La sala ospita oggi sessanta icone russe appartenute alla collezione di Duska Avrese, già docente di Letteratura Russa all’Università di Padova.
Le icone, nell’Oriente ortodosso, sono prima di tutto oggetti sacri, venerati nelle chiese e nella devozione domestica; icone di Cristo e della Madre di Dio cominciarono a riempire chiese e abitazioni rivelando con il linguaggio immediato delle immagini i misteri della nuova fede. Si hanno notizie scritte dell’esistenza di importanti icone in Russia a partire dai secoli Decimo e Undicesimo; allievi diligenti dei Greci, gli iconografi russi acquisirono presto una loro autonomia espressiva pur sempre nel rispetto dei sacri e immutabili canoni della Chiesa di Bisanzio.
Non sono presenti le firme degli autori, quasi sempre monaci, per l’idea che essi mettevano le proprie mani a disposizione di Dio, che di loro si serviva per avvicinarsi all’uomo. Il primo pittore di icone russo, secondo tradizione, sarebbe stato Alipij, un monaco vissuto alla fine dell’XI secolo nel monastero Kievo-Pecerskij.
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