Anche questo dipinto presenta una travagliata storia attributiva: lo si pensò opera di Bernardino Luini, poi addirittura di Leonardo, venne attribuito infine al più indisciplinato e spavaldo dei discepoli di Leonardo, Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaino (nome di origine araba che significherebbe “piccolo diavolo”). La critica più recente non si sbilancia e parla invece di un generico pittore leonardesco del primo quarto del Cinquecento. È indubbio che l’autore si sia ispirato al celebre “Giovanni Battista” del Louvre, sicuramente di Leonardo, anche se vi sono alcune differenze sostanziali: è scomparsa, rispetto all’originale, la croce, e il personaggio, che Leonardo fa risaltare da uno sfondo oscuro, in questo dipinto, oltre ad avere tratti più femminei e quasi vezzosi, è inserito in un paesaggio idilliaco.