Santa Cecilia, patrona dei musicisti, è rappresentata davanti a un organo, lo strumento che diventò il suo attributo a partire dal Cinqucento. La costruzione del quadro su linee diagonali e la scelta di non ricorrere alla classica posa frontale costituiscono un'eccezione nell'opera del Sassoferrato, così come i particolari della spilla preziosa e della scritta sulla pagina. La fisionomia della santa deriva dalle figure femminili di Guido Reni ma, piuttosto che di una ripresa puntuale, si tratta di una reintepretazione. Giovan battista Salvi, come molti altri artisti del suo tempo, riprendeva opere di pittori del primo Rinascimento o del classicismo bolognese del primo Seicento, apportando modifiche nel formato o nella composizione. Questa risale al 1635 - 1650.