In questo capriccio acquistato dal conte Sanvitale nel 1835 insieme a Capriccio con porta civica e una città veneta (Inv.235) di cui costituisce il pendant il tema romano è più presente anche se si avvertono anche delle reminiscenze venete. La veduta è inquadrata da un portico ad arcate che si eleva in primo piano, secondo un’idea compositiva che Bellotto sperimenta anche in altre opere, certamente ispirato dagli esempi romani di van Wittel e di Marco Ricci. Sempre in primo piano, sotto il portico, a fiancheggiarne l’arcata centrale, sono due piedistalli reggenti, quello di sinistra, un’urna e quello di destra il leone dell’Arsenale veneziano. La prospettiva, articolata su diversi piani, si apre poi ad abbracciare un arco trionfale romano e, sullo sfondo, un paesaggio urbano, dove Bellotto mescola in modo quasi provocatorio Castel Sant’Angelo con un ponte veneziano e ancora elementi veneti – forse la torre padovana di Ezzelino, senz’altro quella della Dogana di Venezia – si insinuano fra la Mole Adriana, le cupole emergenti di San Pietro e la piramide di Caio Cestio.