La tavola faceva parte di un trittico ora disperso, forse collocato nel duomo di Vercelli. Opera di grande eleganza, concentrazione e finezza esecutiva, da cui traspare l’eco delle esperienze milanesi di Gaudenzio e soprattutto della lezione di Leonardo e di Bramantino. L’ampiezza dell’impianto compositivo, con le figure scorciate dal basso e le ampie pieghe dei manti, si allinea con le opere della maturità di questo grande protagonista del Rinascimento italiano, impegnato a sperimentare una personale via di sintesi tra equilibrio compositivo e naturalezza dei gesti e degli affetti
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