All’esterno dell’area urbana sorgevano alcuni santuari, in genere in luoghi accomunati dalla presenza di corsi d’acqua o falde acquifere. Secondo un’ipotetica ricostruzione, i pellegrini che giungevano nel santuario iniziavano l’itinerario cultuale e terapeutico con riti di purificazione presso la fontana. Il percorso continuava con offerte di ex-voto nei pozzetti. Il tempio é di stile dorico, suddiviso all’interno in un atrio di ingresso (pronao) preceduto da due colonne e in un vano rettangolare (cella). Negli edifici porticati sui lati ovest e nord del santuario si trovavano ambienti di soggiorno e sale di cura; nel portico di Nord-Ovest é stato individuato il vano chiamato abaton dove si svolgeva il rito dell’incubazione. Tale rituale consisteva nel dormire nell’abaton attendendo, durante il sogno, la visione del dio che suggeriva un rimedio curativo o procurava una guarigione miracolosa. Nello spazio libero tra i diversi edifici si é ipotizzata, a seguito di studi sui pollini prelevati durante gli scavi archeologici, l’esistenza di un boschetto di querce e olivi recentemente piantati a cura del Parco.