Dopo gli anni di formazione passati tra Roma, Parigi e Londra, dove insegna al
Chelsea College of Arts e lavora per allestimenti teatrali, Cotani inizia, sin dai primi
anni settanta, a condurre la sua personale ricerca sull’azzeramento della pittura
a stretto contatto con le Avanguardie, che frequenta durante i suoi soggiorni
americani. La sua è un’analisi del fare pittura di carattere metalinguistico e concettuale,
che punta la sua attenzione sugli strumenti sintattici quali superficie, colore,
luce e supporto. Così, con il ‘fare pittura’ Cotani non intende solo l’atto del dipingere,
ma il legare pensiero e conoscenza al gesto, alla maniera dei greci.
Qui, le due grandi tele, dipinte a campi monocromi e sapientemente giustapposte,
creano un gioco percettivo di vuoti e di pieni, che strizza l’occhio al minimalismo
americano. Cotani vuole alludere ad una realtà tutta intellettuale di forma nello
spazio, da lui concepito in maniera non architettonica, bensì contenutistica e indagato
nei suoi principi costruttivi. Testo di Michela de Riso