Allo scoppio della seconda guerra mondiale Filippo de Pisis rientra in Italia da Parigi, dove risiede fin dal 1925. "Ragazzo seduto" viene realizzato in corrispondenza del suo ritorno e rivela l'importanza di Édouard Manet e Henri Matisse, il cui esempio è visibile nelle atmosfere mosse e vibranti, nei contrasti cromatici accesi e nella "scossa" resa nel personaggio dal trattamento del segno. In questi anni tragici, nella pittura di de Pisis traspare un'urgenza di dipingere quasi sfrenata, enfatizzata dall'inquietudine del periodo bellico e dal presentarsi dei primi sintomi della malattia nervosa che gli sarà fatale e che intensifica le direzioni cupe e rarefatte del suo linguaggio visivo.