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Sicilia, Selinunte: Le Rovine di un Tempio "ingessate" nel cemento

Massimo Berruti2007

MAXXI Museo nazionale delle Arti del XXI secolo

MAXXI Museo nazionale delle Arti del XXI secolo
Roma, Italia

As a frontline photo-reporter Massimo Berruti has worked in many of the world’s “hot spots”. His work focuses on social issues such as poverty, war and immigration, with a particular interest in often mute and ignored marginal territories. In 2007 Berruti participated in the "atlante italiano 007. Rischio paesaggio" by examining illegal construction in Sicily. The sharpness of his black & white images exasperates the condition of abandonment and abuse. The most disturbing element emphasised in Berruti’s work is the indifference toward the exploitation of the landscape: a confrontation between archaeology and unlawful construction reveals an alarming condition that implicates not only our aesthetic sensibility, but our conscience.

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  • Titolo: Sicilia, Selinunte: Le Rovine di un Tempio "ingessate" nel cemento
  • Creatore: Massimo Berruti
  • Durata della vita dell'autore: 1979
  • Nazionalità dell'autore: Italian
  • Luogo di nascita dell'autore: Rome
  • Genere dell'autore: Male
  • Data: 2007
  • Dimensioni reali: w110 x h40 cm
  • Tipo: Photograph: B&W digital print (ink- jet) mounted on Dibond
  • Link esterno: http://maxxisearch.fondazionemaxxi.it/maxxi/collezionifoto/photo/IT-MAXXI-FT0002-0000000620
  • Description (Italian): La fotografia di Massimo Berruti, reporter di frontiera impegnato nei luoghi “caldi” del pianeta, è orientata verso temi di ordine sociale come la povertà, la guerra, l’immigrazione, con una particolare attenzione per i territori al margine, spesso senza voce e senza ascolto. Nel 2007 Berruti ha partecipato al progetto "atlante italiano 007. Rischio paesaggio" con un lavoro sull’abusivismo in Sicilia. La nitidezza del suo bianco e nero esaspera la condizione di abbandono e di abuso evidenziando come, su tutto, ciò che davvero turba è l’indifferenza con cui viene sfruttato il paesaggio: da questo confronto tra archeologia e abusivismo emerge un dato allarmante, che riguarda la condizione della nostra coscienza e non tanto lo stato della nostra sensibilità estetica.
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