Alexander Brodsky si muove tra arte e architettura, approfondendo il significato e ampliando lo spettro delle atmosfere attraverso le quali una struttura architettonica può afferrare i misteri della condizione umana. La sua abilità è sempre stata quella di conservare l’integrità delle proprie visioni – dalle incisioni alle installazioni, fino alle stesse opere architettoniche – trasformandole in una grande cava da cui estrarre qualità per i nostri ambienti urbani. I suoi progetti sono realizzati con materiali comuni, perfino di scarto: ne sono un esempio la Rotunda fabbricata con porte dismesse, la Nameless Structure costruita con finestre scartate, il 95 Degrees Restaurant realizzato con legno di risulta o il Cloud Café fatto di sacchi di plastica. Il valore della sua proposta, tuttavia, va ben oltre l’atteggiamento “green” o la responsabilità nei confronti dell’ambiente. La potenza della scintilla che Brodsky genera è direttamente proporzionale alla distanza tra la “quasi nullità” del materiale e la “quasi totalità” del significato risultante. Fragile, nascosto, intimo e al tempo stesso potente e suggestivo. Si potrebbe considerare l’opera di Brodsky come l’equivalente edificato di uno dei massimi contributi della letteratura russa all’umanità: la capacità di penetrare e rendere visibile l’animo umano.