Pascoli, poesia e poetica,
Ani del Convegno di studi pascolini, San
Mauro aprile 1982, Maggioli, Rimini 1984,
Pp. 189. Lit. 28.000:
AA. VV., Corrado Goroni, Asti delle giorna-
te di studio, Ferrara maggio 1983, Cappelli
Bologna 1984, pp. 411, Lit. 25.000
pag. 9
Pascoli fra cigni e oche
di Giorgio Ficara
Cadere o esser caduto, discendere o ascen-
dere, cadere sempre salendo: la preoccupante
e pascoliana disposizione (di bolidi asteroidi
aguile) J non sapere dove si andrà a parare
con il proprio volo a forie molto simile, molto
vicina all'insidiona waghezza del nostro (di
noi moderni) destino individuale? Una volta
accertato, anzi, con Barber Squarotti (Il fan
ciullino e la poetica pascoliana) che quella del
fanciullino e una retorica della meraviglia
non del sentimento o del pathos, si potrebbe
istituire una correlazione di strella
fra il Pa-
scoli e la modernità. Il discorso di Barberi sul
la scomparsa dell'io come soggetto e oggetto
della scena della poesia, NON HOWO in gene-
tale per Pascoli, & pero molto efficace nel re.
pertorio, e nel commento, dei testi prodotti
A questo proposito si veda il saggio di
Gian Luigi Beccaria su Polivalenza e dissol-
venza nel linguaggio poetico pascoliano in
cui lo studioso illustra la "soprendente mo-
dernita" di certi risultati espressivi a partire
dal mono, dell'euforizzamento delle paro
le e dell'associazione fonica come in OW-
mento e mulazione del significato.
Certo, questa disposizione alla labilita,
perdere un po' se stessi come soggetti e test-
moni della propria opers, sarà por molto alti
w nelle poetiche del Novecento. Ma ci chie-
diamo: il ricupero e la definizione di un Pa
za alla Stanzs separate Garboli iro-
nizzava sulla letteratura come
scienza esatta con i suoi principi, le
sue deduzioni, i suoi commi, i suoi
0.0, 0.1, 1.1.1.2...". Una sorta di
pascolismo paradossale lo spinge ora
verso la cosa che è prima della lingua
c può essere pronunciata solo da una
lingua che non si sa". Più che un
metodo, il suo è un rapporto irra
zionale di intimita', un'arte della
spia, un bisogno di conoscenza che
comporta il rischio della immedesi-
mazione, di diventare Pascoli" (p.
XXVI). Certo non si potrebbe esplo-
rare l'ipocrisia oggettiva e appassio-
nata di una vita in versi senza la gui-
da di Freud. Grazie a una tale guida
Garboli può parlare, per il Pascoli,
scoli moderno non può forse essere discussa ſe
discutibile), se consideriamo quel tanto di
patetico di melodrammatico che nella poe-
sia pascoliana? La petite musique" di Pascoli
è pia in wa lacrima, in un effetto di lacrime,
IN #sospiro Puccinino (Puccini e Pascoli fw-
TONO apricinati da Sanguineti, in un antico
discorso, ristampato on negli Atti) che non
In un soggetto decentrato, o latitante. Ma
questa liturgia del pianto – conclude San-
guineti - fu pure la sola forma di percezione
del sacro e di sentimento del tempo, sincera
mente interiorizzata e autenticamente parte-
cipabile, che i nostri padri abbiano saputo
trasmetterci"
Di Sanguineti si legge specialmente il sag-
gio su Govoni tra liberty e crepuscolarismo,
Contenuto negli Atti di Ferrara: il povero C
gno di Loengrino, caro alla mu govoniana è
Commentato e blandito con particolare tene-
rezza da Sanguineti, nella sua metamorfosi in
Oca qualunque
D'altra parte l'ostilina, anche altrowe aper:
tamente dichiarata de Sanguineti verso il
poetese", sembra proware qui, in questa rico
gnizione govoniana, in questo autant fra G
gnie Oche, ww buon terreno per nutrits:
In particolare qui a Goponi ("Doganiere
della nostra poesia") e al suo mondo Sangui
neti riconosce, fra le altre, una qualità che è
SMA N anche del protomontale goxoniano,
per esempio: quella di aver innalzato "bucce
di aranci gialli di limoni, e insalate e legumi
produttivi, contro bussi o bossi, contro liga
Str & canti, e mi contro allori, ma di averlo
fatto un po' a malincuore, se non addirittura
strappandosi i capelli"
non del tutto persuasivamente, di
sublimazione perversa" (la subli-
mazione non è sempre riuscita?). Ma
il freudismo è più che un metodo,
una componente necessaria del mo-
derno. Non attribuirei a Garboli un
metodo psicanalitico, che tra l'altro
non potrebbe non cadere sotto il
predominio scientista e lacaniano
del significante. Parlerei piuttosto,
almeno come tendenza, di una er
meacutica ontologica, attenta alle
tappe di un destino insieme indivi
duale ed epocale. Spexxata la prigio
nia delle strutture e dei metodologi.
smi autodimostrativi, la critica torna
ad essere per Garboli - ovviamente
in forma antidealistica e antideolo-
gica - quella che fu per i romantici:
storia, narrazione essendo la vita
del Pascoli, tecnicamente, un ro-
manzo di cui esistono tracce e fram-
menti in poesia". p. 317). Il destino
personale e la malattia storica, fami-
lismo e procofascismo, rivelano sotto
l'aspetto descrittivo la cosa pascolia.
na che l'interpretazione tende a
sciogliere in racconto.
Il racconto, che occupa quasi la
metà del libro, è rappresentato da
una minuziosa Cronologia a sequen-
za annalistica, nutrita di una vasta
messe di documenti, in parte inediti
o poco noti, comunque collazionati
con gli originali d'archivio. Malgra-
do la modestia del sedicente "crono-
grafo' e l'ossimoro del "microsche-
datio gigante' si tratta di un'auten-
tica biografia, necessaria integrazio-
ne delle benemerite ma apologeti-
che biografie pubblicate da Maria
Pascoli e dal Blagini. Tuttavia nep.
pure in questo caso il lavoro di Gar.
boli si attiene alle regole del genere.
Le viscere del Pascoli proliferano in
ogni direzione, la cronologia che si
fa biografia diventa un cantiere in
trasformazione che ingloba perpe
tuamente materiali eterogenei si
muta in un romanzo freudiano, nel
racconto di un destino, nello stesso
tempo genera dal proprio seno con
signorile dovizia preziose analisi lin.
guistiche e interpretazioni critiche
(particolarmente felici e idealmente
estrapolabili le pagine sull'imbro-
glio simbolico esistenziale dei sugri
pascoliani su Dante).
Senza dubbio il passaggio da
un'esistenza traumatica e traumatiz-
zata all'officina di Myricae, affinc
alle contemporanee officine del
grande simbolismo europeo, conti-
nu a restare largamente problema.
tico; ma l'ermeneutica di Garboli
getta un ponte che riduce le distanze
a un diaframma traslucido.
Sono usciti i primi due volumi della sezione LE BIOGRAFIE del
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