La Sala di Psiche, autentica gemma di Palazzo Te, affronta con piglio diretto il tema dell’erotismo. Pareti e soffitto raccontano la favola di Psiche, narrata dall’autore latino Apuleio nel II sec d.C. nella sua opera “Le Metamorfosi”. Dall’iniziale spunto neoplatonico, che interpreta il difficile percorso dell’anima umana verso l’abbraccio con l’amore divino, si passa ad una raffigurazione traboccante di colori e di figure culminante nel festoso banchetto di nozze, in cui tutto il mondo celebra la felice conclusione della novella. Nella grande camera quadrata il tema pittorico è il trionfo della concezione manierista, di cui Giulio diventa l’assoluto campione, riprendendo il tema dalla Loggia raffaellesca della Villa Farnesina a Roma. Dieci anni dopo quegli affreschi, che Michelangelo condannò con astio, Giulio riesce nell’impresa di creare un ambiente totalmente coinvolgente, in cui nessun attore è davvero protagonista, e anzi le due figure principali si perdono nel vortice delle scene.