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Rassegna stampa, Oggetto 87

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

  • Title: Rassegna stampa, Oggetto 87
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Transcript:
    Perchè questo è il tratto saliente, memorabile, della sua vi- cenda e conclusiva; di essere anzitutto ritornato nel giu. no scena politica col del Cam- incapace di quegli stessi più volgari accorgimenti che ai meri profittatori non difettano mai. pidoglio, discorso che era stato richiesto, non imposto da Scor- za, quando già la dissoluzione interna del fascismo era in atto, manifesta, e imposizioni a uomini come Gentile non erano neppure immaginabili: una richiesta che l'ultimo opportunista avrebbe declinato senza pensarci su due volte, riconoscendola intempestiva e tanto inutile quanto rischiosa, e alla quale inve- ce lui, Gentile, si presto volentieri. E non perche l'obbligasse una disciplina intima, o la fede del fascismo, ma per un calco lo, e cioè un errore di giudizio sulla situazione di quel momen- to enorme e quasi incredibile. Il suo ottimismo e opportuni smo sistematico infatti lo portavano ad illudersi che ancora la partita fosse da giocare, che la guerra non fosse, come tutti or mai vedevano chiaramente, decisa; inoltre, e questo è il punto, s'illudeva che stesse per giungere, per tornare anzi, e magari fosse tornato già il momento suo, di richiamare tutti gli italiani alla concordia di fronte allo straniero, tutti i cosiddetti italiani di buon senso e buona volontà, esclusi cioè soltanto i pochi fa cinorosi e faziosi irreducibili, che, del resto, che peso avevano mai avuto? Un bell'abbraccio insomma del fascismo con le for ze dell'ordine e della tradizione, con la monarchia e la chiesa e la destra storica e l'esercito e il Piave e Vittorio Veneto, al di là di ogni malinteso, proprio come nel 1922. Incredibile ma vero, questo era il calcolo e il proposito di Gentile, dell'uomo alieno da ogni rigidezza dogmatica, assuefatto a prendere le cose per il loro verso, realista insomma tanto da non aver nulla compre- so della realtà nuova che gli stava di fronte, enorme: nonché vi- sibile, schiacciante. La realtà era, come è d'una guerra non più soltanto di na- zioni e di impeti, di irredentismi e di necessità economiche, ma insieme religiosa e civile, guerra rivoluzionaria. E in Italia, dove pure si era, e in parte ancora si è, lontani da un attivo e ampiamente diffuso fermento rivoluzionario, questa realtà della guerra cta per contro evidentissima più che in ogni altro paese: che cioe il fascismo nella sua corruzione e consunzione aveva finito col recidere ed esaurire anche le fibre tenaci del na- zionalismo (onde la disorganizzazione e l'inefficienza delle forze armate: organizzazione tecnica non si dà, senza un mito o una le, come in Russia) e col proporre alla nazione come la posta vera e decisiva della lotta la conservazione o meno di esso fascismo (onde, per il discredito di questo, la ripugnanza in- vincibile a una vittoria cosi condizionata, e, data l'immaturità tivoluzionaria prevalente, il ripiego d'una inerte rassegnata at- tesa degli eventi con una accentuata simpatia per le forze cosid. dette nemiche e una avversione per i cosiddetti alleati, crescen- te quanto più probabile e poi certa appariva la loro inferiorita). Se c'era insomma paese in cui l'embrassons-nous e l'union Sacrée fossero nello scorso giugno, nonchè irrealizzabili, incon- 1944) s'imbarchino con lui contro corrente, vadano con lui nell'abisso, gestendo e vociando quasi muovessero a una glo- riosa gesta. Era in questa figurazione ultima di Gentile una meschinità rivoltante a confronto dell'originaria statura dell'uomo, come per l'appunto del giocatore abbandonato dalla sorte e ostinato al gioco e alla speranza del successo. Nel quale non è la rinuncia del suicida che, per quanto ingiustifica- decisione sofferta e suscita pietà e non esclude grandezza. Altra è stata la fine di Gentic Scparato e suo malgra- la morte gli è stata propizia, lo do, lo ha comunque involto finalmente in quella realtà di cruc- ci e di sangue, in questa orrenda ma necessaria, espiatrice tra- gedia dell'Italia, che dalla vila presuntuosa del suo passato ap- pena risorge, ma pur sorge, a un avvenire di uomini liberi, re- sponsabilmente e pensatamente operosi. Carol Botri (Nuovi Quaderni di Giustizia e libertà, n. 1, maggio-gingno pag. 26 L’INDICE DEI LIBRI DEL MESE cepibili, era appunto l'Italia. Ci voleva il realista Gentile per levare in quel tono la sua voce, clamantis in deserto. [...]. Non mancava più a Gentile che il risvegliarsi l'8 set- tembre come da un angoscioso dormiveglia di fronte a quello che per tutti era-divergenze e riserve particolari non contano - la soluzione ovvia, attesa e inevitabile, della crisi italiana. E risvegliarsi una volta di più con l'impulsiva presunzione della propria attitudine a fare e rimediare senza travaglio di dubbi, senza indugio di riflessione e di ricerca. Presunzione tanto più impulsiva quanto più esasperata dagli insuccessi e dalle smen- tite. Come accade al giocatore che rischia tanto più cocciuta mente quanto più la fortuna gli si dimostra avversa, e insiste nel medesimo giuoco, quasi fosse, quella sua coerenza, una consequenzialità logica destinata presto o tardi al successo Ma se di rado la sorte e l'errore sono senza appello, esiste anche un limite, poichè la vita umana non è indefinita, oltre il quale definitiva è la condanna. Gentile che assume la presi- denza dell'Accademia ed è solo a congiungere in Italia un no me per qualche rispetto autorevole e onesto alla brigata spanuta e infame dei superstiti fascisti, Gentile che sul Corriere della Seras continua imperterrito a predicare la concordia fra le pat- ti, come si trattasse di una divergenza d'opinioni su problemi intern lieve entità, e a un popolo straziato e sfinito racco loro o colui che in vent'anni di gestione dispotica, incontrolla- manda tolleranza, anzi ingenua e riconoscente fiducia per co- ta ha trionfalmente condotto quel popolo a rovina, e nel di- che di pensieri non è più questione, alla volgarità rozza e di- scorso inaugurale di Firenze concede anche nella forma stessa sperata della propaganda fascista, e nel fango di questa vuole intrisa la cultura italiana, questo Gentile ha firmato ormai la sua condanna. Nel volto gli si legge soltanto più la foga anima- le dell'uomo, sordo a ogni monito altrui nonche della sua co- scienza stessa, che di fronte all'evidenza massiccia delle colpe, degli errori commessi in passato, s'affanna a ripeterli e non si N. 9 IN TASCA UN QUOTIDIANO SENZA VERITÁ IN TASCA il manifesto
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