La tela - donata da Giulio Navone all’Accademia di San Luca nel1941- era destinata verosimilmente alla famiglia del futuro sposo Giovan Paolo Zappi che descrive le trattative condotte tra il padre Prospero Fontana e il futuro suocero Severo Zappi a metà del febbraio 1577. Lavinia costruisce con una trama di sapienti citazioni, il racconto di sé, attingendo a quelle fonti letterarie che a metà Cinquecento promuovono il nuovo fenomeno della donna artista. Nella iscrizione in latino dichiara la sua identità rispecchiando gli esempi delle mitiche pittrici celebrate da Plinio (Naturalis Historia) e riprese con varianti da Boccaccio (De mulieribus claris).[V. Fortunati]
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